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«Merci, Michel Houellebecq»: perché l’Occidente ha bisogno di lui

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Michel Houellebecq (Saint-Pierre, 1956) è uno scrittore, poeta, regista e sceneggiatore francese. Autore estremamente contemporaneo, guarda al contorno delle ferite più infette della società odierna, senza mai dirsi disgustato. Il rapporto con la realtà, la politica, l’economia e la solitudine, sono le costanti dei suoi romanzi, in cui giocano un ruolo sempre centrale le relazioni umane, soprattutto quelle tra uomo e donna. Tra toni ora sconsolati, ora provocatori, il suo desiderio è «scuotere l’Occidente», del quale può tranquillamente essere considerato uno dei pochi scrittori di rilievo.

Houellebecq: «Lo Zarathustra delle classi medie»

Così si autodefinisce. Il successo vero e proprio di Houellebecq comincia nel 1998 con il secondo romanzo, a partire dal quale la critica letteraria si spaccherà tra chi lo chiamerà “profeta” (ora dell’ingegneria genetica, ora del pericolo islamico ecc..) riconoscendo il fascino scandaloso delle sue opere e chi lo attaccherà accusandolo di oscenità, razzismo, misoginia, islamofobia e chi più ne ha più ne metta.

Cronologicamente parlando, Houellebecq è prima di tutto un poeta e, in gran parte della sua produzione in prosa, c’è una chiara “tendenza” alla poesia, che per lui è «un’attività spontanea. Ho l’impressione che la poesia si autogiustifichi. Non c’è la dimensione del lavoro presente nel romanzo. È un processo molto legato all’inconscio, e spesso più piacevole».

Il suo primo lavoro, Estensione del dominio della lotta, apre la strada ai romanzi successivi facendosi per primo feroce portavoce della riflessione sulla condizione dell’uomo adulto occidentale. Seguono Le particelle elementari, Piattaforma, La possibilità di un’isola, La carta e il territorio. Infine escono Sottomissione nel 2015 e Serotonina (acquista) nel 2019.

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L’Amour secondo Houellebecq

L’amour, spesso incapsulato in tristissime parabole, fa da sottofondo a gran parte dei romanzi e spicca di tanto in tanto sotto forma di ricordo, erotismo e immagine. Forse tutti i libri di Houellebecq sono in fondo libri d’amore, un amore strappato in due dal suo essere terribilmente necessario da un lato e dalla sua impossibilità di fondo dall’altro.

«Non credo di sbagliare paragonando il sonno all’amore; non credo di ingannarmi paragonando l’amore a una sorta di sogno a due, certo con brevi momenti di sogno individuale, piccoli giochi di congiunzioni e incroci, ma che comunque permette di trasformare la nostra esistenza terrena in un momento sopportabile – ed è anche, a dire il vero, l’unico modo per riuscirci».

(M. Houellebecq, Serotonina)

Ha un ruolo-chiave anche il sesso, descritto nei dettagli più realistici e sempre calato in un’ultracontemporaneità che va alla deriva. È il sesso ai tempi delle escort a portata di clic e di YouPorn, in cui forse sognare un eros sublimato ha davvero poco senso .

Il bacio con la finestra, Edvard Munch

Serotonina

Serotonina è racchiuso in questa sua frase: «tutto esiste, chiede di esistere, perciò si sviluppano situazioni, a volte portatrici di potenti configurazioni emotive, e un destino finisce per compiersi». Si tratta dell’ultimo romanzo uscito e di una houellebecqata in piena regola e molto significativa.

Il protagonista è Florent-Claude Labrouste, funzionario del ministero dell’agricoltura di 46 anni, nel pieno del tramonto della sua relazione con Yuko, giovane donna giapponese. Grazie all’assunzione di un farmaco, il Captorix, Florent-Claude è in grado di affrontare la vita, di tentare di ritrovare un amore perduto, di non farsi travolgere dalla crisi dell’industria agricola francese che non resiste alla globalizzazione e alla deriva della classe media. È un personaggio per il quale la correttezza politica non è di casa, tendenzialmente misoneista e strutturalmente sessista. Le giovani donne sono per lui «giovani fiche umide», di cui è essenziale precisare le abilità sessuali. L’eccezione c’è, si chiama Camille.

Houellebecq
Fonte: ibs.it

Tutto il libro è pervaso da un’atmosfera di fallimento continuo, di speranze che trovano la loro fine dietro ogni angolo e di desideri che si esauriscono, primo fra tutti quello sessuale. All’inizio sembra che Houellebecq non abbia più molto da dire, che stia riempiendo le pagine con l’ennesimo stanco ritratto della borghesia politicamente scorretta francese, con le solite storie di donne con il dramma dell’impotenza come unica novità. Come se fosse lo stesso libro che scrive da vent’anni, insomma.

Poi però arrivano grandi pagine, tra cui quelle che raccontano l’incontro con l’amico Aymeric d’Harcourt o quelle sugli agricoltori in rivolta, e le sorti del romanzo si risollevano definitivamente, testimoniando che l’intuizione originaria di Houellebecq ha funzionato ancora una volta. Viene da chiedersi solo che cos’altro potrà mai scrivere dopo un testo tanto conclusivo come Serotonina.

Perchè abbiamo bisogno di lui?

La sua prosa volutamente sciatta, fatta di inserti saggistici, così come di slanci poetici ci può infastidire o ci può far innamorare. In entrambi i casi, le storie di Michel Houellebecq non lasciano indifferenti, ma generano dibattito, il che è raro nel panorama editoriale odierno.
Altrettanto raro è riuscire a sedurre come fa lui: nella banalità e nello squallore, nei panni dell’uomo insoddisfatto professionalmente, instabile sentimentalmente, afflitto da mali immaginari, incarnato dai suoi personaggi, sempre eroi mancati, indefiniti, soli. 

Houellebecq
Fonte: arcanestorie.it

È difficile trovare qualcuno di più contemporaneo di Houellebecq, più bravo di lui nel descrivere in modo vero e disperato un Occidente tragico, grottesco, agonizzante e limitato. Il sarcasmo con cui setaccia questo disagio unico e speciale incontra una sorta di pietà per l’essere umano, che spinge a cercare per lui, di libro in libro, nuove soluzioni: la clonazione, la conversione all’Islam, il trattamento farmacologico e via dicendo. Per poi accorgersi che nessuno di questi è in grado di curare le debolezze, le crepe logiche e i nostri modi insulsi di fare e di essere.
È il caso di dirlo: che si tratti di metafisica o di pornografia, di raccontare l’impasse della politica, le aporie della relazione amorosa o le scene grottesche della vita quotidiana, Michel Houellebecq è uno dei pochi ancora in grado di scrivere. E noi occidentali abbiamo bisogno di lui.

 

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Arianna Locatello

Classe 1998, studia Filosofia all’Università di Verona, ma nutre un amore spassionato anche per la letteratura, la musica e la natura.
Di tanto in tanto strizza l’occhio ad un certo Martin Heidegger, ma ha venduto la sua anima ad un paio di ragazzacci venuti prima e dopo di lui.
Sogna di diventare un giorno l’essere pensante che è, servendosi di due mezzi: il viaggio e la scrittura.

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