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Propaganda 2.0, prima parte: le tasse

Perché si sceglie di appoggiare un partito piuttosto che un altro? Ovviamente la strategia comunicativa adottata dai vari partiti, cioè propaganda fa la sua parte. E tra gli argomenti privilegiati non mancano le tasse.

6 minuti di lettura

di Susanna Causarano

Perché si sceglie di appoggiare un partito piuttosto che un altro? O, più ampiamente, perché si abbraccia un’ideologia piuttosto che un’altra? Probabilmente, facendo un veloce sondaggio tra le proprie conoscenze, apparirebbe chiaro che molti scelgono il loro “credo” in base a motivi di carattere ambientale: la famiglia (assecondandola o al contrario prendendo la direzione opposta); gli amici; un professore particolarmente ispirativo; lo studio. Possiamo tranquillamente dire che raramente ci troviamo davanti una persona che, dopo aver vagliato tutte le opportunità studiando attentamente testi e critiche, sceglie la “parrocchia” a lui più congeniale.

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Oltre all’ambiente quindi, che è chiaramente decisivo, quali altri fattori entrano in gioco? Ovviamente la strategia comunicativa adottata dai vari partiti, detta più semplicemente propaganda. In un’epoca dove è l’economia il motore dell’agire politico, due sono i temi economici più inflazionati nella propaganda elettorale e non: la meritocrazia e le tasse. Partiamo dalla seconda. Periodicamente salta fuori un politico convinto che le tasse vadano abbassate e che promette di farlo. Allo stesso modo altri pensano che, per citare Tommaso Padoa-Schioppa

Oltre all’ambiente quindi, che è chiaramente decisivo, quali altri fattori entrano in gioco? Ovviamente la strategia comunicativa adottata dai vari partiti, detta più semplicemente propaganda. In un’epoca dove è l’economia il motore dell’agire politico, due sono i temi economici più inflazionati nella propaganda elettorale e non: la meritocrazia e le tasse. Partiamo dalla seconda. Periodicamente salta fuori un politico convinto che le tasse vadano abbassate e che promette di farlo. Allo stesso modo altri pensano che, per citare Tommaso Padoa-Schioppa«le tasse siano una cosa bellissima» perché se le pagassimo tutti l’evasione scomparirebbe, e lo Stato avrebbe molti più soldi da spendere in servizi utili come sanità e e cultura. Chi ha ragione? Il liberale che denuncia la pressione fiscale esagerata o lo statalista che è felice di pagare le tasse ed è convinto che se lo facessero tutti, ad evasione estirpata, queste diminuirebbero? Entrambi e nessuno dei due.

propaganda tasse

Per affrontare questo tema con il dovuto realismo e la dovuta razionalità, è necessario conoscere l’esistenza e il significato del fenomeno chiamato elusione fiscale, ovvero  la pratica di porre in essere un negozio giuridico, da parte di un contribuente, al solo fine di pagare meno tributi. A differenza dell’evasione fiscale, l’elusione viene ritenuta una pratica giuridicamente lecita. Chiariamo anche che cos’è l’evasione fiscale, ossia l’insieme di tutti quei metodi volti a ridurre o eliminare il prelievo fiscale da parte dello Stato sul cittadino contribuente attraverso la violazione di specifiche norme fiscali da parte di quest’ultimo. Appare chiaro quanto questa costituisca di fatto un evento deleterio all’interno della politica fiscale attuata dal governo e che contribuisce a far perdere allo Stato una parte non trascurabile delle entrate a esso dovute. Tutto ciò cosa significa in soldoni? La pressione fiscale non dipende, come asserisce qualcuno, dall’evasione, bensì dall’elusione, che oltre ad apportare ingenti danni è addirittura legalizzata. Viene in mente la frase del commercialista di Gomorra: «Signora, io per far fare al suo denaro il giro del mondo impiego mezza giornata, un magistrato per rintracciare ciò che io ho fatto in quelle brevi ore, impiega quindici anni».

propaganda 2

La propaganda politica (e spesso anche quella economica, almeno in prima serata) finge di ignorare completamente queste dinamiche e continua in malafede a fare moralismo sul pagare tutti le tasse per avere più servizi, ignorando, o ancora una volta fingendo di ignorare, che la grossa elusione è messa in pratica dai cosiddetti “pesci grossi”, in possesso di grossi capitali e in grado di intestarsi, dietro il pagamento di una cospicua somma, società fantasma all’estero. Basti pensare che nelle isole Cayman c’è un palazzone con circa cinquanta insegne di altrettante aziende, ma privo di impiegati. Una volta si gabbava il fisco dichiarando meno, ora lo si elude operando un bel furto legalizzato, mentre i salotti sono pieni di tecnocrati moralisti che ci definiscono scolaretti che non risparmiano o truffaldini evasori. Ma si sa la propaganda deve poggiare su false verità, anzi mezze verità, per reggere, altrimenti come lo si inventa il prossimo slogan? D’altra parte anche il fervente liberale che proclama l’abbassamento delle tasse appare risolutivo solo a metà, visto che a vera soluzione sarebbe rendere illegale l’elusione fiscale. Il sospetto che questo non sia di comodo a nessuno, meno che mai ai partiti visto che ora hanno abolito il finanziamento pubblico. Continua così un’ingloriosa guerra tra poveri che si insultano l’un l’altro in base a che parte politica appoggiano, non capendo di fare esattamente il gioco del potere, il cui unico scopo è autoconservarsi.

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Redazione

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