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Fresco e esilarante: l’Arlecchino di Strehler

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In occasione dell’inaugurazione della stagione teatrale per il semestre Expo, non poteva non ritornare sul palco del Teatro Studio Melato di Milano (dal 6 maggio al 7 giugno) il nostro amato Arlecchino di Strehler spettacolo che, con la regia di Giorgio Strehler, ha avuto un successo mondiale ed è in scena per l’undicesima stagione.

La scenografia, seppur semplice, grazie al ricorso a fondali rappresentati su teli, oltre a conferirle varietà e dinamicità, permette un veloce ricambio di scena, passando dall’interno di un palazzo all’interno di una cucina. Vengono così evocate le atmosfere strehleriane, mentre l’attenzione per i dettagli nei costumi dell’epoca trasporta con immediatezza lo spettatore nell’elegante Venezia settecentesca. Fondamentale e irriverente, inoltre, la presenza di un suggeritore che, all’ inizio di ogni atto, accende le sette candele disposte sul palco.

Nell’Arlecchino di Strehler domina le scene l’instancabile Ferruccio Soleri, il quale, dopo la morte del suo predecessore Enrico Moretti, sotto la guida di Strehler ha dato vita a un Arlecchino giovane, esilarante, acrobatico e scattante, rivoluzionando così l’intero impianto dello spettacolo. Sul palco dà vita al suo personaggio, facendo ridere di gusto e stupendo il pubblico per la sua freschezza e originalità: a distanza di anni non smette mai di emozionare, anche per lo stretto rapporto con il personaggio, che negli anni è maturato insieme a lui. Egli detiene, infatti, il Guinness World Record per la più lunga performance di teatro nello stesso ruolo.

Il Soleri è testimone dell’essenza dello spettacolo, uno scorcio su generazioni di attori passati, ormai scomparsi, e su giovani affiatati ed entusiasti: un passaggio di ruoli e di vite, un dono del suo regista da tramandare sia al suo pubblico che ai suoi interpreti. Il protagonista è dunque un ponte tra un passato mitico, un presente formidabile e un futuro che non si conosce.

Nell’Arlecchino di StrehlerI dialoghi, i lazzi, le incomprensioni e gli scambi di ruoli sono quelli di sempre: l’amore di Silvio e Clarice da una parte, di Beatrice e Florindo, dall’altra; i quadretti comici di Arlecchino alle prese con i suoi due padroni; i litigi tra Pantalone e il Dr. Lombardi… Queste scene rappresentano una piccola parte di “storia del teatro” vivente che, dal 1947, la fisionomia degli attori trasmette al pubblico. Così, dopo la sua vicenda umana e artistica di trionfi e di impegno, di strepitosa vivacità, Arlecchino è ancora lì,  concreto e poetico, fantastico e bizzarro, per continuare a vivere una nuova e irripetibile avventura teatrale, vicina e lontana allo stesso tempo.

«Strehler mi ha detto una cosa che ricorderò per sempre: “Ferruccio, io davvero non capisco. Tu invecchi, ma il tuo Arlecchino è sempre più giovane. Ma come fai?”»
(Ferruccio Soleri)

Nicole Erbetti

Arlecchino-di-Strehler

Redazione

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