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Tra distese di colline venete: tre tappe nei pressi di Treviso

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Sulle strada che da Venezia corre verso Treviso e poi oltre ad arrampicarsi sulla provincia di Belluno, capita di incontrare piccoli posti sconosciuti agli estranei, ma ben ancorati nei cuori veneti. È un saliscendi di tappeti verdissimi, che spesso sono vigneti e fruttano prodotti pazzeschi, come il celeberrimo prosecco.

Arcade è un piccolo centro che modella il suo nome (cambiando una dentale con l’altra) sulle antiche arcate costruite per difendere il territorio dalle inondazioni del Piave. Sono accertati insediamenti fin dall’epoca romana, ma è solo dalla fine del XIV secolo che il centro viene inglobato nella Repubblica di Venezia. Sotto la Serenissima cresce e prospera, impreziosendosi di numerose ville. Lambita dal Piave, Arcade non distava molto dal fronte, e durante il primo, ma anche il secondo conflitto, contò numerose vittime, profughi, e sfollati costretti ad emigrare.

Treviso
Arcade. Fonte: www.lavitadelpopolo.it

Montebelluna è un comune sparso, che tiene insieme diversi centri della provincia di Treviso, amministrati dalla sede comunale a La Pieve. Dei due pezzi del toponimo, “monte” è evidentemente la collina di Mercato Vecchio, alle cui pendici è sorto l’abitato.  È una bella gobba, piatta in superficie, agghindata di un sorriso di piccoli centri tutto intorno. “Belluna” potrebbe invece riallacciarsi al culto della dea Bellona, ma l’origine è controversa e l’ispirazione potrebbe essere venuta dopo, quando nel X secolo la città di Belluno si allargò su vari territori oltre il fiume Piave. Oltre alle bellezze delle architetture civili e religiose, a Montebelluna di più nostrano c’è il Palio del Vecchio Mercato. Dal 1990 la prima domenica di settembre le contrade di Montebelluna (Biadene, Busta, Caonada, Centro, Contea, Guarda, Mercato Vecchio, Pederiva, Posmon, San Gaetano e Sant’Andrea) preparano ciascuna un carro di prodotti tipici, che gareggia in un’improbabile corsa di velocità lungo quello che un tempo era il suo percorso verso il mercato, quasi due chilometri di salita. Dal 2000 l’internazionalizzazione: il palio si concede un Europalio, una manifestazione interna a cui possono partecipare le città gemellate con Montebelluna contro una squadra di montebellunesi.

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Palio del vecchio mercato. Fonte: www.oggitreviso.it

Nel verde disteso del territorio intorno a Treviso, salendo un poco di quota, si arriva a Santo Stefano di Valdobbiadene, patria del cartizze e del prosecco. Appollaiata tra lenzuoli di vigneti e saliscendi collinari c’è un’osteria che ha costruito la sua fama sull’ossimoro. L’Osteria senz’oste apparecchia pasti suggestivi sui paesaggi veneti, ma la modalità è il fai-da-te. Il cibo è conservato in contenitori che indicano il valore (non il prezzo), e l’offerta è libera e lasciata all’avventore, che la deposita in un registratore di cassa, battendosi da sé il proprio scontrino. Pane, salumi, formaggi, dolci, vino e aranciata per i bambini. È un gioco di fiducia, che forse vuole forzare anche un po’ la generosità dei molti turisti di passaggio. Il vino è dispensato da una macchinetta e non può mancare a insaporire un pranzo che diventa un’esperienza.

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Valdobbiadene. Fonte: www.noleggio-iquad.it

Si conosce e si arriva per passaparola all’Osteria senz’oste, chiedendo, parlando, curiosando. Non ci sono indicazioni sul tragitto, e così il proprietario spera di tenere lontano chi non ha la sensibilità per apprezzarlo sinceramente. Si vaga e si cerca, e se si ha fortuna si incontra un cartello che recita «Dov’è l’oste?». Allora si parcheggia nel vigneto e si entra, da una porta che resta sempre aperta. Tutto intorno risuona il silenzio e la natura che respira, ma delicata. La struttura è accogliente, ma non invasiva. Si sposa con la terra, di questa si nutre ricavandone prodotti semplici, e la rispetta. C’è un bravo tuttofare che si occupa dei rifornimenti, e di accendere il camino d’inverno, quando fa freddo. Non c’è autorità che sorveglia gli avventori, tutti sono alla pari responsabili, protettori della bellezza circostante. Tutti hanno diritto, dovere, e desiderio di condividere emozioni e impressioni con agli altri. Cadono le barriere e i filtri, mentali e fisici, e si respira un clima disteso, di amichevolezza spontanea.

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Osteria senza oste. Fonte: tribunatreviso.gelocal.it

All’Osteria senz’oste, lì vicino a Treviso, a volte l’oste arriva in borghese, vestito di quelle esperienze di vita che non scoloriscono mai addosso. Si chiama Cesare De Stefani, e gira a raccontare aneddoti e a rimpinguare il bicchiere degli avventori, che sempre devono stare allegri. Cartoline, fotografie, biglietti sono tutti affastellati alle pareti, sui tavoli, su ogni superficie, a testimoniare di un amore per le cose belle, e per le persone che con le loro idee le fanno emergere.

Francesca Leali

Nata a Brescia nel 1993. Laureata in lettere moderne indirizzo arti all'Università di Bergamo, dopo un anno trascorso in Erasmus a Parigi. Appassionata di fotografia, cinema, teatro e arte contemporanea.

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