fbpx

L’abate che inventò il gotico: la storia di Suger

L'ascesa di un umile monaco che divenne consigliere reale e padre dell'architettura gotica nella Francia del XII secolo.

4 minuti di lettura

Ci sono personaggi che a volte sembrano voler distruggere lo stereotipo per cui nel Medioevo l’ascesa sociale non era nemmeno concepibile. Ma trovarsi nel luogo giusto al momento giusto e fare delle scelte adeguate può sempre stravolgere le sorti di alcuni scaltri o fortunati individui. Questo valeva senza dubbio in alcune aree d’Europa nel Basso Medioevo, e certamente anche nella Francia del XII secolo.

Suger (Sugerio) nacque in una famiglia umile nel 1081 e all’età di dieci anni fu offerto dai genitori come oblato (sostanzialmente donato) all’abbazia benedettina di Saint-Denis. Nell’ambiente ecclesiastico il giovane Suger poté studiare (in particolare a Saint-Benoît-sur-Loire) e poi mettersi in luce per le sue doti di predicatore prima di fronte al futuro re di Francia Luigi VI e poi con papa Pasquale II. Qualcuno, compreso l’abate Adam, vide in lui anche uno spiccato acume politico e diplomatico, che gli permise di fare carriera all’interno di Saint-Denis diventandone prevosto, con l’incarico di amministrare dei possedimenti in Normandia; nello stesso periodo re Luigi gli affidò alcuni delicati incarichi ufficiali presso il papa. Confermate le sue doti, nel 1122 Suger divenne abate di Saint-Denis. Anche in questo nuovo ruolo i legami con la monarchia rimasero strettissimi: nel 1124 il santo a cui era intitolata l’abbazia divenne protettore del regno, e lui era considerato uno dei consiglieri più fidati del re. È significativo che proprio Suger fosse stato scelto per accompagnare il principe ereditario Luigi (futuro Luigi VII) a sposarsi con Eleonora d’Aquitania a Bordeaux.

Leggi anche:
Eleonora d’Aquitania, una controversa regina

Quando Luigi VII salì al trono nel 1137, l’abate era lì a sostenerlo e a guidarlo. In questo periodo Suger scrisse una vita di Luigi VI per ammonirne il figlio ad ascoltare gli insegnamenti della storia. Era un’epoca in cui la Francia si avviava a diventare una monarchia ben più centralizzata di quanto non lo fosse stata fino a quel momento, di cui il re voleva iniziare a tenere salde le redini. Per questo era necessario mettere le basi di una burocrazia e di un sistema di funzionari efficace, e certamente avere accanto un abilissimo amministratore come Suger fu fondamentale.

Ma l’abate non era ancora soddisfatto. Nel corso dei suoi viaggi in Normandia, Italia e nel resto della Francia si era interessato all’architettura ecclesiastica, traendone un’ispirazione rivoluzionaria. Basandosi sui principi dello slancio verticale, della leggerezza e del ruolo fondamentale della luce, Suger voleva abbandonare i vecchi criteri su cui si era basata l’architettura romanica fino a quel momento. Con la vecchia chiesa carolingia di Saint-Denis (e finanziamenti smisurati) a disposizione fu facile avviare nel 1136 i lavori che nel 1144 avrebbero permesso di inaugurare il primo coro in stile gotico di tutti i tempi. Negli stessi anni fervevano i lavori della cattedrale di Sens e di quella di Chartres, seguendo gli stessi criteri che avrebbero reso il gotico francese noto in tutto il mondo.

Dal punto di vista tecnico, a Saint-Denis apparvero crociere ogivali e archi rampanti, poi sperimentati in modi ancora migliori nel corso del XII e XIII secolo. La ricerca di una luce mistica, declinata in mille colori grazie alle vetrate policrome, rimaneva l’elemento fondamentale, così distante dall’umile e raccolta penombra romanica. Le vetrate, che prima erano utilizzate solo per decorare, divennero veri e propri veicoli del messaggio divino, e le guglie si tendevano come dita umane alla ricerca di Dio.

Suger rappresentato in una delle vetrate di Saint-Denis

Ma non si trattava solo di misticismo. Nei piani di Suger, tutto questo aveva anche la finalità di stringere un legame indissolubile tra la monarchia francese in piena ascesa e una Chiesa capace di giocare un ruolo sempre più attivo e non solo di sostegno formale, garantendosi così anche una maggiore indipendenza dal papato romano. Saint-Denis era il luogo perfetto in cui avviare questo progetto: dal tempo dei Merovingi era stato luogo di consacrazione e sepoltura dei monarchi francesi, era vicina a Parigi e circondata da campi produttivi, che le assicuravano grandi introiti.

Gli esperimenti dell’abate, oltre al suo ruolo invischiato nella politica, specialmente in un momento di rinnovamento per la Chiesa, non potevano che attrargli addosso le critiche di chi vedeva nel ritorno alla spiritualità e nel distacco dalle cose terrene l’unica via per la salvezza. Uno su tutti, Bernardo di Chiaravalle si schierò fermamente contro il costoso cantiere di Saint-Denis, ritenendolo esempio di una religiosità falsa, in quanto basata su valori materiali (nonché minatorio per l’autorità dell’abate di Chiaravalle in seno alla Chiesa, che rischiava di essere messa in ombra da quella di Suger). I due “colleghi” raggiunsero la tregua con la promessa di Suger di far aderire i monaci alla regola cistercense, e poi ognuno continuò per la sua strada. Non mancavano comunque dei sostenitori, come Ugo di San Vittore, che nella revisione dei suoi Commentarii in Hierarchiam coelestem del 1137 difese le posizioni teologiche di Sugerio.

Leggi anche:
Bernardo di Chiaravalle e lo spirito del XII secolo

Da parte sua l’abate di Saint-Denis iniziava a invecchiare, senza che i suoi impegni diminuissero. Quando Luigi VII partì per la seconda crociata nel 1147, fu lui a essere nominato reggente al trono di Francia. Ebbe anche il tempo per scrivere un trattato sull’amministrazione di Saint-Denis (De rebus in administratione sua gestis) e un trattato sulla consacrazione della nuova chiesa, con i principi che ne avevano guidato la costruzione (Libellus de consecratione ecclesiae Sancti Dionysii). Al 1137 risale il suo Testamentum. Cominciò anche una vita di Luigi VII, rimasta incompiuta. Suger morì nel 1151, e le prove archeologiche suggeriscono che avesse fatto in tempo a vedere l’inizio dei lavori nel corpo principale della sua amata chiesa.

Leggi anche:
Come un frate contribuì a fondare la letteratura italiana

La figura di Suger è simbolica per il contesto storico e culturale in cui visse. Il suo ruolo come consigliere, prima di Luigi VI e poi di Luigi VII, lo rende uno dei protagonisti della centralizzazione del potere monarchico in un’epoca in cui il sistema feudale presentava ancora sacche di resistenza. Le sue azioni politiche e la sua visione architettonica e teologica lavorarono di pari passo per rafforzare il potere del re e definire l’identità della monarchia francese che si sarebbe sempre più consolidata fino al suo abbattimento nella Rivoluzione del 1789. La basilica di Saint-Denis rimane non solo come eredità di Suger, ma anche come simbolo di cambiamento radicale nell’architettura e nella storia di Francia.

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole e di pace. Sono specializzato in storia medievale, insegno lettere alle medie. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.