Antonio Riello, artista eclettico e controverso, dichiara in modo inusuale e provocatorio il suo amore per i libri: bruciandoli ritualmente e raccogliendo le loro ceneri in un reliquario di vetro soffiato.
Libricida –questo il titolo della mostra- propone circa 80 testi “cremati” esposti fino al 29 giugno a Torino nell’ambito del progetto itinerante Ashes to Ashes iniziato nel 2009 a NewCastle con tappe successive a Londra, New York (Museum of Art &Design), Atene, Venezia (Biennale 2011, Progetto Glasstress), Merano e Ginevra.
Pensata in concomitanza con il Salone del Libro di Torino, che si apre il 14 maggio, e anticipata per motivi tecnici, l’esposizione fa riflettere su come i libri bruciati diventino “virtuali”, ovvero illeggibili, ma nello stesso tempo vengano consegnati all’eternità in forma di sacra reliquia, oltre che di opera d’arte. Ogni reliquario si presenta specifico per ogni libro, ne riporta titolo, autore, data e luogo di prima pubblicazione e di distruzione e la forma risponde a suggestioni personale dell’artista.
Tra gli autori “in cenere” figurano nomi noti del panorama contemporaneo come Donato Carrisi e Elena Ferrante ma anche grandi classici come Machiavelli e James Joyce.
«I libri che compongono Ashes to Ashes», spiega Riello, «sono i libri che mi piacciono e che amo: dalla grande letteratura, Kafka, Joyce, Wilde, alla filosofia (Russell, Bateson, Voltaire), alle enciclopedie (Encyclopaedia Britannica), ai fumetti, alla letteratura di fantascienza, ai manuali di cucina. L’alto e il basso della cultura in una sincera e varia mescolanza che riflette la complessità e la relativa casualità di qualsiasi biblioteca».
«In fondo la tecnologia attuale ha reso il corpo, la materialità del libro, per quanto sempre piacevole, sempre meno necessaria. Questo mio doloroso distruggerne i corpi, salvaguardandone comunque l’anima, non fa altro che rendere “artisticamente visibile” questo stato di cose», prosegue l’artista.