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Elogio dell’astensione

10 minuti di lettura

Sono trascorse ormai tre settimane dalle ultime elezioni politiche, la situazione è ancora di stallo, ieri sono stati finalmente eletti il Presidente della camera e del senato.

Col dovuto rispetto a chi è andato a votare e chi crede ancora nel voto vorrei esprimere le mie perplessità su questa pratica in Italia.

Per prima cosa bisognerebbe partire dallo spiegare perché una legge elettorale simile non sia stata né cambiata né modificata da alcun governo, e si consideri che avrebbe avuto modo di farlo sia la sinistra che il PD.

Questa legge elettorale doveva servire per un passaggio ad un parlamento bipolare: da un lato la destra e dall’altro la sinistra. Modello USA, si sa che noi copiamo solo ciò che arriva dagli Stati Uniti, come se fossero un esempio da seguire sempre e comunque.

Una volta che in parlamento fossero stati presenti solo destra e sinistra (PDL e PD) forse allora, e dico forse, si sarebbe modificata la legge elettorale. Un inciucio tra due partiti solamente è molto più facile; la governabilità affidata ad un solo partito è più sicura e, voglio essere maligno, le spartizioni più semplici e cospicue.

PD e PDL hanno iniziato troppo presto – in questo ha peccato maggiormente il PD del PDL – a considerare l’Italia divisa in due soli partiti. Il PDL ha, bene o male, raggruppato tutte le forze di destra, meno la Lega e qualche piccolissimo partito. Il PD invece non è riuscito a raggruppare nessun partito, piccolo o grande che sia, e anzi ha errato volta per volta il gioco delle alleanze.

In una politica bi-polarizzata la sinistra si trasforma in centrosinistra e la destra in centrodestra. Mentre la sinistra si sposta verso il centro alla caccia dei voti dei fantomatici “moderati”, la destra si trasforma in centrodestra e, fingendo di catturare altri “moderati”, ha fatto man bassa di elettori presi dall’estrema destra fino ad arrivare all’estrema estrema destra. Del PDL indimenticabili saranno le continue apologie del fascismo.

Il paradosso dei gelatai è una nota allegoria per capire come funzionerebbe il bipolarismo in Italia, ed è come funziona già negli USA.

In un’eventuale situazione bi-polare la scelta sarebbe caduta solo su PD e PDL. Il PDL si è macchiato di leggi ad personam per il suo leader o in netto contrasto con l’interesse sia dei cittadini che dello Stato stesso; il PD si è invece segnalato per un’opposizione inesistente, per non aver depennato leggi che avrebbe dovuto depennare, in poche parole la sinistra non ha mai fatto ciò che avrebbe dovuto fare, nemmeno il minimo sindacale.

E voglio chiudere questi 20 anni di politica con queste pochissime righe perché ormai è tutto noto e arcinoto.

A queste elezioni si è presentato una terza forza politica, quella del Movimento 5 Stelle, Movimento venuto su costantemente negli ultimi anni.

Perché nonostante questo nuovo movimento, che vuole cambiare la politica in Italia, la mia idea dell’astensione non è minimamente cambiata?

In un clima elettorale che ci ha sempre abituato ad essere etichettati di essere comunisti se sei in contrasto con le ideologie del PDL/Berlusconi o di berlusconismo nel caso non la pensassi come il (o uno dei) leader del PD; in quest’ultima elezione si è aggiunto il giudizio dei grillini che ti additavano di essere vecchio, di essere “pro-Ka$ta” o di essere schiavi del sistema. Personalmente, una volta che dissi che non sarei andato a votare, venni etichettato di “inutilità” da un fervente simpatizzante – non so se pure attivista – del M5S.

Le cose che non si sono volute notare sono tante e cercherò di essere il più sintetico possibile.

Daniele Luttazzi nel suo “guerra civile fredda” e nel suo spettacolo teatrale “Decameron” spiega in maniera chiara e sintetica il concetto di narrazione emotiva.

Secondo alcuni studi, che arrivano sempre dagli USA, si è scoperto che nei giorni di elezione non si va a votare secondo criteri razionali ma secondo suggestioni emotive. La narrazione emotiva serve a questo, a creare un legame emotivo tra il candidato e l’elettore.

Questa tecnica narrativa è stata utilizzata in maniera magistrale da Berlusconi, in maniera un po’ meno ottimale da altri leader politici. Altrettanta maestria l’ha usata Beppe Grillo. Scomponendo i fattori direi che si potrebbe così analizzare la narrazione emotiva secondo Grillo:

  1. OSTACOLI DA SUPERARE: Beppe Grillo e i grillini devono combattere contro la ka$ta per portare equilibrio, democrazia e nuovo vigore economico ed ecologico in Italia.
  2. DEBOLEZZE DELL’EROE: Beppe Grillo ha dei figli a cui non vuole lasciare un’Italia sprofondata nella melma com’è adesso. La debolezza dell’esser padre è un fattore che fa molta presa.
  3. OBIETTIVO – il protagonista deve volere qualcosa: ed è la salvezza dell’Italia, degli italiani, più lavoro per tutti, giustizia, democrazia, informazione, reddito di cittadinanza, e altro. Insomma, il suo programma politico.
  4. UNICITA’ DEL PROTAGONISTA: è sicuramente unico, è un comico che ha fatto da sempre satira politica e che adesso sta offrendo la propria immagine e la propria voce agli ‘indignados’ italiani.
  5. PROTAGONISTA E ANTAGONISTA DEVONO ESSERE AGLI ANTIPODI: in questo è stato a dir poco geniale. Mentre Berlusconi si è da sempre scagliato contro il comunismo: magistratura comunista, stampa comunista, escort comuniste; il PD si è invece scagliato contro… no, non si è mai messo in nessuna posizione antipodale all’avversario politico. Qui Grillo ha avuto il genio di racchiudere tutti in un unico antipode: la KA$TA.

A questi 5 punti si possono aggiungere in Grillo altre due tecniche di comunicazione: disumanizzazione del nemico e creazione di un mito.

Il comico genovese si è costantemente riferito agli eletti (siano essi di destra o sinistra) come a dei “morti”, quindi disumanizza – in questo e in tanti altri modi – il nemico da combattere creando così un distacco tra l’eletto e l’elettore, specie se l’elettore è deluso.

Dall’altro lato ha invece creato il mito del web. Secondo Grillo e i suoi, infatti, dal web si può fare tutto: si possono prendere notizie in tempo reale, si può conoscere la verità giudiziaria su un eletto, le informazioni circolano alla velocità della luce, si può votare, si possono guardare film, ascoltare musica, eccetera, eccetera. Come se il web riducesse tutto ad una sola morale – quella imposta da lui –  e non moltiplicasse invece le opinioni, i punti di vista e la pluralità è assicurata. Si sa che sul web ogni singolo utente può dire la sua, diversamente dalla TV, dalla radio o dai giornali.

Queste tre tecniche – narrazione emotiva, disumanizzazione del nemico e creazione del mito – mirano essenzialmente alle suggestioni emotive. Quello che ha fatto Grillo è stato semplicemente quello di guidare la rabbia e la delusione – di giovani disoccupati, elettori traditi, casalinghe disperate, laureati precari, padri licenziati, esodati, eccetera –  di tutte le categorie di persone deluse e incazzate, per questa crisi GLOBALE, e trasferirle in un progetto dove il comico e Gianroberto Casaleggio hanno un ruolo fondamentale.

Ancora è presto per dire se faranno bene o faranno male, quello che so per certo è che se dovessero applicare il loro programma durante una situazione critica del genere l’Italia potrebbe sprofondare nel baratro senza poterne uscire più.

Concludo dicendo che se un nuovo modo di far politica voleva esser creato, se una rivoluzione voleva essere guidata, allora si sarebbe dovuto scegliere un modo diverso di fare politica, ad esempio senza utilizzare gli escamotage delle suggestioni emotive.

Per questo motivo credo che non votare sia più utile che dare un voto di protesta a chicchessia, questa volta era il M5S, più avanti chissà.

 

 

 

Claudio Favara

Redazione

Frammenti Rivista nasce nel 2017 come prodotto dell'associazione culturale "Il fascino degli intellettuali” con il proposito di ricucire i frammenti in cui è scissa la società d'oggi, priva di certezze e punti di riferimento. Quello di Frammenti Rivista è uno sguardo personale su un orizzonte comune, che vede nella cultura lo strumento privilegiato di emancipazione politica, sociale e intellettuale, tanto collettiva quanto individuale, nel tentativo di costruire un puzzle coerente del mondo attraverso una riflessione culturale che è fondamentalmente critica.

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