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“Matrix Revolutions”, della differenza tra rivoluzione e liberazione

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Il vero significato di rivoluzione

Che cosa vuol dire rivoluzionare? Rivoluzione è, come sappiamo, quella degli astri di un sistema solare. Già da questa incontrovertibile certezza, della rivoluzione degli astri, e della sua matematica ripetitività, risulta impossibile pensare una rivoluzione che distrugga un sistema. È ben comprensibile invece il fatto che il rivoluzionare fa parte del sistema in modo così determinante da essere il principio e il motore di un certo sistema. Infatti, per compiere una rivoluzione occorre essere coerenti ed avere cioè un sistema di pensiero che si fonda su un unico principio fondamentale. La Rivoluzione Francese si fondava su un principio fondamentale che fu espresso già prima degli eventi di Luglio e che fu raggiunto come caposaldo affermato: il voto pro capite stabiliva l’uguaglianza. Questo era il principio che spingeva alla fraternità e alla libertà. Durante gli eventi di Luglio (1789) i rivoluzionari sparavano agli orologi delle torri campanarie nella città di Parigi per “fermare il tempo” della Rivoluzione al suo culmine: l’obiettivo era raggiunto; il sistema dell’uguaglianza era fondato.

Il caso qui in questione è il sistema della realtà, che si fonda sul principio hegeliano della completa uguaglianza e corrispondenza del razionale e del reale. Questo è anche lo stesso sistema che tentiamo di attuare nella postmodernità. Infatti a tutti i livelli istituzionali, la domanda verte sul “perché” e sul “come” cioè sulla ragione e sulla realtà. Ogni progetto politico o imprenditoriale si fonda su questa corrispondenza. La rivoluzione infatti è una necessità del sistema travestita da libertà di azione, la quale si rende disponibile a ridimensionare un particolare stato di cose, per così dire, in avaria, all’interno del sistema (ridefinire gli assetti). In questo senso rivoluzionare significa ripristinare un ordine. I marxisti di prima generazione erano consapevoli a sufficienza di questo carattere della rivoluzione al punto che, a loro modo di vedere, ogni rivoluzione doveva poi tradursi con la fine stessa del sistema, altrimenti sarebbe stata perfettamente inutile o peggio utile al sistema stesso.

Liberazione e rivoluzione in “Matrix Revolutions”

Un esempio di una rivoluzione utile al sistema è esposta nel film Matrix Revolutions. Matrix è l’irrealtà costruita architettonicamente e presentata come concreta realtà razionale: il sistema della realtà. Fuori da questo sistema, ovviamente, c’è l’essere umano libero. Di base la grande maggioranza degli uomini sono legati a Matrix come ad una realtà non meramente virtuale ma psico-somatica e cioè una realtà razionale e reale al tempo stesso in cui gli uomini vivono, apparentemente, con mente e corpo. Alcuni, «la comunità degli uomini liberi», per usare un’espressione di Platone, vivono al di fuori di Matrix, nel mondo extrasistemico ed accedono a Matrix come anomalie del sistema (indesiderati, potenziali pericoli). Già qui è evidente che la ricostruzione storica di Morpheus non regge: non sono infatti gli uomini ad aver reso autonome le macchine con IA, ma l’uomo è a sua volta una macchina che costruisce altre macchine e che al pari di esse trae il suo proprio essere dalla Sorgente dell’Essere. Neo è tra le anomalie quella fondamentale: colui che ha il potere di mettere sotto scacco il sistema. Per questo Neo è l’Eletto, perché è il punto debole del sistema della realtà razionale, il quale, in linea teorica, avrebbe il potere di annientare il sistema stesso.

Di fatto Neo, volontariamente, crea solo dei disagi al sistema, ma proprio con essi lo regola. Finché, involontariamente, compie un gesto imprevisto: liberare un sistema di controllo. Questo sistema di controllo è personificato in Matrix dall’Agente Smith. Ecco l’aspetto chiave: distruggendo Smith accade un evento davvero rivoluzionario, Neo lo libera. Smith e Neo entrano in un cerchio simbiotico: l’uno è la metà dell’altro, l’altra parte di un unico sdoppiato; ed ecco il punto debole dell’intero sistema, di Matrix e della realtà effettiva. Più volte Smith ribadisce il suo punto di vista e cioè che la vera liberazione comporta la distruzione: «noi siamo qui perché non siamo liberi»; «tu mi hai liberato e io sono qui per togliere a te quello che tu hai tolto a me: lo scopo». Smith sa che la libertà non è né in Matrix né nel mondo umano, ma alla Sorgente stessa. Dal punto di vista di Smith egli stesso è il vero liberatore.

Matrix Revolutions

Matrix e il cristianesimo popolare

Se prendessimo ad allegoria la dottrina del cristianesimo popolare, allora Dio è il Signore della Città delle Macchine, padrone dell’essere, sorgente di ogni vita; il Dio Minore, Imperfetto è l’Architetto, il quale è anche il Cielo (principio formale, il necessario), l’Oracolo è Maria, colei che genera il Liberatore (si noti che Smith la chiama espressamente «Madre») che è anche la Terra (principio materiale, la libera scelta autonoma) e Matrix è la creazione stessa, come imperfetta ma sempre perfezionabile (qui sta il non-fondamento su cui si autopone la libera scelta e la possibilità stessa come libertà di scelta). La città di Zaion è l’inferno (il luogo delle creature meno limitate, gli uomini, che costituiscono la vera minaccia per il sistema), mentre la Città delle Macchine è il Paradiso, la Città che sta nel Cielo. La rivoluzione di Neo dovrebbe essere allora quella del Cristo Gesù rovesciata (figlio di Dio che salva i figli degli uomini ma all’inferno) e cioè il sacrificio per la salvezza del genere umano nella sua totalità di specie nel creato. Già qui si comprende subito che il sacrificio è una necessità del sistema. La vera rivoluzione, quella liberatoria e antisistemica è, invece, quella operata da Smith che in questo senso è al contempo il liberatore e il demonico assoluto.

Matrix Revolutions

“Matrix Revolutions” tra anarchismo e filosofia

Egli infatti ha sotto il suo totale  controllo la realtà razionale, Matrix. Disattivare la ruota della ripetizione del dispositivo dialettico hegeliano come un circolo vizioso della distruzione, ricostruzione, superamento e riconciliazione è l’obiettivo di Smith. Il che equivale a destituire la dialettica della necessità logico-metafisica non per fondare un sistema della libertà, piuttosto per scegliere la libertà in quanto fondamento che non si lascia determinare neppure come tale; ciò garantirebbe un’anarchismo antisistemico radicale in cui la vera scelta si dà come scelta libera per sé stessa. Questo compito fa di Smith  l’unico ad essere talmente libero da poter sfidare la necessità della libertà di azione assoluta e cioè la Sorgente (Dio). Neo è al corrente della portata rivoluzionaria antisistemica di Smith; sa che se Smith entra in lui è «la fine del mondo per come lo conosciamo». In un’ ottica  rivoluzionaria marxista ciò corrisponderebbe con la fine della società delle classi, ma nella visione di Matrix Revolutions corrisponde invece all’estinzione del genere umano, alla fine di Matrix e anche all’invasione incontrollata delle macchine. Cosa che Smith in quanto assoluto liberatore agogna di fare.

L’alter ego umano di Smith in Matrix Revolutions è un umano nato fuori dal sistema di Matrix. Come tale rappresenta quella parte dell’umanità che auspica alla fine della schiavitù e sa che essa è possibile solo mediante la morte assoluta e non tramite la morte tragica del Dio sulla Croce. Questo tipo di apocalisse è il più alto realismo antisistemico pensabile. Ogni sforzo è teso ad arrestare questo processo di annientamento (Nirvana) ed è su questo che uomini e macchine arrivano a un compromesso mediante il sacrificio dell’eletto. Neo giunge alla città delle macchine, per così dire, a parlare con Dio. Chiede la pace e la Sorgente ribatte che le macchine non hanno alcun bisogno degli uomini, possono tranquillamente sopravvivere senza l’umanità. Allora Neo tira in ballo Smith e dice alla Sorgente  che è nell’interesse di entrambi fermarlo; nel suo dargli ragione, la Sorgente, ammette un particolare essenziale: l’uomo serve. La Sorgente si smentisce ed è costretta ad ammettere che l’uomo svolge un ruolo fondamentale per la vita del sistema. Così Neo sconfigge Smith sia fuori che dentro Matrix. Ecco l’aspetto fondamentale: Neo rappresenta la morte salvifica-sacrificale dell’umano nel sistema; ma di che morte si tratta? Neo viene convertito in Smith in Matrix. Ma muore nel mondo effettivo.

Matrix Revolutions

La finzione come chiave della simbologia di “Matrix Revolutions”; l’eletto e la rivoluzione

Al momento di quella morte (di Neo/Smith) Matrix ritorna esattamente quello che era; agli uomini viene ancora consentito di vivere a Zaion e di liberare individui da Matrix, cioè siamo, con un compromesso sacrificale, al punto di partenza senza una distruzione che avrebbe fatto ricominciare tutto daccapo comunque; in questa macchinazione Smith vede il circolo vizioso, la Ruota, da distruggere; d’altro canto è improponibile l’idea della “seconda parousia” di Neo che distruggerà le Macchine dacché Neo è già il sesto eletto, ciò che rende impossibile vederlo come il vero Cristo fra i suoi predecessori.

É inoltre indispensabile meditare un po’ sul duello finale in Matrix Revolutions tra Neo e I Molti Smith. Per farlo ci serviamo di due espressioni una di Smith, l’altra di Neo; Smith, disperato esclama:«perché? Signor Anderson, perché persiste?!» e Neo, calmo, risponde:«perché così ho scelto». E poi, una volta che Smith ha sconfitto Neo, il sistema inizia la sua ricomposizione proprio attraverso Smith, che ormai è Matrix stessa, e che comprende la sua sconfitta nella formula sistemica per eccellenza:«everything that has a beginning has an end». Neo oppone resistenza perché in qualche modo vuole collaborare con Smith, non vuole lasciarsi sopraffare dalle Macchine, il suo combattere è un rifiuto dell’istinto di morte sacrificale, il quale però alla fine ha la meglio. Smith gli ricorda che ogni singola cosa, emozione, esperienza, sensazione che ogni persona vive in quel sistema è una finzione, di cui la più grande è l’amore. A quel punto Neo, da uomo, rimembra Trinity e si decide per l’abbandono.

Il sistema ripristinato in seguito alla rivoluzione

Alla fine di Matrix Revolutions, Architetto e Oracolo parlano della pace nel sistema, e l’«ultima esule» cioè l’ultimo programma che sarebbe stato esiliato dal sistema prima della sua imminente e sventata distruzione da parte di Smith, ha “fatto” un Sole in onore di Neo e come se non bastasse chiede all’Oracolo se lo rivedranno mai e lei, in modo rabbrividente, ripete la formula: un giorno lo rivedremo (quindi si tratterebbe della prima parousia del Cristo, cioè la sesta…). Qui, benché il modello genetico di ogni nascita è rispettato, dall’oscurità alla luce, il suggello sulla natura sistemica del sacrificio dell’Eletto è stato così apposto come tale.

 

Lorenzo Pampanini

Classe 1994. Laureato in Scienze Filosofiche all'Università La Sapienza di Roma.

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