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Antoinette Amenanne, 44 anni e i semi del cacao. (©Francesco Zizola)

Le nuove donne del cacao

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Un seme, una polvere, un alimento, ma anche un detergente e igienizzante: la pianta del cacao è ritenuta, fin dalle sue origini, la bevanda degli dèi ma dietro alla sua coltivazione e lavorazione nasconde innumerevoli passaggi delicati, tradizioni mani e sguardi.

Il clima più favorevole alla sua produzione è quello caldo-umido, tipico dei paesi tropicali con temperature, piogge annuali e terreni costanti. Questa compresenza di attitudini ambientali ha fatto sì che la Costa d’Avorio assumesse negli anni il primato mondiale della produzione con circa il 40% della soddisfazione del fabbisogno mondiale.

Il cacao, come accennato all’inizio, non è solamente cioccolato: basata sulla lavorazione dei materiali di scarto di questa pianta, i gusci essiccati delle cabosse (frutti del cacao) vengono trasformati in sapone. Il processo arriva direttamente dalla sapienza e tradizione ivoriana tramandata di generazione in generazione: solitamente prodotto per uso famigliare, in questi anni il sapone nero dell’Africa sta assumendo una valenza sociale.

Dall’anno scorso un’ideazione imprenditoriale tutta italiana è entrata nel cuore della tradizione ivoriana e la produzione di sapone sta diventando da allora un mestiere riconosciuto a tutti gli effetti, retribuito e accessibile a molte donne ivoriane facenti parte delle 18 Cooperative dell’UCAS (l’Unione Cooperative di San Pedro).

Trasformare un antico metodo tradizionale di produzione del sapone in una pratica moderna: il progetto prende vita da un’idea di Solange N’Guessan, donna ivoriana e coraggiosa a capo dell’UCAS, e si realizza nell’incontro con Luigi e Antonella Zaini, titolari della omonima fabbrica di cioccolato italiana, produttrice del cioccolato Emilia da oltre 100 anni.

La nuova produzione di sapone da parte delle nuove donne ivoriane ha un sapore delicato e segna conseguenze positive sia sull’ambiente che sulla salute della comunità: la raccolta dei gusci, di solito lasciati a terra dopo il raccolto, consentirà ai terreni di essere più fertiliil diffondersi di una maggiore igiene personale renderà le malattie epidemiche meno prolifiche, non solo nel villaggio di Medoh, in cui dal 26 settembre 2015 è nata la fabbrica, ma anche in tutta l’area circostante.

Zaini Spa, famoso marchio italiano del cioccolato, ha affidato al fotoreporter italiano Francesco Zizola la narrazione del progetto LE NUOVE DONNE DEL CACAO. Laureato in antropologia nel 1986 Zizola ha ottenuto, per ora, un totale di sette riconoscimenti World Press Photo, compreso il più prestigioso, il World Press Photo of the Year documentando le vittime delle mine antiuomo in Angola nel 1996.

Le sue fotografie girano, grazie a mostre e libri, in tutti i quattro angoli del pianeta e ogni volta si fermano a interrogare gli sguardi dei propri spettatori di fronte a storie così lontane (o forse così vicine?) dal mondo in cui viviamo. Storie di vita quotidiana, di infanzia nei diversi luoghi del Mondo, storie di strada così raccontate sembrano affievolire il confine che intercorre tra lo sguardo di chi è stato fotografato e di chi invece osserva la fotografia. Un confine sottilissimo, appeso e sottolineato in ognuno dei suoi progetti e dei suoi scatti. Nel 2007 fonda, con Claudio Palmisano, esperto e docente di Digital Image Editing, il 10b photography con sede a Roma e nel 2008, con altri prestigiosi fotografi, l’agenzia Noor.

L’occhio di Zizola è solito leggere e registrare, con grande attenzione e dolcezza, i fatti che si succedono velocemente a tutti i lati del mondo, fatti naturali, a volte crudi, sempre presenti lì dove la documentazione sembra mancare o manca del tutto.

In questo caso la sua documentazione, al limite tra interpretazione e rappresentazione, serve da lente d’ingrandimento che, come siamo stati abituati più volte di fronte ai suoi scatti, va oltre ad una semplice lettura dell’evoluzione della storia della fabbrica di sapone a Medoh.

Awa Dramane, 47 anni e la foglia dell’albero del cacao. (©Francesco Zizola)
Awa Dramane, 47 anni e la foglia dell’albero del cacao. (©Francesco Zizola)

Il processo di produzione del sapone nero africano è tutt’altro che semplice: comincia dalla combustione dei gusci essiccati da cui si ottiene, attraverso la successiva battitura in mortai di legno, la polvere di potassio. Il potassio, mescolato a olio di palma e di palmisto, dà luogo alla pasta di sapone che viene infine modellata e messa a raffreddare e solidificare in apposite griglie di legno. A questo punto i saponi sono pronti ad essere venduti.

Da settembre 2015, con l’aiuto di macchinari creati appositamente e di un ambiente di lavoro sano, il sapone è diventato un lavoro stabile, un riconoscimento famigliare e comunitario. Il nuovo sapone si chiamerà Olga Z., in onore di Olga Zaini, una delle prime imprenditrici di successo in Italia che a cavallo delle due guerre aveva guidato l’azienda creando già lavoro ed emancipazione per moltissime donne.

Koko Amenan, 64 anni e il frutto del cacao (cabosse) svuotato. (©Francesco Zizola)
Koko Amenan, 64 anni e il frutto del cacao (cabosse) svuotato. (©Francesco Zizola)

La pianta del cacao, raccontata dal suo sguardo, diventa il simbolo di rinascita e cambiamento: i ritratti, accuratamente associati a un elemento naturale che identifica il loro lavoro, non sono solo ben curati nella luce e nei dettagli, ma riproducono anche una speranza, che si legge prima di tutto ad altezza sguardo.

Antoinette Amenanne, 44 anni e i semi del cacao. (©Francesco Zizola)
Antoinette Amenanne, 44 anni, e i semi del cacao. (©Francesco Zizola)

Fino a domenica 17 luglio , precisamente al Palazzo della Triennale, Francesco Zizzola espone questi sguardi, queste storie, che meritano di essere conosciute e riconosciute. C’è ancora qualche settimana per correre a Milano a conoscere le storie dietro questi sguardi.

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Fausta Riva

Fausta Riva nasce in Brianza nel 1990.
Geografa di formazione(Geography L-6) poi specializzata in fotografia al cfp Bauer.
Oggi collabora con agenzie fotografiche e lavora come freelance nel mondo della comunicazione visiva.
Fausta Riva nasce sognatrice, esploratrice dell’ordinario. Ama le poesie, ama perdersi e lasciarsi ispirare.

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