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Festival e premi cinematografici: eterno conflitto, infinita polemica

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Con l’assegnazione dei Golden Globe pochi giorni fa si è ufficialmente aperta la stagione degli premi cinematografici negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Critici del grande schermo e giornalisti di tutto il mondo iniziano a fare pronostici per azzeccare chi sarà il più premiato, mentre attori, registi, sceneggiatori e compositori non possono fare altro che rimanersene in (relativa) tranquillità, aspettando il verdetto. Ma perché ogni anno siamo qui a parlarne? Hanno davvero valore tutte queste cerimonie, che a volte sembrano essere più eventi mondani che appuntamenti per gli appassionati? Proviamo a scoprirlo ripercorrendone la storia.

Prima di tutto, però, va fatta una distinzione preliminare: quella tra premi cinematografici in sé e per sé e Festival del cinema. La differenza fondamentale sta nello scopo che ciascuna delle categorie si propone di raggiungere. Fatte salve le peculiarità di ciascuna manifestazione, alcune delle quali saranno approfondite tra poco, si può dire che i Festival nascono principalmente come “vetrina” per film (inediti) che sarebbero destinati a rimanere sconosciuti o, comunque, ignorati dalla maggior parte del grande pubblico. Per questo motivo i Festival sono generalmente più elitari nella scelta sia del numero sia della provenienza dei film presentati; spesso lo scopo è dare risalto al cinema asiatico o dell’est Europa, che più difficilmente ha accesso ai nostri occhi e ai nostri cuori, o valorizzare registi alle prime armi. E, nello spirito di garantire imparzialità ed equità di giudizio, la commissione giudicante dei Festival è ristrettissima e comprende persone illustri che però non hanno necessariamente a che fare direttamente con il mondo del grande schermo.

La Mostra internazionale d’Arte Cinematografica, più comunemente conosciuta come “Festival di Venezia”, è la più antica manifestazione di questo genere. Nata nell’agosto del 1932, la Mostra internazionale di Venezia premia i suoi partecipanti con diversi riconoscimenti, tra i quali il più importante è senz’altro il Leone d’Oro. Come si diceva, le giurie sono composte da poco meno di una decina di personaggi, con nazionalità diverse e con professioni non necessariamente attinenti al cinema (vengono invitati, ad esempio, anche scrittori e personaggi televisivi). La selezione di film in gara è piuttosto ristretta: si può arrivare a un massimo di 20 film in competizioni per la sezione principale, premiata con il Leone d’Oro, e 18 rispettivamente per le sezioni Orizzonti e Fuori Concorso.

Il “circuito d’oro” dei Festival europei comprende, oltre a quello di Venezia, i prestigiosi Cannes e Berlino. Quello di Cannes, il cui premio più illustre è la Palma d’Oro, è nato nel 1939 come reazione alle ingerenze dei regimi fascista e nazista nel Festival di Venezia. Quello di Berlino, chiamato anche Berlinale, è più giovane e nacque principalmente per rilanciare la capitale tedesca come centro culturale e cinematografico; la giuria premia il miglior film con l’Orso d’Oro, simbolo della città. La filosofia che li fonda è più o meno la stessa della Mostra internazionale nostrana: premiare l’originalità e l’audacia, le capacità di un regista giovane, l’abilità degli attori di confrontarsi con personaggi complessi. Nonostante le severe regole che governano i Festival e il fatto che un successo ad una manifestazione di questo tipo non decreti necessariamente un successo altrettanto grande di pubblico, i premi cinematografici di Venezia, Cannes, Berlino e delle loro “cugine” continuano ad essere molto ambiti.

Altrettanto ambiti, però, sono gli Awards dell’industria cinematografica, tra cui primeggiano, naturalmente, quelli americani. A differenza dei Festival del cinema, che sono veri e propri eventi culturali spesso patrocinati dallo Stato, i premi come gli Oscar e i Golden Globe sono assegnati dalle stesse industrie cinematografiche che, in un certo senso, si autogratificano, esibendo i propri e gli altrui successi. Anche per questo in genere le cerimonie, che si riducono a un’unica giornata, hanno un carattere più disteso, quasi goliardico, rispetto alle composte serate dei Festival internazionali.

I film in gara, com’è noto, sono moltissimi; praticamente tutte le pellicole uscite nelle sale l’anno precedente all’assegnazione del premio sono potenziali vincitori. Uno stesso film, inoltre, può essere candidato a più categorie contemporaneamente. Tutto ciò rende inevitabilmente l’assegnazione dei premi un’operazione quasi commerciale: accade spesso, infatti, che i film in finale siano quelli che hanno riscosso più successo di pubblico, che hanno sbancato il botteghino, dei veri e propri kolossal. Difficilmente verrà assegnato un premio Oscar a un emergente regista polacco, a cui converrà piuttosto cercare fortuna tra i Festival del cinema internazionali. Anche per questo ogni anno la polemica intorno all’assegnazione dei premi è infinita. Tuttavia, forse proprio su questo punto gli Awards possono vantare una maggiore imparzialità rispetto alle Mostre cinematografiche.

Le giurie che assegnano i premi, infatti, sono piuttosto numerose e, anche se provengono tutte dal mondo del cinema e hanno per lo più la stessa nazionalità, possono forse garantire una maggiore varietà di giudizi. Il premio cinematografico più ambito è naturalmente l’Academy Awards, meglio conosciuto come Premio Oscar, nato nel 1929 (è stato il primo in assoluto) ad opera della Academy of Motion Picture Arts and Sciences, un’organizzazione che raduna oltre 6mila professionisti del mondo del cinema; ciascuno di essi è un giudice. I Golden Globe, invece, hanno una giuria decisamente più ristretta, ma comunque cospiscua: sono chiamati a votare 90 giornalisti, che devono necessariamente essere residenti ad Hollywood.

L’eterna domanda che ogni appassionato di cinema si pone è: sono più importanti i Festival o i premi cinematografici? La risposta, naturalmente, è che lo sono entrambi. I red carpet di tutto il mondo hanno il loro scopo specifico, diverso da quello di tutti gli altri: la ricerca della raffinatezza, la valorizzazione di un Paese o di una tematica dimenticati o il semplice fine ludico, di autogratificazione. Ogni motivazione è valida; si tratta di scegliere a quale riconoscimento ambire.

 

 

 

Silvia Ferrari

Classe 1990, nata a Milano, laureata in Filologia, Letterature e qualcos'altro dell'Antichità (abbreviamo in "Lettere antiche"). In netto contrasto con la mia assoluta venerazione per i classici, mi piace smanettare con i PC. Spesso vincono loro, ma ci divertiamo parecchio.

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