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La “strada vera” tra Verona e Piombino,
in moto dalle montagne al mare

9 minuti di lettura

La moto è sempre stata una buona compagna per i viaggi turistici, specie quando si vuole restare sulle strade meno veloci e immerse nel verde. Quando ci sono paesaggi magnifici da attraversare, solcarli a cento all’ora è forse un insulto a ciò che l’Italia ha da proporci ad ogni passo. Raccontiamo in queste articolo un viaggio fatto in tre giorni in sella a una Honda, tra i più vari paesaggi italiani: dalle pianure, alle montagne, al mare.

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Locanda a Goito

In un tiepido venerdì mattina autunnale, il motore si è acceso a Verona con i fanali rivolti verso Piombino (LI). La strada da seguire per l’andata era quella della pianura, le corsie dritte e veloci, passando per le campagne venete, lombarde ed emiliane. Si attraversa Villafranca, Bozzolo, Casalmaggiore, in direzione Parma. Da notare a Goito, nell’alto mantovano, una locanda dalle architetture antiche con le finestre direttamente sul Mincio, che dona uno stile rustico durante il passaggio per il paese.

Si raggiunge Parma nell’ora di pranzo, una città tranquilla e soleggiata. Le vie del centro non sono troppo affollate e ci permettono di godere appieno la bellezza del duomo di Parma, la cattedrale di Santa Maria Assunta. L’accostamento con il battistero ricorda la piazza del duomo di Firenze, attorniata però da colori totalmente diversi.

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Berceto vista da Nord

Si riparte in direzione La Spezia, percorrendo la SS 308 per la Valle Taro. Lo spettacolo qui cambia, circondati dai colori autunnali delle foglie e dai primi boschi appenninici. Si arriva a Berceto dopo aver superato una strada davvero poco asfaltata, che costeggia per alcuni punti una parete nera di roccia e argilla colata. Berceto è attualmente il paese di montagna parmense più vicino al mare, con i suoi 808 metri di altitudine e una sessantina di chilometri dalla costa. Le case sono ancora “quelle di una volta”, i muri in pietra grossa e la tranquillità che contraddistingue i paesi di alta quota. La piccola piazza e il panorama sotto le pendici del monte fanno sentire sulla pelle la sensazione di “aria buona” che il piccolo paese riesce a trasmettere.

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Passo della Cisa, chiesa

La strada prosegue per il passo della Cisa, che separa l’Appennino ligure dall’Appennino tosco-emiliano e permette i collegamenti tra l’alta Valle Taro e la Lunigiana. Il passo è famoso per la sua particolare posizione e grazie al fatto che in inverno è uno dei pochi passi aperti sul crinale: storicamente fu oggetto di dispute per il controllo delle merci che vi transitavano, dirette al mare.

In corrispondenza del valico si può trovare la SS 62 della Cisa, che collega Sarzana a Verona. Proprio per la prima città si può scendere per arrivare alla costa puntando Massa. Arrivati a Carrara si iniziano a vedere i monti scavati all’inverosimile da chi ha lavorato quei massi per secoli, lasciando la sensazione di cime perennemente coperte dalla neve perfettamente visibili anche dalla costa.

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Castello del Boccale. Foto di Costanza Motta ©

La strada continua in direzione di Pisa dove il traffico si fa pesante e così diventa inevitabile prendere l’autostrada fino a Livorno, per poi proseguire sulla la litoranea fino a Piombino. Si passa quindi per Calafuria, piccolo paese dove è possibile ammirare Castel Boccale e la sua torre (nota anche come torre del Maroccone o del Diavolo), elegante struttura che sembra fare la guardia sul mare. La torre è stata costruita per volontà dei Medici nel XVI secolo, forse sui resti di una struttura preesistente realizzata dalla Repubblica di Pisa in epoca medioevale. Era possibile soggiornarci in poche persone, solitamente il castellano e qualche soldato: le dimensioni sono così modeste che non era possibile nemmeno riporci l’artiglieria.

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Acropoli di Populonia

La costa scorre veloce fino a Piombino, dove si possono attraversare paesaggi autunnali incontaminati. Le corsie sono sorvegliate dalle betulle nel loro addormentarsi con le foglie arancioni, specialmente arrivando sul rettilineo tra San Vincenzo e Piombino dove è possibile osservare la pineta e scrutare il mare oltre di essa. Si riesce a intravedere l’acropoli di Populonia sul promontorio, interessante sito archeologico tutt’oggi aperto e attivo.

Il ritorno ha avuto lo stesso percorso fino a Pisa, dove poi si può procedere verso Lucca. La città, anche dall’esterno, mostra rigogliosi prati oltre le mura e la possibilità di passare del tempo all’aria aperta anche in centro città. La strada per l’Abetone si fa riconoscere subito da molti cartelli lungo la via e sull’inizio della salita si riesce a scorgere Pisa sullo sfondo, la Piazza dei Miracoli che con le sue strutture si erge sopra le case.

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Ponte della Maddalena sul Serchio. Foto di Costanza Motta ©

Dopo pochi chilometri si incontra il Ponte della Maddalena (detto Ponte del Diavolo) che valica il fiume Serchio nei pressi di Borgo a Mozzano. Il ponte è una mirabile opera di ingegneria medievale, risalente al XIV secolo, su fondazioni probabilmente dell’XI, dovute forse alla volontà della contessa Matilde di Canossa; fu fatto restaurare da Castruccio Castracani. Del ponte si parla in una novella di Giovanni Sercambi del XIV secolo. Nel 1836 il ponte subì gravi danni per una piena e nei primi anni del 1900, per far posto alla ferrovia Lucca-Aulla, fu aperto un nuovo arco sulla parte destra del ponte che ne alterò notevolmente l’architettura originaria. Il riflesso sul Serchio, però, rimane unico e incomparabile.

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Panorama sul passo dell’Abetone, borgo Lama Mocogno. Foto di Costanza Motta ©

La strada prosegue stretta fra i boschi, passando paesini di montagna che si affacciano solo sulla vallata anch’essa pura e incontaminata. Più si sale di quota e più l’autunno avanza con i suoi colori, fino alla cima dove l’aria fresca fa sentire i primi brividi sulla pelle. Un panino in mezzo ai motociclisti della domenica e si riparte in direzione Modena, attraverso centrali idroelettriche, ruscelli, paesini sperduti nelle vallate toscane, ville, castelli e un panorama imperdibile sui colli.

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Castello di Pavullo nel Frignano. Foto di Costanza Motta ©

Arrivati a San Dalmazia si inizia ad intravedere la pianura e si arriva rapidamente a Modena. La città è viva la domenica e Piazza Grande, dove risiede il duomo, è colma e ricca di eventi.

Si riparte poi in direzione Verona, passando per le campagne emiliane e Ostiglia.

Le due ruote possono essere delle buone compagne di viaggio quando si vuole essere vicino al paesaggio che si sta attraversando, permettendo soste lampo (doverose dopo un centinaio di chilometri in sella) che possono essere anche il movente per visitare zone, monumenti o edifici storici che con l’automobile non ci si poteva nemmeno immaginare.

Costanza Motta

Laureata triennale in Lettere (classiche), ora frequento un corso di laurea magistrale dal nome lungo e pretenzioso, riassumibile nel vecchio (e molto più fascinoso) "Lettere antiche".
Amo profondamente i libri, le storie, le favole e i miti. La mia più grande passione è il teatro ed infatti nella mia prossima vita sono sicura che mi dedicherò alla carriera da attrice. Per ora mi accontento di scrivere e comunicare in questo modo il mio desiderio di fare della fantasia e della bellezza da un lato, della cultura e della critica dall'altro, gli strumenti per cercare di costruire un'idea di mondo sempre migliore.

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