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L’arte di Paul Klee: l’origine ovvero il non-ancora-nato

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13 minuti di lettura

Paul Klee è l’artista che più di tutti nel Novecento ha saputo interrogare l’origine, ciò che gli antichi greci, per primi in occidente, chiamarono Arché, intendendo con questa parola ciò che sta prima di tutto, sia nel senso del dominare per rango, sia nel senso di essere il principio di tutte le cose, l’inizio.

«Tutta l’arte è un ritorno all’origine, è nell’oscurità, i suoi frammenti vivono sempre nell’artista».

Paul Klee

Tutta la poetica artistica di Klee ha di vista una concezione differente dell’origine, che gli consente di scoprire l’inizio nel suo rapporto essenziale con la novità. Nonostante questi tentativi artistici, però, è noto che nella storia dell’arte è pieno di querelle tra antichi e moderni e, in generale, l’ermeneutica artistica, in quanto primariamente critica d’arte, interpreta e classifica artisti e correnti in base al concetto fossilizzante di epoca. Per cui Antonio Canova (1757-1822) è ritenuto un’artista che in un certo senso torna all’origine greca, poiché riscopre l’antichità originaria della bellezza canonica scoperta (e rappresentata) in una determinata epoca, quella dei Greci e tale riscoperta avviene in un’altra epoca: quella di Canova stesso.

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Ma in questo modo di vedere il tempo storico non c’è traccia di una vera interrogazione dell’origine, vi è solo una imitazione di un modello classico, passato alla storia come appartenente a una certa epoca, quella ellenica.

Origine e movimento

Nella pittura di Klee l’origine è interrogata a partire dal tentativo di mettere a nudo il movimento. Non però nel senso che l’origine sia una sempre nuova messa in ordine del caos. Così si tratterebbe ancora una volta di origine in senso greco.

Il senso dinamico della storia e della temporalità non viene quindi solo ricercato e spiegato per mezzo di rappresentazioni, ma fotografato nel movimento della realtà.

L’origine è per Klee innanzitutto primitiva nel senso di pre-istorica. Tuttavia non nel senso che nella preistoria si sia data a un certo punto l’origine della storia. L’inizio dell’arte per Klee non appartiene a una determinata epoca artistica; questo inizio, per dirla con Heidegger, «é sempre iniziante» e quindi lo si trova presente in molti momenti della storia vera e propria, passata, presente e futura. 

Klee tale inizio lo vede nel dinamismo dell’arte egizia nelle sue fasi dinastiche, soprattutto quella del Periodo Tardo (700 a.C). Ma la presenza dei tratti originari dell’inizio primitivo sono presenti anche nell’arte copta, secondo Klee, così come nell’arte tardo-antica e paleocristiana. Klee insegnò al Staatliches Bauhaus, istituto superiore di istruzione artistica, fondato durante il periodo di forte fermento intellettuale della Repubblica di Weimer, proprio nel 1919 da Walter Gropius.

È qui che Klee impara ad affinare  i virtuosismi di design che caratterizzano i suoi soggetti, spesso lasciati in una forma che a noi appare “preparatoria”. infatti l’innovazione del Bauhau era quella di tentare di riattualizzare il già-morto e riattivarlo come non-ancora-nato (quindi assolutamente nuovo) nel presente.

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Fu proprio Gropius a chiamare Klee come docente il quale vi rimase dal 1921 al 1931 ed è in questi anni che Klee incontra di nuovo Wassily Kandinsky.

L’arte di Paul Klee

L’arte di Paul Klee è un modo di cogliere la realtà e non di rappresentarla agli uomini. Certo un uomo ha sempre occhi per vedere un suo quadro, ma nel momento in cui vediamo una piramide dipinta come se fosse tessuta su un ordito mediorientale, che peraltro appare come una grande tenda posta al centro del deserto (ad Parnassum, 1932) non si può non pensare che l’arte copta incontri in un gran sodalizio la raffinata arte del mosaico bizantino, ammirata da Klee a Ravenna nel 1920.

Paul Klee
archweb.it

Il quadro dà così vita a un nuovo modo di fare pittura: il neodivisionismo,  che  possiamo definire come “tessitura a mosaico policromatica” la quale suggerisce che la ricerca dell’origine conduce a una più vasta e più profonda riflessione sul mondo e sul movimento che lo caratterizza; infatti, quest’ultimo è colto nella sua complessità autentica , solo a partire da un rapporto concreto con gli oggetti, di cui  paradossalmente la poetica artistica di Klee è frutto. 

Nelle parole di Nietzsche : 

 … coltivando con mano attenta ciò che dura fin dall’antichità, egli vuole preservare le condizioni nelle quali è natoper coloro che verranno dopo di lui – e così serve la vita. […] ciò che è piccolo, limitato decrepito e invecchiato riceve la sua propria digfnità e intangibilità dal fatto che l’anima dell’uomo natiquario, la quale custodisce e venera, trapassa in queste cose e vi si prepara un nido familiare …

[F.Nietzsche, Sull’utilità e il danno della storia per la vita. Considerazioni inattuali , II, Adelphi, Milano, 2009, p. 24]

Nell’arte di Klee non c’è un’origine determinata a cui tornare, piuttosto l’origine è avvertita e sentita nel primitivismo dell’uomo che custodisce – ovvero si prende cura – anche di ciò che è invecchiato e come limitato e impotente resta, però, riattivabile nel presente del nostro mondo.

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L’origine è perciò svelata dalla riattivazione del già-morto, qualcosa di simile allo Still Life della fotografia contemporanea, a cui si può dare oggi un forte statuto estetico agli oggetti di uso comune del passato remoto e recente. 

Separation in the evening, 1922 è il quadro che rappresenta il dissolversi del sole nell’orizzonte tra l’alba e il tramonto, la giornata, e quindi tutto il tempo presente di ora in ora che si può dire reale, è un tentativo riuscito di mettere tutta la realtà a nudo sulla tela. Non tutto il rappresentabile, ma tutto il reale.

Infatti mettendo su tela il giorno nella sua interezza Klee simbolicamente ci mostra tutto quanto c’è. Una visione astratta e simbolica della realtà esistente, compresa in base alla temporalità del giorno.

Paul Klee, Walter Benjamin

Il rapporto con la temporalità e con l’origine lega Klee a uno dei massimi pensatori del Novecento: il suo connazionale Walter Benjamin.

Il filosofo berlinese infatti lo cita in uno dei suoi lavori più celebri le postume Tesi di filosofia della storia. In particolare Benjamin cita un suo quadro, Angelus Novus.

Paul Klee
fucinemute.it

Secondo il filosofo quello di Klee è l’angelo della storia, che però viene descritto più che altro da Benjamin stesso come «l’angelo del tempo che osserva il passato e che è sospinto nell’avvenire di spalle dalla tempesta del progresso».

L’origine é questo vortice, dice Benjamin, che l’angelo della storia sembra osservare a bocca aperta quando osserva le macerie del passato che si accumulano ai suoi piedi. Quindi saper riconoscere l’origine iniziale nel tempo è il vero compito della pittura di Klee.

Il già-morto non ancora nato

Andare all’origine dell’arte significa mettere da parte il mero modello astrattista, descrivendo una concretezza, sorta di splendente realismo magico, senza perciò mettere da parte anche il simbolo. Un altro aspetto che lo lega al filosofo è il rapporto col passato in cui si ode una eco della interpretazione lacaniana dell’Antigone di Sofocle.
Mettendo a confronto le due citazioni: «L’anima mia invece da tempo è morta, in modo che può giovar solo ai morti» di Sofocle e «Non appartengo solo a questa vita, perché io vivo bene con i morti, come con i non nati» di Paul Klee.

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Questa esternazione di Klee su se stesso pone l’accento sull’identico rapporto col passato che hanno Klee stesso e Benjamin: il passato è il già morto, ma che si presenzia come non (ancora davvero) nato.

Ecco che l’origine per Klee è allora rintracciabile anche e soprattutto nel presente e nell’avvenire e non solo nelle epoche passate dove comunque si può trovare. Il vortice dell’origine reca con sé dei frammenti che vanno a puntinare il tempo nella sua complessiva estensione, come un mosaico bizantino o un meno ordinato neodivisionismo. 

La mostra al MUDEC: Paul Klee all’origine dell’arte

L’arte è quindi, al solito, la via suprema per giungere ad afferrare davvero la realtà originaria anche quella astratta che dà cognizione dei concetti più complessi, come il tempo e il movimento del mondo.

Non a caso L’origine dell’arte è stato il titolo scelto per la mostra al Mudec di Milano fino al 3 marzo del 2019, così presentata sul sito del Mudec :

La mostra Paul Klee. Alle origini dell’arte, a cura di Michele Dantini e Raffaella Resch, presenta un’ampia selezione di opere di Klee sul tema del primitivismo, con un’originale revisione di questo argomento che in Klee include sia epoche preclassiche dell’arte occidentale (come l’Egitto faraonico), sia epoche sino ad allora considerate barbariche o di decadenza, come l’arte tardo-antica, quella paleocristiana e copta, l’Alto Medioevo; sia infine l’arte africana, oceanica e amerindiana.

La mostra, promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, presenterà un centinaio di opere dell’autore, provenienti da importanti musei e collezioni private europee, e conterà su una consistente collaborazione del Zentrum Paul Klee di Berna.

 


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Lorenzo Pampanini

Classe 1994. Laureato in Scienze Filosofiche all'Università La Sapienza di Roma.

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