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Andorginia Virginia Woolf

Androginia e femminismo secondo Virginia Woolf

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7 minuti di lettura

Nel Novecento, Virginia Woolf in due suoi scritti (Orlando e A Room of One’s Own) attualizza il tema dell’androginia e lo declina sul piano sentimentale e intellettuale.

Si tratta di un tema di antica tradizione, già affrontato dalla letteratura e dalla mitologia greca con l’indovino Tiresia che torna uomo dopo aver trascorso sette anni in un corpo di donna oppure con Ermafrodito, figlio di Ermes e Afrodite, che partecipa allo stesso tempo della natura del padre e della madre.

Il mito di Ermafrodito ha anche ispirato il mondo dell’arte. In foto, l’Ermafrodito dormiente di Bernini, di cui sono ben riconoscibili i tratti androgini. Fonte: caffeinamagazine.it

Orlando tra maschile e femminile

In Orlando (acquista), l’omonimo/a protagonista è una figura androgina che vive attraverso tre secoli della storia inglese -dal XVII al XIX- cambiando misteriosamente di sesso dopo un sonno miracoloso. Con questa invenzione immaginifica Virginia Woolf (1882-1941) analizza lucidamente i rapporti di genere nella società inglese nei secoli di volta in volta considerati, prima dal punto di vista maschile e poi femminile.

La vicenda androgina di Orlando si lega alla vita sentimentale dell’autrice. Il/la protagonista è infatti modellato/a sulla figura di Vita Sackville-West (1892-1962), l’amica e amante di Woolf dedicataria del romanzo. Sono evidenti nel romanzo diversi puns (giochi di parole) sulla polisemia del termine inglese life e il nome di Vita.

Tilda Swinton nei panni di Orlando nell’omonimo film di Sally Potter.

Un legame androgino

La relazione tra Woolf e Sackville-West fu favorita dall’ideologia progressista del Bloomsbury Group (avverso al rigorismo vittoriano), a cui entrambe parteciparono con i rispettivi mariti, impegnati a loro volta in relazioni extraconiugali.

Il loro rapporto non fu esclusivamente sentimentale. La stessa Sackville-West in una lettera al marito definì il suo legame con Woolf un’amicizia di anime: un legame androgino amoroso, ma soprattutto intellettuale.

Gioco di specchi

Per comprendere la natura androgina del loro rapporto (e come questo sia stato d’ispirazione per Orlando), è necessario considerare la figura di Vita Sackville-West. Donna camaleontica, che scrisse in prosa e poesia coltivando parallelamente la passione per la botanica. Sposata, ma famosa per le sue tante e tempestose relazioni femminili: quella con Woolf è solo la più famosa.

Vita era una donna lontana dai canoni di bellezza femminili, che frequentava la società indossando abiti maschili e assumendo movenze maschili. Al contrario Virginia era di una bellezza delicata, spiccatamente femminile. Eppure Vita -la mascolina- aveva vissuto ciò che a Virginia -la femminile- era stato negato: la maternità.

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Elizabeth Debicki (Virginia Woolf) e Gemma Arterton (Vita Sackville-West) sono le protagoniste del film Vita&Virginia. Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival a settembre 2018, il film non è ancora arrivato nelle sale italiane.

È probabile che questo gioco di specchi sia stato determinante non solo per la scrittura di Orlando, ma anche per una generale formulazione del concetto di androginia non solo erotico-sentimentale, ma soprattutto intellettuale. Un anno dopo la pubblicazione di Orlando, Woolf affrontò teoricamente -non più attraverso il filtro romanzesco- l’androginia intellettuale nel suo saggio più noto: A Room of One’s Own (in italiano Una stanza tutta per sè, acquista).

Per un’androginia intellettuale

In A Room of One’s Own, Woolf sostiene che in ogni essere umano convivono una parte maschile e una femminile. Negli uomini predomina il maschile, nelle donne il femminile, ma solo una mente androgina, totale, può analizzare il mondo in tutti i suoi aspetti.

Secondo questo principio, tutti i grandi della letteratura hanno avuto una sensibilità androgina: cita Shakespeare, Keats e Coleridge. Solo una mente in cui maschile e femminile si completano a vicenda può cogliere ciò che di universale c’è nel mondo e nell’umanità.

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Nicole Kidman interpreta Virginia Woolf in The Hours (2002).

Al contrario, Woolf è scettica verso molta letteratura femminile. Secondo l’autrice, sono poche le scrittrici donne che sono riuscite a sviluppare la loro natura maschile. I motivi sono due: o sono refrattarie al maschile, colpevole di aver tenuto da sempre il monopolio del mondo -non solo della letteratura- o perchè non hanno potuto avere al pari dei loro colleghi uomini una stanza tutta per sè, uno spazio di completa autonomia intellettuale ed economica in cui coltivare in libertà la propria sensibilità letteraria.

Uno nell’altra

Considerati insieme, anche Orlando e A Room of One’s Own possono essere visti come un’immagine androgina dell’androginia: da un lato il femminile e dall’altro il maschile. Il tema viene affrontato prima attraverso la finzione romanzesca e poi teoricamente, dando così una visione completa -androgina- dell’androginia stessa.

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Fonto di chi scrive©

Con Orlando l’androginia diventa romanzo, il genere più spesso associato al femminile -per il luogo comune secondo cui la lettura delle donne è sostanzialmente d’evasione. Con A Room of One’s Own, l’androginia abbraccia la forma saggio, il genere per tradizione più “serio”, più maschile.

[Fonte foto in copertina: softrevolutionzine.org]