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Macchiaioli e Belle Époque: una mostra-viaggio a Terni

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4 minuti di lettura

A Terni sarà aperta fino al prossimo 17 giugno la mostra “Tra Macchiaioli e Belle Époque”, organizzata dalla Fondazione CARIT (Cassa di Risparmio di Terni e Narni). La mostra è allestita nei locali di Palazzo Montani Leoni (sede della Fondazione) e fa viaggiare il visitatore attraverso i capolavori dei maggiori esponenti del movimento dei “macchiaioli”: Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e Giovanni Boldini.

La mostra è ad ingresso libero ed è visitabile ogni venerdì, sabato e domenica dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 20. Per andare alla presentazione ufficiale della mostra clicca qui.

Collaborazioni importanti

Curata da Anna Ciccarelli e Ulrico Dragoni (vice presidente della Fondazione), la mostra raccoglie 26 opere dalle collezioni d’arte di istituti di credito, fondazioni bancarie e musei civici di tutta Italia.

Dopo essersi dedicata inizialmente solo a esposizioni di opere di artisti locali, dal 2017 la Fondazione CARIT si è aperta anche alla storia dell’arte italiana ed europea. Il successo delle precedenti mostre su Camille Corot e Canaletto ha portato alla nascita di quest’evento dedicato ai padri dei macchiaioli.

Chi sono i “macchiaioli”

In una delle sale del Caffè Michelangelo a Firenze si riuniva un gruppo di giovani artisti contrari alla tradizione delle Accademie. Nell’Italia dell’800 affermavano la teoria della “macchia”: la visione del reale creata da macchie di colore distinte, accostate o sovrapposte.

I macchiaioli si differenziano sia dall’impressionismo che dal naturalismo. Colgono ogni forma del reale (come i naturalisti), ma con un margine di soggettività. Non mettono in primo piano la luce (come gli impressionisti), ma il colore, anche se le due cose sono legate.

I diversi volti di Giovanni Fattori

La sezione della mostra dedicata a Giovanni Fattori presenta i suoi diversi volti: la pittura “impegnata” legata al Risorgimento, le scene di vita contadina, ma anche la produzione meno nota della ritrattistica.

Due dei cinque ‘volti-ritratti’ di Giovanni Fattori. A sinistra “Ritratto di uomo con barba”, a destra “Ritratto di vecchia”.

Giovanni Fattori, che si definisce «scrupoloso osservatore della realtà», si dedica alla ritrattistica nella sua vita più intima. I cinque ritratti esposti colgono non solo i dettagli somatici (con attenzione quasi fotografica), ma anche il carattere dei personaggi. Gli uomini e le donne ritratti non sono stati ancora identificati e questa è la prima volta che vengono esposti al pubblico.

Telemaco Signorini e Giovanni Boldini: la storia di due amici

Telemaco Signorini fu non solo pittore, ma anche teorico dei macchiaioli. Anche nel suo caso, oltre ai soggetti urbani e paesaggistici, spicca la sezione della ritrattistica con la tela del 1867 “Non potendo aspettare”. A differenza dei ritratti di Fattori, qui la protagonista è stata riconosciuta come Caterina Eyre, incontrata in un salotto di Marciano, nei pressi di Siena.

T. Signorini, “Non potendo aspettare” (1867)

A Firenze, Telemaco Signorini stringe amicizia con Giovanni Boldini. Uno sguardo alle opere esposte ed è subito evidente il carattere divergente dell’artista. Giovanni Boldini aderì infatti al movimento dei macchiaioli, ma non riuscì mai del tutto ad integrarsi. Emerge così il suo carattere mondano, le scene sono ambientate in salotti eleganti e le protagoniste sono soprattutto donne. Donne sicure del loro fascino e dell’attrazione che suscitano negli uomini. Dentro e fuori la tela.

[Tutte le foto sono dell’autrice ©]

G. Boldini, “Cantante mondana” (1884 ca.)

 

 

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