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Il cimitero Monumentale di Milano: una città dentro l’altra

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Ci sono molti luoghi a Milano che testimoniano l’amore per l’arte e la cultura del capoluogo lombardo: l’imponente Castello Sforzesco, con i suoi fossati e i suoi giardini, il Palazzo Reale, dove folle di appassionati e curiosi sfilano ogni giorno lungo le sale di uno dei centri espositivi più importanti d’Europa. Celebre soprattutto per le mostre di grandissima importanza che attirano ogni anno migliaia di persone. Impossibile non citare poi il Duomo, custode da secoli della vita meneghina, vanto e simbolo della città. Ma esiste un altro luogo a Milano dove le arti più raffinate, le avanguardie più estreme e la bellezza della natura si incontrano: il cimitero Monumentale.

L’enorme complesso di sepolture venne inaugurato nel 1866, dal progetto dell’architetto Carlo Machiachini, anch’egli sepolto con la famiglia in una posizione speciale del “suo” cimitero, un luogo deputato alla sepoltura delle grandi personalità che diedero lustro a Milano: il Famedio, il tempio della fama. Si tratta di una costruzione nata per essere una chiesa, situata proprio all’ingresso del cimitero, al centro di due lunghe ali di gallerie suddivise su tre piani che abbracciano i numerosi “campi”, dove sono situate le sepolture a terra. Nel Famedio trovano spazio numerosi grandi nomi della storia milanese, da Alessandro Manzoni e Carlo Cattaneo, qui traslati mentre l’edificio era ancora in costruzione, fino a Dario Fo, Franca Rame, Giorgio Gaber e Giuseppe Meazza, che riposano nelle cripte.

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La facciata del Famedio con le gallerie collegate. Foto di Beatrice Curti

Il cimitero Monumentale di Milano è un museo a cielo aperto

Le due gallerie che si dipanano dal Famedio conducono il visitatore lungo un viaggio nella storia umana e artistica della città, con monumenti di fattura ineguagliabile, statue e altorilievi commoventi nella loro espressione del dolore della perdita. Ogni stile architettonico e artistico è qui rappresentato, come il Liberty, l’Art Noveau ed il Futurismo.

Il cimitero Monumentale di Milano è un archivio storico composto di pietra. Grandi artisti di ogni epoca lasciarono il proprio contributo al camposanto meneghino: Medardo Rosso e Lucio Fontana hanno qui lavorato e riposano nelle stesse tombe da loro realizzate. Antonio Canova e Adolfo Widt hanno realizzato statue di immensa bellezza, riuscite pienamente nello scopo di rendere immortali i loro autori e i loro committenti.

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Dettaglio di una tomba ad opera di Adolfo Widt. Foto di Beatrice Curti

Non è però di un artista così quotato la tomba che venne definita “la più bella del Monumentale”, bensì di uno scultore il cui nome si è perso tra le pieghe del tempo: Enrico Butti, esponente del simbolismo, stile fortemente in voga nel 1886, l’anno in cui Isabella Casati, la giovane a cui il monumento è dedicato, perse la vita per le conseguenze del parto a soli 24 anni. Non sono di grandi artisti nemmeno le spoglie sepolture del cimitero israelita, ormai divorate dalla vegetazione e levigate dal tempo, o la prima scultura che entrò nel nuovo cimitero appena inaugurato. Un sarcofago vegliato da un bellissimo angelo, al quale montano la guardia con solennità quattro coppie di baionette. La tomba di un giovane soldato garibaldino, Nicostrato Castellini Baldiserra, fu posta al lotto numero 1 nel 1866 e raggiunta molto presto da centinaia di migliaia di sepolture, cenotafi, colombari e semplici targhe commemorative per chi a Milano ha dato tanto o è stato solo di passaggio, come Carl Thomas Mozart, figlio del più grande compositore di tutti i tempi, che morì a Milano nel 1858, assolvendo al ruolo di funzionario pubblico per l’Impero Austriaco.

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La tomba numero 1 del Monumentale. Foto di Beatrice Curti

Il cimitero Monumentale è grande come una città, e come una città ha numeri civici, viali alberati, fontane, panchine e abitanti con le proprie storie eroiche o tragiche, note o dimenticate. Chi visita questa città nella città si trova catapultato in un regno di silenzio e pietra, dove ogni fotoceramica racconta una storia, ogni nome ricorda una vita e ogni scultura rappresenta una promessa di immortalità.

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Beatrice Curti

Laureata in Beni Culturali, ama l'arte sin da quando ne ha ricordo. Ha bisogno come l'aria di viaggiare, leggere e guardare film. Mai darle da mangiare dopo mezzanotte.