Conclavi

Come si sceglie un papa? La storia dei conclavi

Cambiamenti, misteri e segreti. Come si è evoluto nella storia il metodo di elezione dei papi?

7 minuti di lettura

I papi vanno e vengono. E quando uno di loro si sente poco bene, sembra che qualcosa a Roma inizi a ribollire. È il mormorio delle centinaia di cardinali, tra i quali verrà scelto il successore al soglio di San Pietro, che tramano, pensano ad alta voce e forse pregano. Si preparano a riunirsi nella procedura dal nome misterioso e latino: il conclave (da cum/com clave, chiuso a chiave), dalla quale prima o poi emergerà la nuova guida della cristianità cattolica. In molti storcono il naso pensando agli intrighi e alle alleanze degni di un thriller che entrano in gioco in questa fase, magistralmente messi in scena nel film Conclave di Edward Berger. Ma siamo creature ingenue e tendiamo a dimenticarci che la Chiesa è un’entità politica oltre che religiosa, e che è faticoso non comportarsi come una monarchia assoluta ed elettiva quando lo si è stati per tanti secoli e ci si regge ancora su una rigida gerarchia.

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Ralph Fiennes in “Conclave”
Fonte: freemalaysiatoday.com

La procedura di elezione del papa nei conclavi risente della tradizione precedente, ma soprattutto delle codificazioni del Novecento. Tra i 15 e i 20 giorni dopo la morte di un pontefice i cardinali elettori – fissati in numero non superiore a 120 e non più vecchi di 80 anni, come stabilito da Paolo VI – confluiscono a Roma, pronti a riunirsi nella Cappella Sistina e a vivere in clausura fino all’elezione del successore (per i fan dei dati: sul sito della Sala stampa del Vaticano si trovano tutte le statistiche sul collegio cardinalizio, mentre in questo sito si trovano analisi più approfondite sulle posizioni dei diversi cardinali nei confronti di temi importanti, oltre ad altre informazioni e riflessioni sui “papabili”).

Fino al 1996, i cardinali alloggiavano nei saloni del Palazzo apostolico, piuttosto inadatti a questa funzione: vi erano ricavate celle con dei tramezzi di legno e non tutti avevano acqua corrente a disposizione. Le finestre erano sigillate per annullare i contatti con l’esterno durante i giorni delle elezioni. Poi, Giovanni Paolo II stabilì che i cardinali potessero risiedere più comodamente nella Domus Sanctae Marthae, situata qualche centinaio di metri più in là e solitamente adibita a ospitare i religiosi in visita. Qui ogni cardinale ha a disposizione un appartamento ripulito da telefoni, televisioni e ogni altro strumento che metta a rischio la clausura assoluta. C’è anche un bus apposito a garantire lo spostamento da e per la Cappella Sistina, oltre a un enorme dispiegamento di forze che blinda tutta l’area in cui si muovono i cardinali.

Le regole del conclave dicono che chi ottiene i due terzi dei voti segreti dei cardinali sarà il nuovo papa. La prima votazione si tiene il primo giorno di conclave e, in caso di esito negativo, i cardinali tornano a votare quattro volte al giorno per ognuno dei giorni successivi. Se dopo la trentatreesima votazione la situazione non si è sbloccata, è ammesso un ballottaggio tra i due nomi con più voti. L’unica forma di comunicazione con il mondo è il comignolo della stufa che viene collocata nella Cappella: dopo ogni votazione le schede compilate vengono bruciate con l’aggiunta di sostanze che rendono il fumo nero in caso di esito negativo e bianco se l’elezione è avvenuta. Per fugare ogni dubbio sull’esito, in caso di successo, dal 2005 vengono anche suonate le campane della basilica di San Pietro.

Nei nostri tempi di sovraesposizione mediatica di ogni aspetto della vita e della politica, i conclavi assumono significati ancora più profondi. L’idea che questi uomini, potenti e legati a tradizioni millenarie, si isolino dal mondo ha un fascino irresistibile. Come in tutti i sistemi politici, anche l’elezione dei papi ha attraversato fasi diverse nel corso della storia, che hanno dovuto convivere con il fatto che, a Roma, la successione non poteva funzionare come in una tradizionale monarchia, di padre in figlio.

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Fumo nero durante il conclave del 1878
Fonte: garystockbridge617.getarchive.net

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I primi vescovi di Roma, da San Lino in avanti, indicavano direttamente il proprio successore quando erano ancora in vita. Con la diffusione del Cristianesimo, però, gli interessi in gioco si fecero troppo grandi per basarsi sul giudizio di un solo uomo. Perciò, tra il II e il III secolo, i papi si adeguarono alla procedura di elezione in vigore per tutti gli altri vescovi: era il clero della diocesi a votare, con l’approvazione o meno dei vescovi vicini e della popolazione laica. L’acclamazione popolare fu spesso il principale strumento di elezione di un vescovo, come fu per Sant’Ambrogio a Milano, Sant’Agostino a Ippona o Alessandro I a Roma. Nel frattempo, si era affermato il primato del vescovo romano sugli altri.

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Dopo la legalizzazione della religione cristiana prima (313) e la sua elevazione a credo ufficiale dell’Impero poi (380), gli imperatori si intromisero nel processo di scelta del pontefice, a volte presiedendo l’elezione, altre imponendo un candidato ben preciso. Giustiniano impose che il neoeletto papa non venisse consacrato finché l’imperatore non avesse dato la sua approvazione. Questa enorme influenza sarebbe poi passata nelle mani dei Franchi e degli imperatori del Sacro Romano Impero, scatenando un conflitto con una Chiesa che iniziava a concepirsi sempre più autonoma e potente, anche grazie alla donazione di Sutri del 728, che aveva allargato i suoi territori al di fuori di Roma. La lotta per le investiture che studiamo a scuola non è altro che una delle tante manifestazioni del conflitto tra i papi, che volevano liberarsi dalle ingerenze esterne, e i monarchi, che invece volevano mantenerle. Non erano d’altronde rari i casi in cui i cardinali stessi si rivolgevano alle autorità esterne laiche per essere tutelati dalle pressioni delle famiglie romane.

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A proposito di queste famiglie, la Chiesa volle correre ai ripari per proteggere almeno le apparenze dalle lotte di fazione che si scatenavano in città, anche per la scelta del papa. Una svolta decisiva arrivò con Niccolò II, che nel 1059 stabilì che fossero i cardinali (cioè, al tempo, i sacerdoti e i diaconi responsabili delle chiese di Roma e dei suoi immediati dintorni) a dover eleggere il papa, ufficializzando l’illegittimità di ogni intervento esterno, sia da parte della popolazione che da parte dei potenti laici. È da questo momento che ci avviciniamo a grandi passi ai veri conclavi: nel 1118, per evitare interferenze e pressioni, il conclave che avrebbe eletto papa Gelasio II si rinchiuse nel monastero di San Sebastiano (sul Palatino, non più esistente). Questo non fu sufficiente a proteggere il neoeletto papa dalla furia di Cencio II Frangipane (la cui famiglia apparteneva a una fazione opposta a quella vincitrice), che rapì il papa con i suoi uomini e lo liberò solo dopo la sollevazione popolare.

Un secolo e mezzo dopo, i tempi erano maturi per il primo dei veri conclavi della storia. Era il 1270, e a capo della Chiesa non c’era nessuno da diciotto mesi, poiché i cardinali riuniti a Viterbo non riuscivano a mettersi d’accordo su un candidato. Troppo tempo secondo il podestà cittadino, che decise di rinchiudere gli elettori nel palazzo papale, scoperchiando il tetto e nutrendoli a pane e acqua finché non avessero preso la loro decisione. Fu scelto Gregorio X, che si rese conto dell’efficacia della clausura e la regolamentò nel 1274. Bonifacio VIII incorporò le decisioni di Gregorio nel diritto canonico, cercando di liberare ulteriormente la Chiesa da ogni influenza esterna durante il suo pontificato, ma non poté evitare il trasferimento della sede papale ad Avignone nel corso del Trecento. Se da una parte il periodo avignonese portò la Chiesa sotto l’influenza francese, dall’altra le diede anche un secolo di respiro dalle trame delle famiglie romane.

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Risolto lo Scisma d’Occidente (quando, tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, c’erano in giro per l’Europa tre papi diversi, eletti da altrettanti conclavi che si consideravano legittimi), la Chiesa di Roma proseguì per la sua strada. È del 1492 il primo conclave nella Cappella Sistina, mentre nel 1621 il voto divenne rigorosamente segreto. Capitava spesso, soprattutto in età moderna, che i papi nominassero i cardinali scegliendoli tra notabili laici, i quali avrebbero eventualmente ricevuto l’ordinazione sacerdotale in caso di elezione a pontefici. Solo nell’Ottocento i cardinali tornarono ad essere selezionati tra i religiosi, mentre nel Novecento la Chiesa dovette iniziare a guardare al di fuori dei confini di Roma, elevando vescovi da tutto il mondo a ricoprire quei ruoli, non più solo membri della ristretta cerchia italiana ed europea di potere.  

La procedura dei conclavi veniva intanto codificata con sempre maggiore precisione, ma non riusciva a liberarsi dalle ingerenze dei monarchi cattolici europei, che avevano un informale diritto di veto sull’elezione (ius exclusivae) e che non si facevano troppi problemi a esercitarlo. Ancora nel 1903, l’Austria si oppose a una nomina, facendo tornare i cardinali al voto; fu eletto Pio X, che interruppe questa pratica minacciando di scomunicare qualunque cardinale che si fosse fatto portavoce di un veto della sua nazione di provenienza.

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Ancora oggi le pressioni esterne sono numerose, e non più solo politiche, ma anche prepotentemente mediatiche. Appaiono pubblicità di scommesse sul prossimo papa e anche sul nome che sceglierà (ma attenzione, non cedete: nel 1591, Gregorio XIV ha previsto la scomunica per chiunque scommettesse sui conclavi). I media dedicano servizi speciali ad approfondire il sostegno di cui godono i cardinali all’interno del collegio e le loro posizioni nei confronti di temi importanti. I telegiornali si aprono con bollettini medici dal tono deluso se le condizioni del papa non sembrano critiche. In pratica, sembra che in molti non aspettino altro che il conclave.

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Miniatura raffigurante un papa sconosciuto insieme ai suoi cardinali. Dettaglio di Les Très Riches Heures du duc de Berry
Fonte: commons.wikimedia.org

Ora, a prescindere da quanto tempo ci separi dalla prossima elezione, possiamo scegliere di viverla con diversi stati d’animo. È chiaro che per chi è religioso e si riconosce nella Chiesa romana saranno giorni di preghiera e di introspezione, di lutto per il papa defunto, di curiosità per il successore, di speranza per una guida che incarni i propri valori. Per qualcun altro, credente o meno, le dinamiche del collegio sono una tremenda manifestazione di tutto ciò che ha allontanato la strada della Chiesa dal messaggio di Gesù. Altri ancora seguiranno le notizie esattamente come assisterebbero all’elezione di un qualsiasi altro capo di stato. Ma, a prescindere, sarebbe un peccato trascurare, a causa della rabbia, della tristezza o del cinismo, il fascino intrigante dei conclavi – così ritualizzati e aristocratici da doversi continuamente ricodificare – e non approfittare del periodo di sede vacante per dare un’occhiata negli anfratti più misteriosi della storia, perdendosi nel labirinto degli intrighi di palazzo che, per millenni, hanno fatto da contorno allo Spirito Santo che aleggiava nella Cappella Sistina tra i cuori e le menti dei cardinali che, ci piaccia o no, hanno scelto il corso della storia.  

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Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole e di pace. Sono specializzato in storia medievale, insegno lettere alle medie. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

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