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L’uomo dietro al filosofo: su «Platone. Storia di un dolore che cambia il mondo» di Annalisa Ambrosio

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4 minuti di lettura

Platone. Storia di un dolore che cambia il mondo (Bompiani 2020, acquista) è l’ultimo lavoro di Annalisa Ambrosio, una giovane autrice, che compie un’operazione filosofica audace: parlare del pensatore ateniese, convinta che possa tornarci utile farlo se consideriamo non le sue opere ma il modo in cui vi sia arrivato.

Il titolo accattivante svela lo scopo della narrazione: sfidare la tradizione, quella ben sedimentata nei manuali scolastici di filosofia, affinché l’opera platonica possa tornare in vita.  A tal proposito così esordisce nelle prime pagine:

Io sono convinta che Platone possa tornarci utile di più se riconsideriamo il modo in cui è arrivato a queste cose. Allora sì che butterà fuori germogli ancora, come ogni buon classico.

Annalisa Ambrosio

A rendere il filosofo ateniese avvicinabile è la sua dimensione umana. Aristocle, questo era il suo nome da bambino, nasce ad Atene nel 427, quando la città è impegnata già da cinque anni nella guerra contro Sparta, dall’unione di due delle più antiche famiglie della città. Cresce ascoltando storie, miti e musica. Impara così che:

Le storie possono cambiare il mondo, ma quali storie? Non di certo quelle a cui ha prestato ascolto da bambino, quelle sono incanti, da cui è bene prendere le distanze; quelle autentiche, orientate alla verità.

Sembrerebbe una biografia di Platone quella dell’Ambrosio, ma non lo è, né si tratta di un’introduzione al pensiero platonico, bensì di un esperimento ermeneutico originale: fare filosofia attraverso una storia, quella di un giovane che all’età di ventun anni ha la fortuna di incontrare un uomo come Socrate, la cui morte ingiusta gli cambia la vita.

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Alla sua morte decide di eternare il ricordo del maestro, che diventa il protagonista delle sue opere. Non basta. Come lui, Platone non vuole essere un uomo di sole parole, desidera portare gli uomini fuori dalla spelonca e mostrargli la luce del Bene. Ci prova.

All’inizio Platone pensa che per cambiare lo stato basti convincere una persona sola, purché si trovi in una posizione strategica. […] Ma scopre sulla sua pelle che questo schema non va. 

Si reca per ben tre volte nella città di Siracusa per realizzare il suo progetto politico senza sortire alcun successo. E allora cosa fa il filosofo, amareggiato e disincantato? Inventa una storia, delinea un progetto possibile, un modello a cui gli uomini di ogni tempo possano guardare per trovare un’ispirazione.

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E così le pagine del Platone di Annalisa Ambrosio – più di qualsiasi manuale di filosofia – rendono vicino un pensatore tanto distante. Al nozionismo sterile la scrittrice preferisce l’inventiva al fine di rendere fruibile un grande progetto filosofico che nasce dalla volontà di tenere ben salda teoria e pratica, racconto e vita, idea e realtà. Del resto osserva Annalisa Ambrosio:

La grande scommessa di Platone era che una storia vera potesse tirarsi dietro un futuro migliore. Se le persone l’avessero capita e ci avessero creduto, allora avrebbero preso in mano la loro vita e l’avrebbero portata in quella direzione, insieme.

Leggere gli antichi, tornare a valutarne le idee ma ancor più l’esistenza rende vicino ciò che solo in apparenza sembra distante.

Nunzia Capasso

 


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