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Fonte: stylepiccoli.it

Editoria italiana: si pubblica di più, ma quantità non è qualità

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8 minuti di lettura

Secondo i dati esposti dal Rapporto sullo stato dell’editoria italiana 2018, nel nostro Paese il mercato dei libri non cresce. A crescere è però il numero dei libri pubblicati e quello delle case editrici attive.

I numeri sono indicativi per rappresentare l’andamento di un fenomeno, ma ancor più importante è interpretarli o almeno cercare di farlo perchè i numeri non esauriscono la descrizione di una realtà così complessa.

Dati positivi, ma non troppo

L’editoria italiana cresce con 3,1 miliardi di vendite (compresa la stima di Amazon fatta dall’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori – Aie). I risultati sono però ben lontani da quelli del 2011, in cui il fatturato ammontava a 3,2 miliardi, ma senza Amazon. In altre parole, l’editoria italiana si trova, almeno a livello di vendite, in un momento di stasi.

editoria italiana
Il grafico riporta la stima del Rapporto sullo stato dell’editoria italiana dell’Aie.

Ciò non accade per la produzione di libri, che continua a crescere insieme alle nuove case editrici. Dal 2010 ad oggi sono nate 755 nuove case editrici: considerando che i dati del 2018 non sono ancora completi, si può dire che ogni anni nascono circa 100 nuovi editori.

Il paradosso: i lettori non aumentano

Se aumentano i libri pubblicati e le case editrici, se (altro dato interessante) il prezzo dei libri rimane pressochè lo stesso, perchè le vendite non aumentano? Perchè non aumenta il numero di lettori.

editoria italiana
Fonte: stgilesjunior.org.uk

Il Rapporto Aie dimostra che gli italiani sono un popolo di lettori deboli (e quindi di deboli acquirenti). Le ragioni sono molte: contrazioni del reddito, sfiducia verso i più tradizionali ascensori sociali. Altri dati, di gran lunga più allarmanti, illustrano una prospettiva inquietante: in Italia le competenze di lettura e di comprensione del testo sono le più basse tra i Paesi avanzati (OCSE-PISA). Il 38,1% dei ceti dirigenti e professionali e il 32,3% dei laureati non legge nessun libro nel tempo libero.

Dati che dovrebbero di certo far riflettere ed esortare alla ricerca di una via di miglioramento, se non di risoluzione, del problema.

Quantità è qualità?

I numeri sono fondamentali e descrivono lo stato allarmante dell’editoria, della cultura e della società italiana, ma sono davvero sufficienti?

Oltre alla quantità, bisogna analizzare la qualità del prodotto in commercio. Questo non è di certo il compito del Rapporto Aie, ma lo sarebbe di tutti gli articoli che ne parlano e che -invece- si limitano a riportare numeri.

editoria italiana
Fonte: hackernoon.com

La qualità di un libro non si misura dal numero di copie vendute, soprattutto perchè quello del libro è un mercato e -come ogni mercato- si fonda sul principio della domanda e dell’offerta. E la domanda dei clienti (nell’editoria come in qualsiasi altro ambito) non cerca necessariamente la qualità. Se così fosse, le sorelle Brontë ora sarebbero considerate tre misere dilettanti, dato che la loro prima raccolta di poesie vendette solo due copie al momento della pubblicazione. Lo stesso vale per tutti gli autori messi al bando, incompresi e talvolta proibiti, che invece hanno scritto opere immortali.

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Nell’ottica contemporanea, uno scrittore diventa invece apprezzato e apprezzabile a seconda del numero di copie vendute. Per sua stessa natura la materia artistica e intellettuale dovrebbe prescindere dai numeri e dal consenso ed è invece costretta a soccombervi. Se così non fosse perchè tanti classici della letteratura (italiana e straniera) sono fuori produzione da decenni o addirittura inediti?

Desaparecidos illustri

Solo alcuni esempi di illustri mancanze nell’editoria italiana: sono inediti in Italia la maggior parte dei racconti di Mary Shelley e diversi suoi romanzi, alcuni romanzi di Louisa M. Alcott e di Lucy M. Montgomery, i romanzi brevi e le poesie di Edith Wharton. Sono invece fuori produzione le poesie delle sorelle Brontë e una raccolta piuttosto ampia di poesia femminile del Quattrocento italiano (entrambe precedentemente editi da Oscar Mondadori).

L’iconico rogo di libri del film Fahrenheit 451 di François Truffaut. Fonte: medium.com

Altro discorso è quello delle edizioni: spesso le edizioni non sono complete, propongono testi mutilati o riadattati che nulla (o poco) hanno a che fare con l’originale. Altre volte il lettore è addirittura dissuaso dall’acquisto, perchè alcuni pilastri della letteratura mondiale sono disponibili solo in edizioni non economiche.

Questo è il caso delle poesie di Percy B. Shelley -perchè il mercato è equo e si accanisce allo stesso modo su autrici e autori- e di alcuni romanzi di Colette, tra cui quelli della serie Claudine, la sua fatica letteraria più fortunata. In entrambi i casi le edizioni economiche (rispettivamente edite da Rizzoli BUR e Mondadori) sono fuori produzione: non resta che acquistare l’edizione dei Meridiani Mondadori ad un prezzo improponibile per il lettore comune, con una media di 60euro a libro.

Il mercato dell’usato diventa così una necessità anzichè una scelta e relega i lettori a risultati di fortuna.

L’educazione sentimentale dei lettori

È naturale che la domanda influenzi l’offerta, ma avendo questi dati allarmanti alla mano è necessario che avvenga anche il contrario. Se il mercato editoriale -oltre a curare i propri naturali interessi- riproponesse letture di spessore (sia classiche che contemporanee), ci sarebbero sensibili vantaggi per entrambe le parti.

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Fonte: favim.com

I lettori ne uscirebbero di certo arricchiti e si porrebbe (almeno in parte) rimedio agli allarmanti dati sul loro numero. I lettori già attivi diventerebbero infatti più consapevoli (perchè non basta solo leggere, ma anche saper leggere) e sul loro esempio se ne aggiungerebbero altri, spinti dalla curiosità suscitata dai grandi nomi, con vecchi e nuovi titoli. Il pubblico di lettori crescerebbe e con esso anche il mercato librario.

In questo modo si avrebbe un mercato editoriale florido, una cultura comune più profonda e una maggiore consapevolezza di sè e del mondo.

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