BOLOGNA – Grazie alla Fondazione Lercaro, supportata da Fondazione Carisbo e Genus Bononiae Srl, sono stati terminati i lavori di restauro della Maestà, uno dei capolavori del Cimabue, conservato nella Basilica di Santa Maria dei Servi. L’opera è realizzata a tempera su tavola, e si ricollega alla grande tradizione tardo duecentesca dell’iconografia bizantina nell’arte italiana. Qui la Madonna assume tratti più umili, da madre che sostiene il piede del figlio, affettuosamente proteso verso il corpo di Maria. Tuttavia, com’è possibile notare dalla riproduzione fotografica, l’opera ha più di un’imperfezione: sono i segni delle bruciature che i religiosissimi fedeli d’un tempo hanno involontariamente recato alla tavola con le loro candele, chini in atto di preghiera; o anche lacune cromatiche dovute ai buchi di spillo con cui i devoti si appuntavano le preghiere. Ora finalmente la Maestà – che i restauratori hanno confermato appartenere a Cimabue – è rigenerata, tornata giovane dopo tanto tempo. Oltre a candele e lanternini, infatti, anche i passati lavori hanno rovinato la conservazione della tavola, ripatinando eccessivamente alcuni punti e tradendo così il loro colore autentico.
Il restauro è stato eseguito dal laboratorio di Camillo Tarozzi sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio per le province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara. La Maestà sarà esposta alla Raccolta Lercaro dal 7 aprile al 1° maggio.
A.P.
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