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©Andrea Buzzichelli, fake

Il diorama: l’invenzione di un’illusione sempre attuale

6 minuti di lettura

Nel 2013 Andrea Buzzichelli è a New York al Museo di Storia Naturale e si ritrova, quasi per caso, ad ammirare i diorami davanti ai suoi occhi.

L’ispirazione

È una storia lunga secoli, quella del diorama e del fotografo. Un’attrazione irresistibile di fronte a un prototipo di realtà ricostruito in scala. Ecositemi, paesaggi e scene minuziosamente riprodotti e osservati. Andrea Buzzichelli, fotografo autodidatta nato a Colle Val d’ Elsa nel 1969, inizia a fotografare negli anni ’90 unendo lavoro professionale di fotografo alla propria ricerca personale. La natura, la sua percezione e il rapporto che l’uomo instaura con essa lo portano a spingersi oltre l’immaginario, alle origini della fotografia stessa, tra realtà in miniatura e l’illusione di un panorama reale.

Andrea Buzzichelli
©Andrea Buzzichelli, fake

La storia

La storia del diorama, dal greco «vedere attraverso», nasce con la fotografia stessa. Risale al 1822 la nascita del termine, anno in cui in rue Sanson 4 di Parigi, Louis Daguerre apre il teatro Diorama. All’interno lampade e giochi di percezione. É la nascita di un’illusione e il signor Daguerre è anche l’uomo a cui si deve il nome di dagherrotipo, una delle prime immagine fotografica conosciute al mondo insieme alle eliografie e alla Vista dalla finestra a Le Gras (1826) di Niépce, che rimane la prima immagine permanente mai realizzata nella storia.

Il diorama e la camera oscura nascono dallo stesso bisogno antenato. Nel caso del concetto di diorama dell’habitat è sempre stata una conseguenza naturale di una tradizione antica di usare una forma d’arte (la tassidermia) per insegnare la scienza e la storia naturale. (fonte The Making of a Diorama). Una terza dimensione prima di qualsiasi tecnologia.

Balzac lo definisce la “meraviglia del secolo” nel suo Lettre à sa sœur Laure, 1822. Marcel Duchamp lavora al suo diorama privato Étant donnés per vent’anni, arricchendolo di manuale d’istruzione per poterlo ricomporre.

Andrea Buzzichelli
Ricostruzione diorama-Richard Baquie, Etant Donnes di Duchamp 1991 www.almanart.org
Andrea Buzzichelli
Etant Donnes M.Duchamp

Negli anni, gli studi e l’interesse di artisti e fotografi sui diorami cresce e si moltiplicano. Hiroshi Sugimoto è sicuramente il fotografo che meglio rappresenta questa sfida continua, portata avanti per tutta la sua carriera.

Andrea Buzzichelli
HIROSHI SUGIMOTO Polar Bear 1976

#fake

Il lavoro di Andrea Buzzichelli, dal titolo #fake, è una sorta di omaggio a questa storia secolare? o un modo personale di staccarsi dalla realtà, in cui l’intenzionalità umana vince su tutti i dettagli e preconcetti?

Andrea Buzzichelli
©Andrea Buzzichelli, fake

Incantato dagli scenari ricostruiti tiene per anni il suo progetto nel cassetto e lo mostra al pubblico con il testo introduttivo curato da Steve Bisson, un art director e curatore italo-belga, che lavora principalmente nel campo dell’urbanistica e dell’antropologia visiva. Dalle sue parole si intuisce come l’omaggio e l’artista abbiamo da sempre un legame, anche forzoso, con l’impulso che spinge l’artista stesso ad esprimersi. Devo necessariamente preoccuparmi che ciò possa rappresentare un omaggio a qualcuno? No, ho pensato. Ciò che dovrebbe muovere un fotografo da sempre è la curiosità – sottolinea lo stesso Bisson analizzando il lavoro, attentamente curioso, di Buzzichelli – se vi è qualcosa che strega la fantasia perché limitare la nostra immaginazione. Perché bloccarci davanti alla possibilità che qualcun altro possa aver vissuto un’esperienza intuitiva analoga.

Andrea Buzzichelli
©Andrea Buzzichelli, fake

«La tentazione, di isolare quel desiderio tutto umano di progettare una finzione della realtà nel minimo dettaglio, è forte. Esso è assurdo e paradossale quando pensiamo che la maniacale e indiscreta attenzione scientifica per la natura va di pari passo con la sua stessa distruzione[…]»
Steve Bisson 

Andrea Buzzichelli
©Andrea Buzzichelli, fake

Ciò che colpisce, secondo Bisson, oltre alla qualità delle immagini è il tema, ridondante nel mondo dei fotografi, dallo studio quasi ossessivo di Sugimoto, all’America naturale di Stephen Christopher fino a Joan Fontcuberta e al lavoro nostalgico di Dulce Pinzón.

Andrea Buzzichelli
©Dulce Pinzon, Nostalgia

La curiosità

Insomma, riprendendo ancora il testo e il pensiero di Steve Bisson, la curiosità è un processo. E’ una possibilità, talvolta anche frutto di logiche egocentriche. L’alternativa è continuare a fare ciò di cui non si può fare a meno. E se ciò significa scattare con gli occhi innocenti di un bimbo che non si preoccupa molto dei discorsi da adulti, allora, possiamo restare sereni.

Di sicuro l’invenzione ottocentesca di un’illusione, tra scienza e arte, è sempre attuale e continua a testare la nostra curiosità nei secoli.

Andrea Buzzichelli
©Andrea Buzzichelli, fake

Fausta Riva

Fausta Riva nasce in Brianza nel 1990.
Geografa di formazione(Geography L-6) poi specializzata in fotografia al cfp Bauer.
Oggi collabora con agenzie fotografiche e lavora come freelance nel mondo della comunicazione visiva.
Fausta Riva nasce sognatrice, esploratrice dell’ordinario. Ama le poesie, ama perdersi e lasciarsi ispirare.

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