Nasce da un incontro e da una fascinazione il podcast di Mauro Pescio: Io ero il milanese. Uscito nel 2022, diventa un caso, con milioni di ascolti e una risonanza che a volte si fatica anche solo a sperare. Il successo e la volontà di diffondere un tema importante e attuale come la realtà carceraria fa sì che in poco tempo il podcast si trasformi in spettacolo teatrale e poi in libro. La restituzione teatrale è, secondo l’autore stesso, l’approdo naturale del lavoro svolto con il podcast, «perché lo spazio teatrale è, per antonomasia, lo spazio della rivoluzione, adatto quindi a dare voce alla rivoluzione personale di Lorenzo S. e alla sua storia difficile, dura, ma anche piena di speranza».
Leggi anche:
Il «furor» della tragedia senecana: passione, rovina e riflessione stoica
La storia di Lorenzo S.
Io nasco dalla narrazione del mio vissuto, dalla narrazione dei disastri della mia vita. Non è la storia di un eroe, al contrario, è la storia di tanti fallimenti e scelte sbagliate, che però a un certo punto sono state riconosciute come tali.
Lorenzo S. (il milanese)
Se è sempre vero che la vita ce la si può costruire a prescindere (quasi) da tutto, è altrettanto vero che talvolta ci sono condizioni che rendono difficile, se non praticamente impossibile, un riscatto. Lorenzo S., il protagonista di questa storia, il milanese, sembrava destinato alla vita che ha portato avanti fino ai quarant’anni. Ha appena dieci giorni, infatti, la prima volta che entra in un carcere, per fare visita al padre finito a San Vittore per rapina. La sua di carriera criminale, invece, inizia appena 12 anni più tardi, quando compie il primo furto. A 14 la prima rapina, arte nella quale si specializzerà, e la prima sentenza. Entra ed esce dal carcere in continuazione, fino a quando, compiuti 33 anni, riceve una una condanna che sa di ergastolo: 57 anni. Nonostante la prospettiva tragica e senza speranza, è proprio in carcere che Lorenzo riesce a elaborare i propri problemi e i propri dolori, ad aprirsi agli altri e salvarsi diventando una persona nuova, forse quella che sarebbe sempre stata se non avesse avuto una vita così complicata sin da principio. Pochi giorni dopo l’uscita dal carcere, nell’estate del 2017, Lorenzo incontra Mauro Pescio, a cui affida la sua storia.
La possibilità alla rieducazione
Come racconta lo stesso autore, «Io ero il milanese è il racconto di un uomo che nella vita ha fatto tante scelte sbagliate […]. È la storia di come non debba mai venire meno la speranza, la fiducia e soprattutto di come si debba sempre offrire un’altra possibilità». E Lorenzo questa possibilità l’ha trovata grazie a un progetto che da quasi 30 anni cerca di abbattere le barriere alzate dal pregiudizio verso coloro che si trovano dietro le sbarre: Ristretti Orizzonti. Si tratta della rivista della Casa di reclusione di Padova, fondata nel 1997 da Ornella Favero, giornalista e presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia.
Leggi anche:
Teatro da spiaggia: i romanzi per prepararsi alla prossima stagione teatrale
L’idea nasce quasi per caso, quando Favero viene invitata da sia sorella, insegnante in carcere, a tenere qualche lezione sulla comunicazione. Parlando con un gruppo di detenuti, la giornalista riconosce lo scontento e il disagio da parte loro di non sentirsi rappresentati da ciò che i quotidiani raccontavano delle carceri o dei reati. Partendo quindi da un bollettino, è cresciuto il progetto che a oggi vede pubblicazioni bimestrali di qualità prodotte dai detenuti stessi, che hanno così modo di riflettere su se stessi, la loro realtà e al tempo stesso raccontarla al di fuori senza filtri.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!
