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Baudelaire e Jeanne Duval,
la “Venere nera” musa del poeta

5 minuti di lettura

Icona di un’epoca e di un modo di vivere, quello bohémien, Charles Baudelaire (Parigi, 1821- Parigi, 1867) è uno dei poeti più amati e noti di sempre, soprattutto per il suo Les Fleurs du malnel 1857, per cui verrà processato con l’accusa di “offendere la morale pubblica ed il buon costume”.

Tra i temi della poesie di Baudelaire, importantissimo è quello dell’amore, da intendersi come fascinazione per la bellezza e, più in generale, per la vita, che emerge potente nelle diciotto liriche che il poeta dedica all’amata Jeanne Duval (1820-1862).

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La Duval in un ritratto eseguito da Baudelaire www.stilearte.it

Nativa di Haiti, la Duval diventa celebre per le sue doti di ballerina ed attrice, e, ovviamente, per essere stata la musa del “poeta maledetto”. I due si incontrano per la prima volta nel 1842, nel momento in cui Jeanne lascia il paese natale per approdare sulle scene francesi.

Tra i due scocca la passione: il loro è un amore forte, passionale, sentito e per il poeta la Duval è la donna della sua vita, oltre alla madre, con cui Charles ha dei dissapori proprio a causa della suo legame con l’attrice.

 

Ed è per lei, per la Venere nera, Profumo esotico:

«Quando, a occhi chiusi, una calda sera d’autunno,
respiro il profumo del tuo seno ardente,
vedo scorrere rive felici che abbagliano
i fuochi di un sole monotono;
una pigra isola in cui la natura
esprime alberi bizzarri e frutti saporosi,
uomini dal corpo snello e vigoroso
e donne che meravigliano per la franchezza degli occhi.

Guidato dal tuo profumo verso climi che incantano,
vedo un porto pieno d’alberi e di vele
ancora affaticati dall’onda marina,

mentre il profumo dei verdi tamarindi
che circola nell’aria e mi gonfia le narici,
si mescola nella mia anima al canto dei marinai».

Sono sentimenti fortissimi quelli espressi dal poeta, che si lascia inebriare dal profumo del seno di lei e da tutti gli altri odori che lo accompagnano in questa grande sinestesia amorosa.

O, di nuovo, è per Jeanne, la «cara indolente», la poesia Il serpente che danza, nella quale è esaltata la sinuosità dell’amata, che si muove morbida come un rettile durante la sua danza:

«Quando cammini con quella cadenza,
bella d`abbandono,
fai pensare a un serpente che danza
in cima ad un bastone»

Per Charles, che ama Jeanne a vicende alterne per due decadi, la donna rappresenta la bellezza pericolosa e la sensualità implicita nel mistero di una donna che approda in Francia da un mondo esotico sconosciuto e per questo evocativo.

Ritratta da Edouard Manet, amico personale di Baudelaire, nel 1862, la donna appare ormai fiera e ancora prepotentemente carica di eros, nonostante fosse ormai quasi del tutto cieca a causa della sifilide, malattia che l’avrebbe stroncata di lì a poco.

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www.stilearte.it

Bellissima e toccante è, infine, la lettera che il poeta indirizza alla sua amata estratta da Un emisfero nella tua chioma

«Lasciami respirare a lungo, a lungo, l’odore dei tuoi capelli. Affondarvi tutta la faccia, come un assetato nell’acqua di una sorgente, e agitarli con la mano come un fazzoletto odoroso, per scuotere dei ricordi nell’aria. Se tu sapessi tutto quello che vedo! tutto quello che sento! tutto quello che intendo nei tuoi capelli! La mia anima viaggia sul profumo come l’anima degli altri viaggia sulla musica. […] I tuoi capelli contengono tutto un sogno, pieno di vele e di alberature: contengono grandi mari, i cui monsoni mi portano verso climi incantevoli, dove lo spazio è più bello e più profondo, dove l’atmosfera è profumata dai frutti. dalle foglie e dalla pelle umana.[…] Lasciami mordere a lungo le tue trecce pesanti e nere. Quando mordicchio i tuoi capelli elastici e ribelli, mi sembra di mangiare dei ricordi».

 

Giulia Malighetti

23 anni, laureata a pieni voti in Lettere Classiche alla Statale di Milano, amante della grecità antica e moderna spera, un giorno, di poter coronare il suo sogno e di vivere in terra ellenica.

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