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Respira lento il Salento: tra lo Ionio e l’Adriatico in assenza di vento

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In Salento ci si sveglia la mattina con in testa il pensiero del vento, e del mare. I salentini pensano al vento che tira, per andare dove non c’è. Perché solo un mare inappellabilmente piatto, senza un filo di increspatura, ne vale la pena. Allora se è scirocco va il versante ionico, se è tramontana l’adriatico. Onde più alte di qualche centimetro grattano la pelle e sommergono i pensieri.

In Salento il melone lo taglia il capofamiglia, a capotavola, e lo passa con le sue mani saporite ad uno ad uno a tutti i commensali. In Salento si mangia pasta e parmigiana alle 3 di pomeriggio, prima di fare il bagno al mare. Sotto il profilo dell’acqua si contano ad uno ad uno i difetti della pelle. Il mare è così trasparente che gioca quasi da lente di ingrandimento. Le spiagge più belle sono tutte, dalla Baia dei Turchi a Pesculose, da Porto Cesareo a Porto Badisco, dove più al largo, lontano, là dove l’acqua è profonda e di un blu liquido d’inchiostro, a qualche fortunato capita di vedere gruppi di delfini, la sera tardi quando sta calando il sole. Serve una combinazione di circostanze ideali, il mare piatto, senza vento, poca la gente intorno. Eppure succede, e non raramente. Degli schizzi d’azzurro sulla superficie dell’acqua.

Salento
Baia dei Turchi. Fonte: www.salentograndtours.com

A Casto invece c’è la grotta della Zinzulusa, dove l’acqua diventa cobalto e si apre il corridoio delle meraviglie, un percorso di stalattiti e stalagmiti che si stagliano su uno sfondo di luci e riflessi.

Otranto è una città di piccoli tasselli di case di pietra, che si arrampicano per vie tortuose, su dritto fino al castello e alla cattedrale normanna, che si lanciano nell’azzurro di un mare piattissimo. Sono bianche le vie e le piazze, stipate di turisti, su cui sono impilati negozi su negozi di taralli, zoccoli, vestiti, espadrillas, e bar, ristoranti, take away di piatti tipici o internazionali. Otranto è il comune più orientale d’Italia e il capo omonimo, detto anche Punta Palascia, è il punto più ad est. È tra i borghi più belli d’Italia e patrimonio UNESCO. È stata dominio greco-messapico e romano, poi bizantino e aragonese, e oggi è sede arcivescovile. Tra le architetture religiose la cattedrale dell’Annunziata e le cripte, tra quelle civili il palazzo Lopez e il palazzo dei Mori, tra quelle militari la torre alfonsina con le mura, il castello aragonese. Oltre a due siti archeologici rilevanti (l’ipogeo di torre Pinta e la grotta dei Cervi), a sud di Otranto, nei pressi della baia delle Orte, si apre la voragine insanguinata di una grossa cava di bauxite, minerale da cui si ricava l’alluminio. Il processo è costoso e la cava fu abbandonata nel 1976. Durante lo scavo si è cozzato però in una falda freatica, che ha portato alla formazione di un piccolo laghetto: tutto intorno prosperano quindi piante acquatiche e paludose. Le rocce sono rosse e si incendiano con la luce di un sole che non si nasconde mai.

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Otranto. Fonte: www.orsiniviaggi.it

A Lecce le viuzze strette si annodano come fili sottili su un selciato spesso sconnesso. La gente di notte vagabonda tra i bar, un poco barcollando un poco schiamazzando. I punti nodali sono le tante belle larghe piazze che si aprono con un respiro profondo, incorniciate di portici con gradini su cui i ragazzi si accasciano storti a bere, con altri che si improvvisano giocolieri o acrobati negli spazi liberi. Si balla su testimonianze di epoca romana, medievale e rinascimentale, su quel barocco che esplode nella forma tutta nostrana del barocco leccese. Si è diffuso in città nel Seicento, con la dominazione spagnola: uno stile modellato sull’immaginazione molto più del classico precedente, che usa un calcare compatto e tenero, dai colori caldi e dorati, la pietra leccese. Il Duomo di Santissima Maria Assunta calamita la vita religiosa della città, ma sopravvivono e prosperano per Lecce quaranta altre chiese tra le strade e le piazze, di cui tre sono basiliche minori. Tra le architetture militari troneggiano le varie porte, di cui sopravvivono Porta Napoli, Porta Rudiae, Porta San Biagio, poi le torri e il castello.

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Lecce. Fonte: www.nelsalento.com

Gallipoli è la perla dello Ionio, ma da qualche anno troppe discoteche si aggrappano alla spiaggia, e tutto intorno si assiepano ragazzi irrispettosi. Le macchine si incolonnano a fari accesi una sull’altra per raggiungere i templi del divertimento. Vanno a passo d’uomo ma non si arrendono mai, e arrivano sempre dove vogliono arrivare. Gallipoli vecchia sorge su un’isola di natura calcarea, collegata alla terraferma da un ponte risalente al XVII secolo. È altrettanto infestata di gente, chiassosa, che aspetta che avanzi la serata, o famiglie, che escono a mangiare, a ridere, a prendere un gelato. Il suo è un barocco di decorazioni floreali e angeliche esagerate ed eccessive. Tra le architetture religiose la basilica con cattedrale di Sant’Agata e la chiesa di San Francesco di Paola, tra quelle civili il palazzo Pirelli e il palazzo Assanti-Aragona, tra le architetture militari il castello aragonese, la cinta muraria e le torri costiere.

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Gallipoli. Fonte: www.quotidianodipuglia.it

In Salento, lontano dal chiasso senza ragione di Gallipoli, formicaio di turisti strafatti di pessimi alcolici e peggior musica, ci sono tante serate di tradizione, condite di gusti autentici. La notte della taranta, preceduta da sedute di prove sudate, da innaffiare di vino sul ritmo di serate agitate.

Il Birra&Sound di Leverano spilla fiumi di birra sulle note di canzoni conosciute, gruppi salentini acclamati con quel calore che solo al sud può nascere spontaneo. Stand di Krombacher, Ceres, Gordon, Birre Salento, si alternano a quelli del cibo che tappa la chimica: pesce, panini, patatine, rosticceria salentina e internazionale. Rustici, pasticciotti, taralli e arancini espatriati.

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Birra&Sound a Leverano. Fonte: www.mondosalento.com

Il Salento accoglie tutti, e da tutti si fa capire. Col suo sole, il suo mare, il suo vento, la voglia infinita che non finisca la giornata, e notti trascinate ad aspettare di veder spuntare il giorno dopo, in fondo, sulla linea dell’orizzonte.

Francesca Leali

Nata a Brescia nel 1993. Laureata in lettere moderne indirizzo arti all'Università di Bergamo, dopo un anno trascorso in Erasmus a Parigi. Appassionata di fotografia, cinema, teatro e arte contemporanea.

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