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La crisi di governo adesso è nelle mani di Mario Draghi

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4 minuti di lettura

È Mario Draghi da qualche giorno il nuovo protagonista della crisi di governo, che si avvia a prendere il posto di Giuseppe Conte alla Presidenza del Consiglio. Economista, accademico, dirigente pubblico italiano, Draghi è diventato celebre per la sua frase Whatever it takes (Tutto ciò che è necessario), che è diventata quasi il simbolo del suo lavoro di economista, ripresa in diverse occasioni, pronunciata in occasione del discorso tenutosi durante la crisi del debito sovrano europeo del 2012, con il quale dichiarò l’intenzione della Banca centrale europea di salvare l’euro a tutti i costi.

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Laureatosi alla Sapienza e specializzatosi al Massachusetts Institute of Technology, dopo una serie di incarichi prestigiosi, europei e internazionali, ha ricoperto il ruolo di Presidente della Banca Centrale europea dal 2011 al 2019. Nel 2018 è stato inserito da Forbes nella classifica annuale degli uomini più potenti del mondo, collocandolo al 18° posto. È attualmente membro del Gruppo dei Trenta, con sede a Washington.

La convocazione di Mattarella

Dopo la risposta negativa all’ipotesi di elezioni anticipate, a causa del periodo di emergenza attuale, il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha espresso le ragioni della sua scelta nel discorso tenutosi il 2 febbraio: «Le elezioni rappresentano un esercizio di democrazia. Ma ho il dovere di sottolineare, come il lungo periodo di campagna elettorale, e la conseguente riduzione dell’attività di governo, coinciderebbe con un momento cruciale per le sorti dell’Italia».

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Il 3 febbraio si è formalizzato così l’incontro con Mario Draghi al Quirinale, convocato da Mattarella il giorno precedente con l’intenzione di formare un governo di “alto profilo”, per gestire al meglio i fondi del Recovery Plan, fronteggiare la lotta al virus e la campagna vaccinale. In seguito all’accettazione con riserva dell’incarico, è iniziata per Draghi una prima fase di consultazione con i vari partiti per testare la possibilità di creare una maggioranza in Parlamento.

L’incarico a Mario Draghi: il punto della situazione

Sentimenti contrastanti hanno fatto seguito alla convocazione di Draghi come nuovo Presidente del Consiglio. La paura di alcuni è lo scenario di un nuovo governo tecnico, richiamando alla memoria il governo tecnocratico di Mario Monti.

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Contrastanti sono anche le prime opinioni internazionali, come quelle espresse dal Wall Street Journal qualche giorno fa: «Mario Draghi ha salvato l’euro, ma può salvare l’Italia dalla confusione politica? Non è affatto chiaro se la maggioranza del parlamento italiano sosterrà Draghi come presidente del consiglio. Se dovesse emergere una valida coalizione a favore dell’ex presidente della Banca centrale europea, i suoi compiti più urgenti includerebbero la formulazione di una strategia per la ripresa economica del paese dopo la pandemia di covid-19».

Le ultime 48 ore sono state scandite dall’incontro con i partiti, durante un primo giro di consultazione che sembra concludersi positivamente per Draghi. Renzi aveva risposto fin da subito positivamente, dichiarando il suo appoggio incondizionato al nuovo eventuale Presidente del Consiglio. Sì anche dal Pd e Forza Italia, con una apertura anche da parte del Movimento 5S, dimostratosi inizialmente scettico, e da Liberi e Uguali. Un po’ a sorpresa anche la Lega di Matteo Salvini ha aperto al sostegno a Mario Draghi. Sulla carta, il premier incaricato potrebbe godere di larghi consensi. Ma come potranno, all’interno della stessa maggioranza, coesistere posizioni diametralmente opposte?

Lucrezia Corigliano

 


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