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Un tumulto di colori e storie: Giotto e la Cappella degli Scrovegni

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Padova, perla veneta, si caratterizza per le sue piccole vie in stile romanico e per una miriade di portici. E proprio per questi ultimi è famosa, seconda solo a Bologna. Alcuni dei portici più maestosi della città sono quelli del Palazzo della Ragione, del Palazzo Emo Capodilista e di casa Palla Strozzi. Ma Padova non è solo la città dei portici del Veneto, è anche la città a cui è forse più legato il nome di Giotto. Proprio nella città veneta, infatti, si trova la celebre Cappella degli Scrovegni (sito ufficiale) con i maestosi affreschi giotteschi.

Le caratteristiche della Cappella degli Scrovegni

Tra il 1303 e il 1305 Giotto lavorò a Padova agli affreschi della Cappella degli Scrovegni creando uno dei capolavori artistici del Trecento. Le pareti, interamente ricoperte di affreschi, raccontano le storie di Anna e Gioacchino, della Vergine Maria e di Cristo, delle Allegorie dei Vizi e delle Virtù, e del Giudizio Universale. La composizione raffigura la maturità raggiunta da Giotto nella messa in pratica del rapporto organico tra architettura e pittura, che si amalgamano perfettamente con un risultato unitario e coinvolgente.

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Tra XIX e XX secolo la città di Padova ha effettuato svariati interventi di restauro e gli affreschi sono tornati al loro spendore con colori vivi e carichi di emozione. Oggi quando il visitatore entra nella Cappella degli Scrovegni viene travolto da un tumulto di colori e di storie, che inebriano la mente e il cuore.

padova cappella degli scrovegni di giotto
Dettaglio di una parete della Cappella degli Scrovegni

Giotto: un toscano a Padova

Toscano di nascita, Giotto fu allievo di Cimabue a Firenze e attorno al 1290 aprì la propria bottega. Tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento il pittore e architetto si divideva tra Firenze, Assisi e Roma. Grazie alla sua bravura e alla sua fama, venne chiamato a Padova nel 1303 da Enrico degli Scrovegni. Si dice che quest’ultimo abbia ordinato la costruzione della Cappella degli Scrovegni per espiare i peccati compiuti dal padre, indicato da Dante come uno dei peccatori nell’Inferno.

Boccaccio lo definì «il migliore dipintor del mondo». Da molti è ritenuto il pioniere dei valori dell’Umanesimo, grazie al suo superamento degli schemi artistici di eredità bizantina. Quel che è certo è che Giotto innovò profondamente la pittura del tempo, grazie a una rappresentazione che tiene conto del senso dello spazio, del volume e del colore.


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Silvia Gastaldo

Studentessa di storia, laureata in Management per i beni culturali e con un master in visual merchandising. Viaggi, libri, arte, cinema e moda sono le mie grandi passioni.
Sono sempre alla ricerca di nuove fonti d'ispirazione nel panorama artistico contemporaneo, spinta da un'inarrestabile curiosità.

Vivo tra Parigi e Venezia, e il mio cuore si divide tra una corsa in metro e un tramonto sulla laguna.