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Death Note: io sono la Giustizia!

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5 minuti di lettura

Tsugumi Ōba e Takeshi Obata attraverso la loro opera, Death Note, vogliono narrare le vicende di  Light Yagami, uno studente delle scuole superiori che trova un quaderno dai poteri soprannaturali chiamato Death Note, gettato sulla Terra dallo shinigami Ryuk. L’oggetto dona all’utilizzatore il potere di uccidere chiunque semplicemente scrivendo il suo nome sul quaderno mentre ci si figura mentalmente il volto. Light intende usare il Death Note per eliminare tutti i criminali e creare un mondo libero dal male, ma i suoi piani sono contrastati dall’intervento di L, un investigatore privato chiamato a indagare sul caso delle misteriose morti dei criminali.

Tramite quest storia, i due mangaka vogliono far riflettere i propri lettori su un tema tanto complesso quanto attuale, incarnandolo nei due personaggi principali dell’opera: la Giustizia.

Light Yagami: la Giustizia Vendicativa

«Vedi Ryuk gli esseri umani sono fatti così: prendi per esempio le assemblee di classe. Non capita mai che si discuta del fatto che sia giusto o meno uccidere i malvagi, ma nel caso se ne parlasse tutti farebbero i santarellini e direbbero: è sbagliato. Certamente è giusto rispondere a quel modo, perché di fronte agli altri si deve per forza dare l’impressione di pensarla così. Ma la verità è una sola: sono tutti dei codardi.»

Grazie a questa breve citazione tratta dall’episodio 2 della versione animata, si può intuire la psicologia che gli autori hanno voluto creare per il personaggio. Light rappresenta a tutti gli effetti quella che viene chiamata la giustizia punitiva. Questo attributo della giustizia, chiamata anche punitiva, è molto presente nelle letture dell’Antico Testamento, dove Dio puniva l’uomo per i peccati e gli errori che commetteva. Gli elementi cristologici sono perennemente presenti all’interno dell’opera e Yagami incarna perfettamente la figura della divinità punitrice, poiché egli si erge al di sopra delle masse per via della sua riconosciuta intelligenza che lo porta a supporre di avere il diritto di giudicare gli altri e di essere l’unico in grado di poter forgiare un nuovo mondo. Ma a differenza di Dio, lui è un uomo e, come tale, ha tutte le fragilità tipiche dei mortali che lo porteranno, ben presto, ad andare contro i principi che si era preposto all’inizio dell’opera. Infatti, dall’uccidere semplicemente i criminali, egli cercherà di eliminare anche tutti coloro che cercheranno di ostacolarlo, diventando a tutti gli effetti ciò che non voleva essere: un assassino.

Il momento culmine della sua follia arriva durante il primo confronto con il suo acerrimo nemico L, dove afferma:

«Io sarei…malvagio? Io sono la Giustizia! Io ho liberato i deboli dal terrore del male! Sono il Dio del nuovo mondo che tutti sognano! E malvagio…è chi si ribella a me!»


L: la Giustizia Legale

Se Light rappresenta la giustizia vendicativa senza freni e prettamente discriminatoria e personale, L è la giustizia nella sua accezione più generica, ovvero l’ordine virtuoso che regola i rapporti umani ed è istituzionalizzata attraverso una codifica che permette di classificare i comportamenti non ammessi in una certa comunità umana. Tuttavia, nonostante il carattere istituzionale che ricopre, essa cerca di incarnare quello che viene definito il senso di giustizia. Questo impegna ogni singolo individuo a tenere nei confronti dei propri simili o gruppi, in situazioni ordinarie o straordinarie di usare criteri di giudizio, e di conseguente comportamento, rispondenti a giustizia nel senso di onestà, correttezza e non lesività del prossimo. È in questo senso che la giustizia diventa una virtù morale, quindi privata e non codificata e istituzionalizzata, che è però di enorme portata assiologica, in base alla quale si osservano regole comportamentali che riguardano sé e gli altri nei doveri e nelle aspettative.

Interessante diviene la contrapposizione dei due protagonisti a partire dal loro aspetto: se Light si presenta come un giovane di bell’aspetto, quasi ad evidenziare il fascino della giustizia punitiva, L si presenta in maniera molto meno attraente, poco curato e con le occhiaie sul volto, quasi ad enfatizzare il sacrifico del personaggio nel difendere i valori fondati sulla giustizia, tanto da renderlo un emarginato i cui unici legami che riesce a creare sono con Watari, suo fido assistente, e con lo stesso Light.

 

Niccolò Manai

Sono un ragazzo di 27 anni, curioso e voglioso di imbarcarmi sempre in nuove avventure. Sono laureato in Filosofia e in Sociologia. Ho una passione irrefrenabile per i videogiochi, fumetti e, ahimè, per la cioccolata.

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