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Il bacio, un apostrofo rosa tra le pagine di un libro

9 minuti di lettura

«Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento»
F. de André, Amore che vieni, amore che vai

Dai mille basia di Catullo al celeberrimo scatto rubato di Doisneau, la storia del bacio percorre l’arte in tutte le sue declinazioni fin dal principio dell’arte stessa. Diciamolo, sia che il romanticismo ci scorra nelle vene a livelli da diabete, sia che per noi san Valentino sia meno divertente del giorno dei morti, nessuno rimane indifferente davanti a un bacio appassionato dipinto, scolpito, fotografato o raccontato. Vi proponiamo, dunque, una rassegna dei baci nella letteratura; forse non sono i più celebri e neanche i più belli, ma ognuno di essi contribuirà (speriamo!) a regalarvi un pizzico di romanticismo.

Cantico dei Cantici

In uno dei più belli e controversi libri della Bibbia ebraica al bacio è dedicato addirittura l’incipit. Il Cantico dei Cantici, a lungo escluso dai canonici libri biblici, è composto da otto sezioni, di cui cinque poetiche, e parla esclusivamente d’amore. È l’amore tra due giovani sposi, che dialogano tra loro scambiandosi reciproche lodi, ricordando le gioie passate e programmandone di future. Il dialogo fittizio è immerso in un’atmosfera amorosa ricca di tenerezza, ma anche di una sensualità decisamente marcata, come si può notare fin dalle prime parole della sposa.

«Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, migliore del vino è il tuo amore.
Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza,
aroma che si spande è il tuo nome:
per questo le ragazze di te si innamorano.
Trascinami con te, corriamo!
M’introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo di te,
ricorderemo il tuo amore più del vino».

Antonio Canova, Amore e Psiche, 1788-1793, marmo bianco, 155 cm, Museo del Louvre (Parigi) – particolare

Gli amori pastorali di Dafni e Cloe, Longo Sofista

Il cosiddetto romanzo greco, un genere letterario fiorito tra il I e il V secolo d.C., ha come tema esclusivo l’amore tormentato tra coppie di bellissimi giovani. Non fa eccezione Dafni e Cloe, che narra la vicenda – non a caso, ambientata a Lesbo, patria della poetessa Saffo – di due ragazzi cresciuti insieme che scoprono l’amore. Dafni e Cloe sono ingenui e immaturi: ogni passo che li avvicina alla consapevolezza del sentimento che provano l’uno per l’altra è meraviglia e turbamento. E il primo passo, naturalmente, è il bacio.

«Che mi fa mai il bacio di Cloe? Le sue labbra sono più delicate delle rose e la sua bocca più dolce del miele, ma il suo bacio è più doloroso di una puntura d’ape. Spesso ho baciato capretti, spesso ho baciato cagnolini di pochi giorni e il vitellino che mi regalò Dorcone; ma questo bacio è diverso: il respiro mi viene meno, il cuore mi sussulta, l’anima mi si strugge, eppure voglio baciarla ancora. Vittoria amara la mia, malattia nuova della quale non so dire nemmeno il nome!».

Inferno, V 127-138, Dante Alighieri

Un balzo di diversi secoli ci porta a quello che è forse il bacio più celebre della letteratura italiana: quello tra Francesca e Paolo, i due lussuriosi dannati nella Divina Commedia dantesca. Un bacio splendido perché drammatico: l’ultimo verso del racconto di Francesca lascia volutamente ambiguo se i due amanti riuscirono a consumare la passione, cosa che impedì loro di proseguire nelle loro letture, o se il marito di lei li sorprese proprio durante quell’unico e ultimo bacio.

«Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».

doisneau-bacio-hotel-de-ville.jpg
Robert Doisneau, Bacio davanti all’hotel de Ville (1950)

Romeo e Giulietta, I.V 94-112 William Shakespeare

Da una celebre coppia sfortunata a un’altra. Romeo e Giulietta, una delle più note tragedie shakespeariane, ci regala immagini sublimi, pur nella loro drammaticità. Una delle più belle è il primo bacio tra i due giovani, appena incontratisi ma già innamorati: un momento poetico altissimo, che però è l’inizio della tragica fine di “Giulietta e del suo Romeo”.

– Se credete che io profani con la mano più indegna
questa sacra reliquia (peccato degli umili, del resto),
le mie labbra rosse come due timidi pellegrini cercheranno
di rendere morbido l’aspro contatto con un tenero bacio.

– Buon pellegrino, voi fate un grave torto
alla vostra mano, che non ha fatto altro
che dimostrare un’umile devozione.
Anche i santi hanno le mani, e le mani
dei pellegrini le toccano; palma contro palma:
infatti è questo il bacio sacro dei palmieri.

– Ma i santi e i palmieri non hanno labbra?

– Sì, pellegrino, labbra che servono per la preghiera.

– Oh, allora, dolce santa, lascia che le tue labbra
facciano come le tue mani; esse pregano, tu esaudiscile,
in modo che la fede non si muti in disperazione.

– I santi non si muovono, eppure
esaudiscono coloro che li pregano.

– Allora non muoverti, così la mia preghiera
sarà esaudita. [La bacia] Ecco, le tue labbra
hanno tolto il peccato dalle mie.

Gustav Klimt, Il bacio (1907-1908)

Resurrezione, Lev Tolstoj

Tolstoj si staglia come un gigante tra i grandi – e molti – romanzieri dell’800. Creatore anch’egli di amori splendidi e tragici, di cui Anna Karenina è un esempio, Tolstoj è stato capace di scrivere una bella pagina nella storia del bacio in uno dei suoi romanzi meno conosciuti: Resurrezione, la storia di un giovane nobile, Dmitri Nechljudov, che deve fare i conti con le mancanze del suo passato e con un amore dimenticato ma che torna a bussare alla sua porta in modo inaspettato.

«Corse nuovamente verso Katjuša, la riafferrò per la vita e le diede un bacio sul collo. Ma quel bacio non era per nulla somigliante a quelli già dati due volte; il primo, incosciente, dietro il cespuglio di lillà, e quelli di quella stessa mattina, in chiesa.
[…] Tutto procedeva come al solito, ma l’animo di Nechljudov era in tumulto. Non capiva nulla di quello che gli si diceva, non pensava che al bacio dato a Katjuša, non poteva pensare ad altro. Quando essa entrò nella stanza, egli non si volse a guardarla, ma tutto il suo essere sentiva, respirava la sua presenza, e durava fatica non guardarla».

 

Silvia Ferrari

Classe 1990, nata a Milano, laureata in Filologia, Letterature e qualcos'altro dell'Antichità (abbreviamo in "Lettere antiche"). In netto contrasto con la mia assoluta venerazione per i classici, mi piace smanettare con i PC. Spesso vincono loro, ma ci divertiamo parecchio.

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