Lucio Fontana (1899-1968) è conosciuto principalmente per le tele tagliate e bucate degli anni Cinquanta e Sessanta, ma un aspetto probabilmente meno noto è la sua produzione di opere in ceramica, un percorso che inizia in Argentina negli anni Venti e che lo accompagnerà per tutta la vita.
Visitabile fino al 2 marzo 2026, Mani-Fattura, la nuova mostra della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, invita il pubblico a riconsiderare il lavoro dell’artista non solo come pioniere dello Spazialismo e dell’arte concettuale, ma anche come scultore. Dall’esposizione emerge infatti come Fontana, oltre ad essere profondamente legato alla materia, è anche interessato al potenziale espressivo della creta.
Curata da Sharon Hecker, la mostra si sviluppa attorno a un’attenta selezione di opere: circa settanta, provenienti sia da note collezioni pubbliche sia da collezioni private, sono tutte differenti tra loro per forma e lavorazione. Dalle figure femminili si passa agli animali marini e alle composizioni astratte, che rispecchiano il suo percorso di vita, alternato tra Argentina e Italia.

Albisola, primi anni Cinquanta
© Fondazione Lucio Fontana, Milano, by SIAE 2025
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo si apre con Ballerina di Charleston, opera realizzata nel 1926 dopo il trauma della Prima guerra mondiale, combattuta da giovane insieme ai cosiddetti “ragazzi del ’99”. Proseguendo soggetti figurativi si alternano a forme astratte, entrambi specchio di diversi periodi storici e politici vissuti da Fontana in prima persona, fino ad accompagnare lo spettatore nell’Italia del periodo fascista, anni in cui crea piccole terrecotte grezze, non smaltate, per poi sperimentare con colori e smalti cangianti.

Durante la Seconda guerra mondiale, Fontana torna in Argentina e rientra in Italia dopo la guerra: ad attenderlo però c’è un Paese che in quel momento sta vivendo un boom economico e che è sempre più interessato ai nuovi linguaggi legati al mondo del design. Così in questi anni realizza piatti, crocifissi e forme astratte, opere che indagano le origini stesse dell’antica pratica della ceramica. Ammalianti sono le figure femminili che raffigurano donne che hanno fatto parte della sua vita: dalla moglie Teresita Rasini, alla scrittrice e intellettuale Milena Milani — unica donna firmataria del Manifesto dello Spazialismo — fino alla ceramista Esa Mazzotti.

Mani-Fattura restituisce dunque un ritratto inedito di Lucio Fontana, rivelando il legame profondo tra l’artista e la materia. Attraverso la ceramica, Fontana non solo sperimenta, ma dà forma a un linguaggio capace di unire tradizione e innovazione, arte e artigianato, gesto e pensiero.
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immagine in evidenza: © Mani-Fattura: le ceramiche di Lucio Fontana, 11.10.2025 – 02.03.2026, Collezione Peggy Guggenheim. Ph. Claudia Corrent