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Biotestamento: cosa prevede la nuova legge

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Mancano più di due settimane alla fine del 2017, ma si può già dire con una buona dose di sicurezza quale evento sarà considerato l’avvenimento clou del mese di dicembre (almeno, in Italia): l’approvazione al Senato della legge sul biotestamento. Una vittoria per i diritti civili e le libertà individuali proprio sul finire di questa legislatura.

Se n’è parlato molto e per molti mesi, fin da quando lo scorso febbraio Marco Cappato, esponente dei Radicali, aveva aiutato Fabiano Antoniani (meglio conosciuto come Dj Fabo) a raggiungere Zurigo per poter porre fine dignitosamente alla sua vita, cosa che non gli era stato possibile fare a Milano nonostante l’appello che egli stesso aveva rivolto, dal suo letto di ospedale, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La vicenda di Dj Fabo, così simile a quelle di Eluana Englaro (2009) e Piergiorgio Welby (2006), ha spinto di nuovo l’opinione pubblica a riflettere sulla possibilità di scegliere, in determinate condizioni, di rinunciare alle cure mediche. Possibilità che, fino a oggi, mancava in Italia.

I detrattori hanno gridato all’eutanasia, al pericolo di una futura soppressione delle persone malate – in alcuni casi facendo paragoni che definire infelici è un eufemismo, come quando, sulla sua pagina Facebook, Mario Adinolfi (direttore responsabile del quotidiano La Croce) ha accostato la vicenda di Dj Fabo al programma eugenetico nazista volto al miglioramento dell’“igiene razziale”. Il punto, però, è che la legge approvata il 20 aprile scorso alla Camera e oggi al Senato (con 180 voti favorevoli, 71 contrari e 6 astensioni) non ha niente a che fare con l’eutanasia, che resta ancora vietata nel nostro Paese.

La legge prevede semplicemente che, nel rispetto della Costituzione, nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito senza il consenso libero e informato della persona direttamente interessata. Il riferimento al “consenso libero e informato” sottolinea la primaria importanza del rapporto di fiducia che deve sempre esistere fra un paziente e il medico che lo ha in cura. Anche nel caso di pazienti minorenni, benché il consenso sia espresso dai genitori o dal tutore legale, si dovrà tenere conto della volontà del malato.

Con questa legge, ogni cittadino maggiorenne e giuridicamente capace potrà far redigere, per atto pubblico o scrittura privata autenticata, delle disposizioni anticipate di trattamento (DAT), nelle quali esprimerà la propria volontà o meno di ricevere nutrizione e idratazione artificiali nel caso in cui in futuro non dovesse più essere in grado di autodeterminarsi. I medici saranno vincolati da quanto espresso nelle DAT, ma bisogna ricordare che il paziente avrà la possibilità di ritirare in qualunque momento queste disposizioni.

Nessuna eutanasia, dunque. Semplicemente, un atto di civiltà: la possibilità, per tutti coloro che a causa di una malattia conducono una vita che non reputano più dignitosa, di dire no all’accanimento terapeutico. Proprio nei giorni in cui si sta tenendo il processo a Marco Cappato per aiuto al suicidio, l’Italia aggiunge un altro tassello al suo mosaico dei diritti civili (dopo le conquiste di divorzio, aborto, unioni civili). Segno chiaro e inequivocabile che nemmeno conservatorismo e psicosi possono fermare la sacrosanta libertà di autodeterminarsi, base di uno Stato che riconosce valore e dignità ai propri cittadini. A questo punto, è il caso di dirlo, fino alla fine.

Francesca Cerutti

 

Foto in copertina: www.ecosangabriele.com

 

Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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