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Teatro, una “disperata vitalità”:
presentata la ricca stagione
del Franco Parenti di Milano

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9 minuti di lettura

MILANO – Al via la 44esima stagione del Teatro Franco Parenti, che anche quest’anno porterà in scena una ricca serie di spettacoli da ottobre fino a maggio sotto il comune denominatore di una “disperata vitalità”.

Fonte: www.teatrofrancoparenti.it Foto di Aliocha Merker
Fonte: www.teatrofrancoparenti.it
Foto di Aliocha Merker

«Il numero quattro vuole essere il numero del compimento – esordisce Andrée Ruth Shammah, direttrice del teatro – ecco perché questa stagione sarà un compimento dentro una struttura, ma anche una porta su qualcosa di nuovo. Per noi è fondamentale fare teatro in un certo modo, secondo una condivisione di pensieri e intenti. In questo senso, scegliamo gli spettacoli che comunicano qualcosa in una direzione che è comune. Con “una disperata vitalità” vorremmo dare espressione a quell’inquietudine, a quella ferita che sempre accompagna il nostro lavoro, che lo rende un continuo grande mal di pancia ma che da ciò, grazie anche all’entusiasmo di chi ci lavora, fa scaturire anche effetti comici. Un altro obiettivo fondamentale è fare un teatro che non muore subito, che ritorna insieme a un allargamento del pubblico e dei significati e che viene riproposto negli anni, cosa che abbiamo fatto riportando Per strada dopo il successo dello scorso anno».

In quest’ottica si pone Notturno di donna con ospiti, di Annibale Ruccello, che giunge alla 850esima replica in più di vent’anni. «Dopo sei stagioni di seguito lo spettacolo non è stato più riproposto per dieci anni – spiega Giuliana De Sio, attrice protagonista della piècema era rimasto qualcosa di incompiuto, che abbiamo rintracciato e ripreso facendo acquistare allo spettacolo nuova forza. Non sarà possibile non emozionarsi – aggiunge – vi rimborso il biglietto nel caso in cui succedesse!».

Tra le novità, invece, arriva in Italia per la prima volta Le variazioni di Goldberg, il testo di George Tabori ambientato in una Gerusalemme contemporanea dove un gruppo di teatranti, nel prepararsi a mettere in scena la Bibbia, tornano alle origini dell’interpretazione di un testo, che a mano a mano inizia a entrare nei nervi della società contemporanea. «Gli attori di religioni diverse – spiega Luca Micheletti, giovane attore che nello spettacolo impersona Goldberg, un ebreo-tipo – si confrontano con Dio in un rapporto sofferto e durissimo, che li farà riflettere su quanto lo spirituale e lo spiritoso hanno inaspettatamente in comune».

Sempre in linea con il principio per cui è un valore del teatro creare l’innesto di giovani che osano, è Glauco Mauri a portare in scena il capolavoro di Sofocle, Edipo a Colono«Questo spettacolo con Glauco per me è esperienza meravigliosa – dichiara Andrea Baracco, regista dell’Edipo re dove Glauco recita – anche perché nel nostro paese si sono spesso saltate le generazioni e credo sia una fortuna confrontarsi con un attore giovane così umile e capace». Non solo Sofocle: Baracco porterà in scena anche un altro capolavoro della letteratura mondiale. «Con Madame Bovary riscritta da Letizia Russo, un’autrice meravigliosa, abbiamo cercato di riflettere sul desiderio, che non si connota né come maschile né come femminile».

foto di Martina Corti © Il fascino degli intellettuali

Tra i progetti spicca quello di Mattia Torre, una serie di tre spettacoli (Migliore, con Valerio Mastandrea, Qui e Ora e 4 5 6) che verranno messi in scena tra gennaio e maggio. «Con Mastandrea abbiamo fatto uno spettacolo divertente e disperato allo stesso tempo – racconta – che racconta una violenza e una disarmonia che il nostro Paese riesce a produrre e che, in modo paradossale, finisce per diventare comica».

Non manca all’appello Gioele Dix, che presenta Malato immaginario alla sua terza stagione. «Si tratta del mio piccolo sogno professionale – confessa Dix – fin da quando recitai la prima volta nello stesso spettacolo sognavo un giorno di interpretare il ruolo che fu di Franco Parenti. Ora lo spettacolo è cambiato ma lo spirito resta quello di allora, è il bello dei classici, con cui è possibile sperimentare un rinnovamento continuo delle parole».

Stando sui classici, ci sono Filippo Timi e Marina Rocco a presentare Una casa di bambola«Più vai avanti più hai il terrore di andare in scena – dice Timi- e rifare questo spettacolo su quel testo massacrante è la cosa migliore per scendere sempre più in profondità , per non restare in superficie. Quello che mi salva quando entro in scena è il fatto che non arriverò mai a dire “ho trovato quel ruolo”»«Sono felice di essere qui perché ho avuto opportunità di avere un incontro tutti i giorni con quel mal di stomaco–  commenta dal canto suo la Rocco – ma anche con momenti belli, grazie a un rapporto di incontro continuo con Andrée e Filippo».

A riprova di come i classici possano essere trasformati e rivisitati c’è la messa in scena de Il berretto a sonagli adattato e diretto da Valter Malosti«Il Berretto a sonagli deriva – spiega – da un lavoro fatto nell’Uzbekistan sul cinema, sulla poesia e sul teatro. Avevamo portato Pirandello e loro si sbellicavano dalle risa.La versione di Pirandello, però, aveva massacrato le parti femminili e allora ho deciso di farla con gruppo di attori siciliani, nella versione dialettale: si ride e la lingua è molto musicale».

Non poteva mancare l’intervento di Sonia Bergamasco, attrice e regista ne Il trentesimo anno, tratto da un testo di Ingeborg Bachmann degli anni ’60, una grande dichiarazione d’amore per la lettura e la scrittura, che celebra l’importanza delle parole giuste, pesate una a una.

In chiusura della conferenza stampa intervengono Giuseppe Cederna, che recita una piccola parte del suo Mozart, ritratto di un genio e Piero Maccarinelli, regista di Ciao, spettacolo tratto dal libro di Walter Veltroni«Per me questo teatro non è solo “disperata vitalità” – dichiara Maccarinelli – ma anche civile vitalità che purtroppo ad oggi e da un po’ a Roma manca. “Ciao” è una bellissima pagina di civiltà con cui Veltroni si è messo in discussione tramite l’incontro con il padre, grande figura civile italiana. Mi è sembrato un buon esempio per un teatro in cui gli uomini parlino civilmente, facendo recuperare un legame con l’etica e la politica. In questo periodo di populismo anche il teatro può fare qualcosa per fermarlo».

Martina Corti

 

 

Martina Corti

Ho ventuno anni, studio filosofia all'Università degli studi di Milano, mi piace scrivere e sono appassionata di musica e di teatro.

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