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Saffo: la prima poetessa dell’eros al femminile

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8 minuti di lettura

Quanti, di fronte a versi del genere, penserebbero che sono stati scritti nel VII secolo prima di Cristo? Ma quanti, soprattutto, penserebbero che siano usciti dalla penna non di un uomo, bensì di una donna? Esatto, stiamo parlando di Saffo, la poetessa più famosa del mondo antico, che dall’isola di Lesbo ha composto versi celebri che ancora oggi risultano evocativi e carichi di una sensualità che nel mondo greco poco si adduceva ad essere esternata da parte di una donna.

Scivola tra le pieghe delle lenzuola lambendo la mia pelle
stuzzicando il mio torpore.
Si insinua tra le fessure del del sogno
penetrando negli anfratti umidi
del mio indomito languore.
Affonda nel mio petto mozzandone il respiro,
poi leggero si allontana
sfumando nella nebbia
dolcemente.
E mi lascia sospesa
a stringere nel pugno un sapore sfuggente

La lirica di Saffo è attraversata dal fil rouge dell’erotismo che percorre, in realtà, tutta la letteratura greca, fino ad arrivare alla sforbiciata censoria messa in atto dalla cultura cristiana, da cui l’eros viene messo da parte e che crea un offuscamento di una fetta importante del panorama culturale ellenico. Da Omero a Platone, fino ad arrivare al romanzo ellenistico, infatti, l’amore, omo ed eterosessuale, è cantato, descritto e narrato in tutte le sue forme con particolare occhio di riguardo, però, alle pratiche che coinvolgono gli uomini.

Difatti, è solo con Saffo che compare sulla scena l’erotismo femminile, che ha portato a un travisamento di significato per cui “saffico” e “lesbico”, dal nome, appunto, dell’isola natia della poetessa, sarebbero indicatori dell’amore omosessuale femminile. In realtà, questa visione distorta deriva probabilmente dal fatto che Saffo sia nota ai più per essere stata la fondatrice del tiaso, comunità femminile in cui Saffo educava la fanciulle di Mitilene, la capitale dell’isola, non solo al “bello e al buono”, ma anche al culto di Afrodite e delle Muse: una sorta di circolo intellettuale tutto in rosa dove le giovani aristocratiche venivano iniziate alla musica, alla danza ma anche all’eros, sotto la guida della loro carismatica “direttrice”.

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E queste fanciulle, con cui Saffo aveva un legame intimo e particolare di stima ed affetto sinceri, ancora vivono proprio grazie alla loro precettrice, che soffre a tal punto per il distacco dalle sue pupille – le ragazze passavano solo un periodo della loro vita lì, prima di prendere marito -, da dedicare loro versi, il cui eco è destinato a non spegnersi mai.

Saffo

Ed è così che di Gongila Saffo celebra la bellezza, così potente da offuscare quella di Afrodite stessa:

O mia Gongila, ti prego
metti la tunica bianchissima
e vieni a me davanti: intorno a te
vola desiderio d’amore.
Così adorna, fai tremare chi guarda;
e io ne godo, perché la tua bellezza rimprovera Afrodite

Il clima che pervade il componimento per un’allieva esitante nel congedarsi è quello del ricordo dei momenti felici trascorsi in intimità, a cui Saffo dedica queste parole di conforto:

Vorrei veramente essere morta.
Essa lasciandomi piangendo forte,
mi disse: “Quanto ci è dato soffrire,
o Saffo: contro ogni mia voglia
io devo abbandonarti”.
“Allontanati felice” risposi
“Ma ricorda che fui di te
sempre amorosa.
Ma se tu dimenticherai
(e tu dimentichi) io voglio ricordare
i nostri celesti patimenti:
le molte ghirlande di viole e rose
che a me vicina, sul grembo
intrecciasti col timo;
i vezzi di leggiadre corolle
che mi chiudesti intorno
al delicato collo;
l’olio da re, forte di fiori,
che la tua mano lisciava
sulla lucida pelle;
e i molli letti
dove alle tenere fanciulle ioniche
nasceva l’amore della tua bellezza.
Non un canto di coro,
né sacro, né inno nuziale
si levava senza le nostre voci;
e non il bosco dove a primavera
il suono.

Ma, sicuramente, il componimento più famoso di Saffo è la cosiddetta Ode della gelosia, ripresa da Catullo prima e da Foscolo molto tempo dopo, che decrive la sua sofferenza nel vedere una delle allieve più amate che parla e sorride ad un uomo, beato come un dio, mentre lei si cruccia alla loro vista. È un sentimento appassionato e violento, che Saffo esprime con una potenza tale da lasciare senza parole: è il capolavoro della poesia erotica antica, che descrive lo sconvolgimento di un animo sfibrato dalla gelosia.

Mi appare simile agli Dei
quel signore che siede innanzi a te
e ti ascolta,tu parli da vicino
con dolcezza,
e ridi, col tuo fascino, e così
il cuore nel mio petto ha sussultato,
ti ho gettato uno sguardo e tutt’a un tratto
non ho più voce,
no, la mia lingua è come spezzata,
all’improvviso un fuoco lieve è corso
sotto la pelle, i miei occhi non vedono,
le orecchie mi risuonano,
scorre un sudore e un tremito mi prende
tutta , e sono più pallida dell’erba,
è come se mancasse tanto poco
ad esser morta;
pure debbo farmi molta forza.

Amante del bello, dotata di una sensibilità spiccatissima e capace di cogliere tutte le sfumature dell’intimità femminile, Saffo è stata tuttavia oggetto di denigrazione da parte dei commediografi, che ne hanno irriso la bruttezza, nonostante la poetessa fosse notoriamente bella, e ne hanno cantato con beffardo sadismo il suicidio per un amore non corrisposto. Ma non mancano quanti hanno rivolto alla poestessa di Lesbo uno sguardo sincero e veritiero: Platone ne elogia la saggezza, il peripatetico Teofrasto ne evidenzia la grazia e Plutarco apprezza il suo ardimento d’animo.

Delicatezza, leggerezza, passione e soavità di lessico fanno di Saffo la più grande poetessa di tutti i tempi, nonché la prima: nessuna, né prima né dopo di lei, è infatti riuscita a cantare con garbo, grazia ma anche con forza e coinvolgimento l’amore e delle donne e verso le donne, nel senso di cui sopra.

Immagine di copertina: it.wikipedia.org

 


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Giulia Malighetti

23 anni, laureata a pieni voti in Lettere Classiche alla Statale di Milano, amante della grecità antica e moderna spera, un giorno, di poter coronare il suo sogno e di vivere in terra ellenica.

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