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Com’è andato il ritorno di Game of Thrones

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Prima puntata dell’ultima stagione; il portone che si spalanca sulla fine. Ogni intreccio ha portato sino a questo punto, David Benioff e D.B Weiss sanno quanto ampie siano le aspettative e quanto millimetrica debba essere la conclusione. Non si può sbagliare, ma si potrà ancora rischiare? Per confermarsi opera fuori dagli schemi, Game Of Thrones non può permettersi di adagiarsi sulle facili conclusioni, non può accontentare nessuno, nemmeno i fan; dopotutto fu George R. Martin stesso, l’ideatore della mitologia di Westeros, a promettere un finale bitter sweet, un dolce amaro che stiamo aspettando tutti.

Nonostante una fotografia dedita al freddo di Grande Inverno, vero protagonista di questo ritorno, la prima puntata è un caldo abbraccio tra protagonisti riuniti, ritrovati, ricordati. Sono scene facili, campi – contro campi di saluti dai buoni sentimenti, orchestrati con dovizia di particolari, seppur senza carattere alcuno, da David Nutter. Non un nome qualsiasi per questo tanto atteso ritorno. David Benioff e D.B Weiss si sono affidati infatti al maestro degli episodi pilota, il “Mr. Wolf” degli inizi, famoso per essersi occupato di pilot di serie divenute poi famose e longeve. Nutter fa il suo dovere, prendendo spazio tra la neve di un inverno ormai inarrestabile. Qui, con le teste affossate in pellicce pesanti quanto il passato di ognuno, si rincontrano gli Stark. Sono abbracci lunghi, messi in scena con il giusto screen time, ma anche con l’adeguata furbizia di chi mostra saluti come fossero gli ultimi.

A spezzare la magia c’è però lei, la regina dei Draghi, Daenerys Targaryen, l’intruso che rimescola gli intrecci di potere e riporta tutto ad un livello maggiormente politico. Gli estranei sono vicini, serve un’armata, un armistizio, in realtà già formalmente iniziato tra umani, i quali però sembrano incapaci di porre fine ai propri screzi. Interessante come la cosa non venga mostrata solo a livello rappresentativo, da vari Lord e autoproclamatesi Regine, ma anche a livello popolare, con cittadini di Grande Inverno che osservano in tralice l’armata di Dothraki venuti dal Sud: «La gente del Nord non si fida degli stranieri». L’uomo è sempre uomo, non importa quanti Zombie abbia alle calcagne.  

Game of Thrones

Tutto sembra quindi tornare al proprio posto, con mantelli che coprono lo schermo con scenici effetti volé e parole bisbigliate da portici rialzati. Siamo a Westeros, e la guerra, quella vera, si avvicina. La puntata si concentra molto sui volti, ci ricorda con chi, e cosa, abbiamo a che fare, senza però mostrare mai un solo estraneo. I nemici sembrano solo un ombra che si staglia tra i discorsi preoccupati, dividendo chi conosce il pericolo, ma perde tempo, e in questo gruppo poniamo Jon e Daenerys a capofila con una discutibilmente lunga e poco credibile scena di volo alla dragon trainer, e chi non sa quello che lo aspetta e si lega a ciò che conosce, la politica. Troviamo qui Sansa, sempre più stoica Lady di Ghiaccio; «Sei partito come Re per tornare come cosa?», rinfaccia a un Jon Snow visibilmente confuso.

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Dopo i primi convenevoli la puntata rallenta spaventosamente, perdendosi in sguardi intrisi di sottintesi da fiction e lasciandosi guidare da spettatori invitati a coprire i vuoti con montagne di aspettative. Se non si sapesse che mancano solo cinque episodi al gran finale non ci sarebbe ragione di lasciarsi andare al panico, ma il tempo è poco e ogni divagazione, soprattutto quando mal diretta o sostenuta da una CGI scadente, sembra essere un’occasione sprecata. Sappiamo ovviamente che lo show ha sempre riservato sorprese, alternando puntate più o meno movimentate, anche per ragioni di budget, ma se non fosse per quell’ultimo minuto la puntata si sarebbe potuta definire ben sotto le aspettative.

È infatti la gnosi di Jon Snow ad innescare la miccia e a fungere da cliffhanger. L’intreccio politico torna ad una forma dinastica, incentrandosi sul vero cognome del (fu)bastardo. Come si risolverà la cosa, se in un conflitto interno, o in un gioco di potere più silenzioso e subdolo, è tutto da scoprire, ma nel frattempo il freddo avanza da Nord, mentre a Sud Cersei sorseggia vino con lo sguardo di chi ha appena iniziato la partita e già calcola lo scacco. Insomma, Game Of Thrones riprende il proprio ciclo, tra gli alti e bassi di una puntata facilmente dimenticabile, seppur forse inevitabile. Per quanto riguarda le questioni più recenti e discusse, e da molti definite come semplice fanservice, come il rapporto tra Jon e Daenerys, non resta che sperare in una splendidamente calcolata presa in giro dei suoi creatori, i quali con questo primo finale di puntata lasciano intravvedere un ritorno all’inganno, al sangue, al fuoco, insomma; al vero gioco del trono, dove c’è chi vince, ma, soprattutto, c’è chi muore. 

 

 

Alessandro Cavaggioni

Appassionato di storie e parole. Amo il Cinema, da solo e in compagnia, amo il silenzio dopo una proiezione e la confusione di parole che esplode da lì a poche ore.
Un paio d'anni fa ho plasmato un altro me, "Il Paroliere matto". Una realtà di Caos in cui mi tuffo ogni qual volta io voglia esprimere qualcosa, sempre con più domande che risposte. Uno pseudonimo divenuto anche canale YouTube e pagina instagram.

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