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L’arco di Costantino: la storia di Roma narrata su pietra

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8 minuti di lettura

Passeggiando tra Palatino e Celio e attraversando la suggestiva via di San Gregorio, l’antica via Triumphalis, dove si svolgevano i cortei per celebrare le vittorie e i trionfi dell’Impero romano, ci si può imbattere in uno dei monumenti più significativi di Roma, l’arco di Costantino, a pochi passi dal ben più noto Colosseo.

L’arco è uno dei tre archi trionfali sopravvissuti a Roma, insieme all’arco di Tito (81-90 d.C.) e all’arco di Settimio Severo (202-203 d.C.). Inaugurato il 25 luglio 315 d.C. in occasione dei festeggiamenti per i dieci anni di regno di Costantino (decennalia), il monumento celebra la vittoria dell’imperatore su Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio, avvenuta tre anni prima.

Analisi dell’opera: i rilievi dell’arco di Costantino

Dal punto di vista architettonico il monumento è caratterizzato da tre fornici inquadrati da quattro colonne sostenute da plinti, al di sopra delle quali corre la trabeazione che sostiene l’attico. Nella parte centrale di quest’ultimo è incisa una lunga iscrizione dedicatoria:

«All’Imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il Popolo Romano, poiché per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi».

Ciò che rende unico l’arco di Costantino sono i suoi rilievi e la decorazione scultorea, provenienti in larga parte da monumenti di differenti epoche, al punto che l’arco è stato considerato dagli studiosi un vero e proprio museo a cielo aperto della scultura di età romana.

Arco di Costantino

L’uso di manufatti di spoglio non è certo una novità a Roma, mentre risulta innovativa la scelta di usare rilievi, sculture e particolari architettonici come capitelli, colonne e parte della trabeazione, ricavati da monumenti imperiali dell’età traianea, adrianea e aureliana, in funzione propagandistica. E’ infatti evidente il richiamo ai cosiddetti optimi principes fulgidi esempi di buongoverno e giustizia nella tradizione romana, nei cui confronti Costantino si pone come successore ideale ed erede spirituale, al fine di legittimare il proprio potere. A riprova dello scopo propagandistico dell’arco vi è il rifacimento delle teste degli imperatori, rilavorate sulla base della ritrattistica costantiniana.

Di epoca traianea sono le otto sculture che sormontano le colonne, raffiguranti i Daci prigionieri, come pure i quattro rilievi raffiguranti scene di caccia posti sui lati corti dell’attico e sui lati interni del fornice centrale, in origine facenti parte, probabilmente, di un unico altorilievo della Basilica Ulpia.

Appartengono all’età di Adriano gli otto plutei con scene di caccia e sacrifici agli dei, murati a coppie sopra i fornici laterali, provenienti probabilmente da un arco quadriforme.

Arco di Costantino
Pluteo adrianeo con scena di sacrificio agli dei, da wikipedia.org

Particolarmente rilevanti gli otto pannelli rettangolari di epoca aureliana, alti quasi 3 metri, disposti lungo l’attico ai lati dell’iscrizione dedicatoria, raffiguranti scene della battaglia condotta da Marco Aurelio contro Quadi e i Marcomanni nel 175 d. C. I rilievi, facenti parte probabilmente di un arco dedicato a Marco Aurelio sul Campidoglio, oggi scomparso, mostrano scene di sottomissione dei barbari all’imperatore (submissio o clementia), dominate però da un forte senso di rispetto nei confronti del nemico sconfitto, a testimonianza della virtus e della pietas dell’imperatore.

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Sono invece ascrivibili all’età costantiniana una serie di figure allegoriche, ispirate a iconografie classiche, che integrano i rilievi dell’arco: i tondi con il Sol Oriens e la Luna Occidens, situati ai lati dell’attico, aventi la funzione di inquadrare la vittoria dell’imperatore in un’ottica cosmica, le Vittorie e i Geni delle stagioni presenti negli spicchi del fornice centrale, e le divinità fluviali nei pennacchi dei fornici laterali.

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Il fregio storico dell’Arco

Appartiene al IV secolo anche il lungo fregio narrativo che percorre tutto il perimetro dell’arco e racconta in ordine cronologico, attraverso sei pannelli, la presa del potere da parte di Costantino, dalla partenza da Milano alla proclamazione a capo dell’impero a Roma (adventus), passando per l’assedio di Verona e la battaglia di Ponte Milvio, fino ad arrivare al famosissimo rilievo dell’adlocutio, ovvero il discorso dell’imperatore ai soldati nel Foro romano.

L’imperatore si erge frontalmente sulla tribuna oratoria (rostra), alle sue spalle si distinguono diversi monumenti del Foro, tra cui l’arco di Settimio Severo, allineati su uno stesso piano, così come è allineata ai lati della tribuna la folla a cui si rivolge, attraverso l’uso della prospettiva ribaltata che determina l’allineamento di figure e monumenti su un’unica superfice.

Arco di Costantino
Fregio costantiniano, dettaglio dell’Adlocutio, da wikipedia.org

Dal punto di vista stilistico il fregio è stato ritenuto per lungo tempo dalla critica un esempio sintomatico della decadenza della scultura romana in età tardo antica, per via delle numerose infrazioni alle convenzioni canoniche di rappresentazione. Caratteristica saliente del linguaggio figurativo tardo antico è infatti la prevalenza del simbolismo sulla rappresentazione naturalistica delle figure, rappresentate rigidamente frontali e secondo proporzioni gerarchiche, come evidente nella figura dell’imperatore, significativamente sovradimensionata rispetto ai soldati. La rappresentazione è dominata inoltre da un forte linearismo dovuto all’uso prevalente del trapano, soprattutto nella realizzazione dei panneggi, che accentua i contrasti chiaroscurali e la scansione delle figure.  Simbolismo e linearismo sono funzionali a un’esigenza di immediatezza comunicativa degli episodi narrati.

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Nonostante le forti innovazioni il simbolismo del fregio non rappresenta un unicum assoluto, attingendo a modalità rappresentative molto diffuse nell’arte di provincia e plebea, in linea con il profondo cambiamento culturale che ha riguardato l’Impero romano nel IV secolo, dominato sempre di più dal ruolo di coloni, soldati delle province e mercanti, che imposero la loro arte anche sui monumenti ufficiali, senza dimenticare che spesso gli imperatori stessi provenivano dalle province.

 


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Arianna Trombaccia

Romana, classe 1996, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Storia dell'arte presso l’Università La Sapienza. Appassionata di scrittura creativa, è stata tre volte finalista al Premio letterario Chiara Giovani. Lettrice onnivora e viaggiatrice irrequieta, la sua esistenza è scandita dai film di Woody Allen, dalle canzoni di Francesco Guccini e dalla ricerca di atmosfere gotiche.

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