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Oscar Wilde e Alfred Douglas: un amore oggi possibile

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In Irlanda l’amore trionfa. Venerdì 22 maggio 2015 sono stati approvati tramite un referendum popolare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Considerando che fino a vent’anni fa l’omosessualità in Irlanda era ancora vista come un reato, il 64% di sì è un risultato schiacciante. E chi ama la letteratura non può non pensare a Oscar Wilde, incarcerato nel 1895 proprio per il reato di sodomia. Gli anni passano, le idee cambiano: Wilde oggi non solo non avrebbe passato anni in carcere, ma avrebbe potuto vivere “per sempre felice e contento” senza matrimoni eterosessuali come copertura. Probabilmente non avrebbe voluto sposarsi – sono celebri le sue massime sarcastiche sul matrimonio – ma avrebbe potuto, ed è ciò che conta in una società libera.

wilde ritratto

Oscar Wilde (1854 – 1900) sposò infatti Constance Lloyd, da cui ebbe due figli, Cyril e Vyvyan. Tuttavia, il grande amore dello scrittore irlandese fu indubbiamente Alfred Douglas (1870 – 1945), che frequentò in modo non del tutto segreto dal 1891, suscitando lo scandalo dei vittoriani. Molto più giovane di Wilde e da lui chiamato in modo affettuoso Bosie, Alfred era un ragazzo frivolo, viziato, con un carattere piuttosto intrattabile e un grande amore per i soldi. Wilde se ne innamorò, forse ammaliato dalla sicurezza del giovane. Fu però un amore molto tormentato: l’omosessualità era un gravissimo reato e la personalità dell’amante rendeva la già di per sé complicata relazione ancora più difficile. Gli amori tra uomini non potevano di certo avere un lieto fine, e infatti personaggi celebri come Andrè Gide e Edgar Degas consigliarono a Wilde di mascherare il suo orientamento sessuale per non suscitare scandalo, ma lo scrittore non diede loro ascolto e continuò per la sua strada.

Tuttavia, il padre di Alfred, il Marchese di Queensberry, un nobiluomo con una mentalità ottusa in linea con quella dell’epoca, scoprì presto il legame tra i due e decise di difendere il figlio dalle eventuali accuse, allontanandolo da Wilde. Nel 1895, mentre lo scrittore si stava recando in un club, ricevette una lettera contenente gravi offese, tra cui quella di sodomia. È famoso l’errore che dimostra non solo la poca apertura mentale, ma anche l’ignoranza del Marchese: «For Oscar Wilde posing Somdomite», ovvero «Per Oscar Wilde, che si atteggia a Somdomita». Indignato per il trattamento ricevuto, Wilde, pur attraversando un periodo non molto felice dal punto di vista economico, decise di ingaggiare un avvocato e fare causa al “suocero”. L’intenzione era quella di accusare il padre di Albert di infamia dimostrando la falsità delle sue insinuazioni, dato che l’omosessualità era effettivamente contro la legge nell’Irlanda vittoriana. Il Marchese però, avendo molto più denaro di Wilde, lo fece seguire segretamente e poté così raccogliere varie riguardanti il suo orientamento sessuale. Per esempio, molti degli amanti dello scrittore – probabilmente dietro a una buona ricompensa – decisero di testimoniare contro di lui in tribunale.

wilde disegno

Per comprendere se le affermazioni del Marchese fossero vere o false, in aula venne brevemente analizzata l’opera Il ritratto di Dorian Gray, considerata ricca di richiami sessuali e omosessuali. Tuttavia, l’autore rispose così prontamente e con così tanta arguzia e ironia alle accuse che il pubblico scoppiò più volte a ridere, appoggiandolo. Il Marchese venne infine assolto grazie all’ottima arringa del suo avvocato e non dovette pagare alcun risarcimento, ma, irritato dalla nuova offesa subita, portò Wilde in tribunale una seconda volta. Nel frattempo, l’idea dello scrittore di vendicarsi contro le accuse subite gli si ritorse contro: vennero sospese le rappresentazioni teatrali delle sue opere, facendo calare ulteriormente i guadagni dell’artista; il pubblico cominciò a vederlo in malo modo a causa del suo presunto orientamento sessuale; mentre in Francia fu vietata la vendita di fotografie rappresentanti l’autore. Per pagare il tribunale Wilde fu costretto a vendere la sua intera libreria, probabilmente il suo più grande tesoro. Inoltre, nello stesso periodo la moglie Constance chiese la separazione (che però ritirò successivamente) e allo scrittore venne tolta la custodia dei due figli.

L’esito del secondo processo fu disastroso: Wilde perse la causa e fu condannato al massimo della pena, ovvero due anni di lavori forzati nel carcere di Reading. Proprio durante questo processo venne pronunciata la celebre frase dal pubblico ministero: «Cos’è l’amore che non osa pronunciare il proprio nome?», a cui Wilde rispose:

L’Amore, che non osa dire il suo nome in questo secolo, è il grande affetto di un uomo anziano nei confronti di un giovane, lo stesso che esisteva tra Davide e Gionata, e che Platone mise alla base stessa della sua filosofia, lo stesso che si può trovare nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare. Non c’è nulla di innaturale in ciò.

Certamente gli amori di Wilde non erano del tutto puri e sentimentali. I giovani che testimoniarono contro lo scrittore raccontarono di come fossero pagati con «sterline, portasigarette, fazzoletti, e un orologio d’argento con catena» per accompagnare Wilde a cena, a teatro e successivamente nella sua stanza. I ragazzi avevano tra i sedici e i diciotto anni e lavoravano in modo consenziente come delle vere e proprie escort dei giorni nostri, offrendo prestazioni all’artista in cambio di denaro e regali. La passione di Wilde per dei ragazzi molto più giovani di lui può far sorgere ancora oggi qualche critica, ma l’artista fu condannato in particolar modo per la sua omosessualità, e non per i suoi regolari rapporti con ragazzi così giovani.

wilde douglas

La prigionia portò con sé anche una forte sensazione di abbandono dato che lo scrittore non ricevette più notizie dell’amato per moltissimo tempo. Decise così, nella solitudine del carcere, di scrivere per lui una lunga lettera, composta da più di cento pagine. Oltre ad essere uno sfogo in un periodo di grande malinconia, l’opera, che verrà pubblicata poi col titolo di De Profundis, ha lo scopo di aprire gli occhi all’amante, confessando i sentimenti dell’artista, le sue sensazioni, i dolori sofferti a causa dei comportamenti libertini di Alfred. Lo scrittore accusa l’amato di avergli fatto perdere l’ispirazione artistica e la concentrazione, oltre a ingenti somme di denaro per soddisfare i suoi vizi. Inoltre, pur amando Bosie, Wilde lo considerò sempre un uomo inferiore dal punto di vista artistico, non essendo in grado secondo lui di comprendere e creare arte. Nella sua lunga lettera sottolinea quindi con minuzia le differenze tra i due: fanno sì parte della stessa classe sociale, ma Wilde ama lo studio e l’arte, mentre Alfred è svogliato, pigro, frivolo; Wilde è premuroso nei suoi confronti e comprensivo, Alfred è vanitoso, egoista, spesso violento e facilmente irascibile, un uomo il cui unico amore è quello per il denaro e per la vita mondana.

Per il De Profundis, la definizione di lettera d’amore non è quindi del tutto consona: se lo scritto è diretto a uno dei più grandi amori di Wilde, le parole scelte dallo scrittore sono pungenti, malinconiche, in alcuni casi lontane dal romanticismo e dalla tenerezza. Mentre nella maggior parte delle lettere all’amante l’autore era solito utilizzare nomignoli affettuosi e metafore per indicare il compagno – come “mia dolce rosa” o “il mio bianco narciso in un campo non falciato” – qui Alfred viene invece descritto come la causa di ogni male. Tuttavia, anche se le accuse sono molte, il De Profundis è anche l’opera in cui Wilde ammette i suoi sbagli: ha troppe volte perdonato Alfred in situazioni imperdonabili, lo ha aiutato quando non meritava aiuto, lo ha appoggiato quando nessun’altro lo avrebbe fatto. L’autore, con parole pacate, ben calibrate e quasi paterne, rimprovera quindi la frivolezza e la superficialità dell’amante, esortandolo a continuare senza di lui, senza pensare al passato.

Quando i due anni in carcere furono trascorsi, l’opera (inizialmente intitolata Epistola: In Carcere et Vinculis) venne affidata a un amico dello scrittore, Robert Ross, con il compito di farne due copie, una delle quali doveva essere spedita a Bosie. Non è ben chiaro se l’uomo ricevette o meno la lettera: prima dichiarò di averla bruciata senza nemmeno aprirla, ma poi ritrattò, affermando di non averla mai ricevuta. La storia era comunque ormai chiusa definitivamente: Wilde decise di non rivedere mai più l’uomo che aveva sperperato il suo denaro, giocato col suo cuore e che lo aveva fatto rinchiudere in carcere. Il periodo trascorso pensando a Bosie fu descritto in seguito come «la più amara esperienza di un’amara vita». La lettera fu pubblicata per la prima volta nel 1905, cinque anni dopo la morte dello scrittore, ma non si trattava della versione originale: Robert Ross tolse infatti ogni possibile riferimento ad Alfred e alla sua famiglia. Il vero manoscritto fu donato al British Museum, con la promessa che fosse diffuso soltanto dopo gli anni Sessanta. Così, solo nel 1962 – anno in cui venne preso in esame il manoscritto – la lettera originale fu finalmente pubblicata, priva di qualsiasi correzione o cambiamento. Il De Profundis e senz’altro l’opera che permette al lettore di conoscere il vero Oscar Wilde: non il dandy sicuro di sé e sarcastico che emerge dalle sue opere, ma un uomo fragile, tormentato dalla mentalità dell’epoca e spento da un amore ricambiato in un insolito modo.

Ci resta solo da chiederci: che cosa ne sarebbe di Oscar Wilde oggi? Che cosa ne sarebbe di tutti quegli scrittori, poeti, artisti o semplici uomini che hanno scontato non solo una dura pena in carcere, ma sono stati vittima del giudizio altrui per avere commesso la semplice colpa di amare? Nell’Irlanda del 2015, Oscar Wilde sarebbe finalmente libero.

Lunedì sera, 29 Aprile 1895

Mio carissimo ragazzo,
ti scrivo per rassicurarti sull’ amore immortale ed eterno che provo per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa al mio amore per te e questa idea, questo pensiero ancora più divino, che tu mi ricambi, mi sosterrà nell’infelicità e mi renderà capace, spero, di sopportare pazientemente il mio dolore. Dato che la speranza, o meglio la certezza, di rivederti ancora in qualche mondo è lo scopo e l’incoraggiamento della mia vita presente, ah! devo continuare a vivere in questo mondo proprio per questo. Oh se un giorno a Corfù, o in qualche altra isola incantata, ci fosse una piccola casa dove vivere insieme! La vita sarebbe più dolce che mai. Il tuo amore ha grandi ali ed è forte, il tuo amore arriva a me attraverso le sbarre della prigione e mi conforta, l’amore è la luce che illumina le mie ore. Coloro che non sanno cos’è l’amore, so che scriveranno, se il destino ci sarà avverso, che io ho avuto una cattiva influenza su di te. Se sarà così, tu dovrai scrivere a tua volta che si tratta di una falsità. Il nostro amore è stato sempre bello e nobile, se sono stato la vittima di una terribile tragedia, è perché la natura di questo amore non è stata compresa.

Immagine di copertina: commons.wikimedia.org

 


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