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Dario Fo incontra il pubblico alla presentazione dello spettacolo “Storia di Qu”

Storia di Qu, spettacolo in lingua inglese che vede la partecipazione di una compagnia teatrale statunitense e che permette al teatro Occidentale di incontrare la fantasia e il mistero della Cina. Il tutto reso speciale dalla presenza di Dario Fo.

5 minuti di lettura

Nel pomeriggio di giovedì 25 giugno al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano è stato presentato Storia di Qu. Si tratta dell’ultimo testo inedito di Dario Fo e Franca Rame. Lo spettacolo è diretto da Massimo Navone e prodotto dalla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e dalla Scuola di Scenografia dell’Accademia delle Belle Arti di Brera.

Questa sera lo spettacolo andrà in scena presso l’ex-chiesa di San Carpoforo in zona Brera, in lingua inglese, con la partecipazione di una compagnia teatrale statunitense che ha incontrato questo materiale teatrale durante un laboratorio presso l’Accademia dell’Arte di Arezzo, organizzato da Massimo Navone e Michele Bottini, e ne sono derivati momenti di teatro emozionanti. Da lì è nata l’idea di tradurre il testo intero e di mettere in scena una versione in inglese da collaudare con un’anteprima dedicata specialmente al pubblico straniero di Expoincittà.

Dal 30 Giugno fino al 5 Luglio 2015 si potrà assistere alla rappresentazione presso il Piccolo Teatro Studio, il tutto in lingua italiana.

Quasi tutto il repertorio di Fo è andato in scena in tutto il mondo in lingue diverse e anche questo spettacolo potrebbe avere un futuro internazionale. L’ispirazione, fornita da un racconto originale cinese, e la contaminazione tra elementi di teatro e culture popolari diverse sono gli ingredienti di una storia che tocca temi e sentimenti universali, trasformati dall’esplosiva fantasia di Fo in immagini e suoni di immediata presa e comprensione.

Storia di Qu

Trama

Basato su un racconto del poeta e scrittore cinese Lu Xun (1881-1936), noto anche per il suo contributo alla nascita della lingua cinese semplificata, lo spettacolo narra le peripezie di un buffone emarginato combinaguai, molto vicino ai nostri Zanni e Arlecchino, ma capace di agire contro il potere costituito, con la forza eversiva di un fool shakesperiano. Al tempo di Mao Tse Tung, dal 1920 in poi, questo personaggio divenne famoso in tutta la Cina: come ogni buffa figura che si rispetti, ha modi bizzarri e sgangherati sia nel parlare sia nel muoversi, ovviamente sa eseguire movimenti mimici e acrobatici, e parlare con tonalità impossibili.

Come Pulcinella e Ruzzante non ha molta dimestichezza con il lavoro manuale, specie se la fatica si dimostra mal retribuita e pesante. Non è però un cialtrone né un ipocrita: è un candido, che in tutte le occasioni dimostra lealtà e moralità straordinarie.

Il protagonista Michele Bottini (che fu scelto da Ferruccio Soleri come sostituto per il suo indimenticabile Arlecchino) sostiene che, anche recitato in un’altra lingua, lo spettacolo assuma un’impronta internazionale, come gli ideali e i valori da esso trasmessi. L’interpretazione in inglese, inoltre, gli ha permesso di continuare a ri-oggettivare il personaggio che mette in scena, privandosi dell’utilizzo dell’abitudine semantica di ciò che viene detto e offrendogli diversi modi e possibilità di articolare la voce e le parole, poiché è più ritmica di quella in italiano, che invece ha un andamento più melodico.

storia

La figura di Qu

Come anticipato, diversamente dal suo corrispettivo veneziano, Qu è più rabbioso e scontroso verso l’ipocrisia del potere scaltro e furbo, che opprime la classe operaia truffandola, derubandola e spogliandola dell’anima e della coscienza. Presentato in una situazione iniziale come buffone, il personaggio vive un’enorme tragedia mentre intorno a lui il potere, attraverso le sue maschere, falsifica ed ottenebra la verità.

Inoltre, se da un lato Arlecchino è candido, ingenuo e porta con sé una conoscenza popolare quasi ancestrale, scatenando una «malinconia sorridente dell’essere al mondo», il Qu del maestro Fo è un rivoluzionario rabbioso che lotta continuamente contro la realtà, ma finisce sempre per perdere e rielabora nella mentalità popolare la sconfitta, mostrandola come un vittoria. Quando si scontrerà al massimo grado con il mondo, l’elemento razionale si rimescolerà e l’utopia di cui parlava verrà trasformata in malinconia e in senso di struggimento.

Insieme al protagonista, un gruppo di artisti tra attori, acrobati, musicisti e danzatori danno vita a una pièce tragicomica che, attraverso il gioco dell’affabulazione e della contaminazione ironica tra elementi classici e contemporanei, fonde gli ingredienti del teatro popolare occidentale con gli echi di un Cina fantastica, esotica e piena di mistero.

Nicole Erbetti

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Redazione

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