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I 5 migliori spettacoli del 2024 che racconteremmo a memoria agli amici

4 minuti di lettura

Il teatro, come sappiamo, è il genitore del cinema, e come questo comporta dei rischi: non sei mai davvero sicuro di cosa troverai nel sacro tempio dedicato all’una o all’altra arte. Sta di fatto che una volta raggiunto il luogo e pagato il biglietto, non si vuole rimanere delusi. Ci sono solo due modi per non rimanerci male: non rischiare, oppure andare il più possibile per far sì che le esperienze positive siano maggiori delle negative.

Abbiamo dunque deciso di enumerare qui sotto alcuni degli spettacoli più significativi del 2024, per spingere verso il secondo approccio: scommettendo sulle uscite teatrali si può solo vincere perché nel migliore dei casi si sarà testimoni di un lavoro eccezionale e irripetuto, nel peggiore si avrà una storia divertente da raccontare.

I corvi meccanici di Marta Cuscunà

«Tragùdia – il canto di Edipo»

Lo spettacolo di Alessandro Serra unisce diverse tradizioni sul mito di Edipo, con grande preponderanza delle tragedie, per creare un testo unico che attraversi tutte le vicende della sua vita. Il regista ha scelto di usare il grecanico moderno per la messa in scena, creando un’atmosfera mitica adornata da canti e suoni che a noi sembrano lontani eppure così familiari. La sensazione creata nel pubblico, infatti, è quella di potersi concentrare più sul senso e la corporeità di ciò che avviene sul palco più che sulle esatte parole del mito.

Oltre alle scelte drammaturgiche, ovviamente il lavoro è dotato di immagini e scelte registiche che tolgono il fiato. Serra porta avanti in tutti i suoi lavori la sua poetica di immagine che non lascia scampo: tutto è perfettamente studiato. Nulla o pochissimo sono lasciati al caso. Tutto il lavoro è un continuo rimandarsi tra i vari fatti della vicenda senza una necessaria cronologia, costruendo una dimensione epica atemporale: Edipo è oggi come lo era secoli fa, e continua a insegnare. Si potrebbero spendere fiumi d’inchiostro intorno a questo spettacolo, ma come sempre capita per il teatro, lo si deve vedere per poterne catturare l’essenza anche solo in parte.

Video promozionale per il Teatro Comunale Città di Vicenza

«La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza»

Come quando da bambini, in mezzo a tante parti di conchiglie molto grandi, si trovava una piccola conchiglia tutta intera, così è stato vedere questo spettacolo. La regia di Alberto Fumagalli e Ludovica D’auria è molto semplice e intelligente: con pochi elementi si crea un immaginario molto chiaro e anche ambienti sonori molto efficaci. Anche in questo caso, come per Tragùdia, la lingua non è l’italiano, ma una unione di vari dialetti e parole artefatte atte a creare l’ambiente rurale della provincia in cui vive Ciccio con la sua famiglia.

Il trailer dello spettacolo

Ciccio Speranza è un ragazzo molto grasso. Ma leggero, con un’anima delicata. Ciccio Speranza vive in una catapecchia di provincia. Da cui sogna di evadere. Ciccio Speranza sogna moltissimo. E ha un sogno troppo grande perché possa rimanere chiuso in un cassetto. Ciccio Speranza sogna di danzare.

Dalla descrizione dello spettacolo sul sito della compagnia

Nella sua semplicità, La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza è difficile perché affronta con la delicatezza di una piuma alcuni degli aspetti più crudi e concreti della vita umana.

«Jérôme Bel»

Nato dal progetto europeo STAGES in cui venivano messi in discussione i modi di produzione e circuitazione artistica, lo spettacolo attraversa la carriera del coreografo omonimo. Nata dallo stesso Bel a Parigi, la messa in scena viene allestita in Italia da Marco D’Agostin e interpretata da diciotto artisti che lavorano sul territorio nazionale, tra cui Chiara Bersani che interpreta Jérôme Bel.

Questo spettacolo merita la menzione per diversi motivi: la peculiarità di un progetto per cui ad andare in tourneé è l’idea di mise en scéne e non i suoi interpreti, l’estetica della resa su palco, ma soprattutto per il valore umano che trasmette. Osservare, da pubblico, un gruppo di interpreti dai corpi e dalle vite così diversi può solo recare gioia. Accettare le diversità, vederle e osservarle nella loro peculiarità senza cercare di correggerle è ciò che porta la serenità nel pubblico al termine dello spettacolo.

«Corvidae – Sguardi di specie»

Pur avendoli visti solo nel 2024, i corvi di Marta Cuscunà sono in realtà in tourneé da diversi anni. Decidiamo però di menzionare la performance nel nostro novero degli spettacoli migliori del 2024 per la sua attualità e genialità. Cuscunà manovra quattro corvi meccanici che osservano e commentano il comportamento degli uomini in rapporto alla natura.

La struttura del testo è in realtà anche molto chiara: diversi dialoghi divisi in episodi. Questa chiarezza però permette sia di andare più a fondo nei temi, sia di creare un dialogo istantaneo col pubblico che capisce al volo il codice drammaturgico e si lascia coinvolgere senza ritrosie. Togliendo l’imbarazzo di essere profeta in patria, Marta Cuscunà si può permettere di darci lezioni sulla crisi climatica, e ben volentieri dobbiamo accettarle, per tante altre repliche!

«Il fuoco era la cura»

Del collettivo Sotterraneo, Il fuoco era la cura prende spunto da Fahrenheit 451 e ne esplode la trama per creare tre diverse linee narrative: il testo del romanzo, il futuro degli stessi intepreti e il presente della messa in scena. L’argomento dell’importanza della cultura e del pensiero critico vengono affrontati con ironia e grande conoscenza della macchina scenica. Sotterraneo infatti usa la metateatralità per parlare chiaramente al pubblico e divertirlo.

Il trailer dello spettacolo

Anche qui come nei casi precedenti la pulizia, letta anche come semplicità in scena, è la chiave per creare un evento che entri in relazione con chi lo guarda. Con Il fuoco era la cura gli autori non si sono posti di insegnare alcunché, bensì di stimolare il pubblico a sviluppare un pensiero critico, anche in contrasto con chi hanno davanti.

E forse questo è proprio il motivo per cui si va a teatro, no?

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Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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