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In quarantena con filosofia: sul silenzio | òbolo /4

Chi dal Paradiso, chi dalle divinità assimilate in astri: da dove si origina il suono?

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Il Paradiso, secondo Dante, è formato da nove cieli, da nove sfere concentriche che fungono da rotaie per i pianeti allora conosciuti – in quella parte dell’universo che Antichi e Medievali chiamavano mondo celeste. I cieli, ruotando, producono un suono. O meglio, una musica.

In una coppia di terzine del primo Canto del Paradiso, Dante tenta di rendere in versi quest’insieme di sensazioni sinestetiche provocategli dalla visione che ora ha innanzi. Il suono che giunge a Dante, dice, è inaudito, nuovo, tanto nuovo da accendere in lui un desiderio di conoscenza così forte da stupirlo («la novità del suono e ‘l grande lume | di lor cagion m’accesero un disio | mai non sentito di cotanto acume»).

Qui, Dante, non inventa nulla. Nella sua descrizione dell’armonia celeste prodotta dal movimento dei cieli, riprende una tradizione filosofica che risale all’antica Grecia: il pitagorismo. Secondo i Pitagorici, la legge che governa il Cosmo è la legge dell’armonia. Ciò che è disarmonico è male (la malattia, la morte, il caos), ciò che è armonico è bene (la salute, la vita, l’ordine matematico). Così, le divinità, assimilate idealmente agli astri, rappresentano nell’astronomia pitagorica la forma esemplare dell’armonia. Nel loro movimento rotatorio, producono un suono quasi inudibile all’orecchio umano, forse, borgesianamente, troppo bello per essere accolto dal nostro udito.

Questo stesso suono ha ossessionato per una vita il musicista statunitense John Cage. Noi possiamo immaginare, potenzialmente, che una macchina ben elaborata restituisca qualsiasi combinazione di suoni tale da comporre una melodia più o meno armonica (è stato fatto). Noi possiamo produrre, e siamo in qualche modo costretti a farlo se vogliamo comporre della musica.

Ma quel suono che presumibilmente Dante sentiva, che i Pitagorici credevano essere l’effetto di un movimento celeste, che John Cage, facendosi rinchiudere in una camera anecoica, desiderava ascoltare, non può essere prodotto né trovato. Perché è da esso che ogni suono proviene – dal silenzio.


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Giovanni Fava

25 anni; filosofia, Antropocene, geologia. Perlopiù passeggio in montagna.