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I millennials fanno poco sesso

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6 minuti di lettura

I millennials fanno poco sesso, mai ci saremmo aspettati una simile rivelazione. Nell’era di internet, del porno amatoriale, dei gadget erotici venduti su Amazon, si fa meno sesso rispetto a quando la pillola anticoncezionale era ancora una chimera. Assurdo, verrebbe da dire. Eppure un recente studio pubblicato sulla rivista Archives of Sexual Behavior lascia ben pochi margini di dubbio: i ragazzi nati a partire dal 1990, fanno molto meno sesso rispetto alle generazioni che li hanno preceduti. La ricerca, condotta negli Stati Uniti da Jean Twenge dell’università di San Diego, Ryne Sherman della Florida Atlantic University e Brooke Wells della Widener University, si ricollega indirettamente al report del 2015 del Center For Disease Control, che svelava come siano notevolmente diminuiti i ragazzi tra i 15 e i 19 anni che dichiarano di aver avuto rapporti sessuali. Un decremento piuttosto significativo specialmente per quanto riguarda il genere maschile.

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Generazione Y contro Generazione X, baby boomer più intraprendenti rispetto alla generazione cresciuta a pane e porno pop. Lo studio della dottoressa Twenge parla chiaro: il 15% dei giovani d’età compresa tra i 20 e i 24 anni ha un comportamento sessuale simile a quello della generazione dei loro bisnonni, i “puritani” degli anni Venti. Nessun partner dopo il compimento del diciottesimo anno d’età, zero voglia di avventure e sesso occasionale. Ma cerchiamo di capire perché i millennials fanno poco sesso.

Una scelta consapevole, per carità. Sono sempre più alti i rischi di malattie sessualmente trasmissibili e un accurato insegnamento dell’educazione sessuale ha senza dubbio messo in guardia i giovani di oggi dai dolori del sesso. Che comporta anche gioie, però. Ecco allora che lo spauracchio dell’HIV come causa principale di tale decremento regge fino a un certo punto, tanto più che esistono preservativi di ogni marca e tipo.

No, il fattore principale è proprio l’essere nati nell’era digitale. Lì dove tutto è concesso e l’amore scivola fluido sui binari del web, il desiderio sessuale si sfoga nello spazio di quattro mura dotate di connessione internet. È la legge dell’accessibilità facile: più si ha, più è un gran casino. Eppure i film porno hanno aiutato intere generazioni di ragazzi senza per questo renderli inabili a un rapporto carnale vero. Cos’è che è andato storto per i nostri giovani?

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Si ha poco tempo, si studia e lavora troppo, e in periodo di crisi ci si arrabatta come meglio si può per portare a casa uno stipendio decente. Poca voglia ed energie, allora, per tenere i ritmi adatti a una vita sessuale “seria”. La depressione economica, inoltre, ha anche un altro effetto deleterio: si vive con mamma e papà che, si sa, nella maggior parte dei casi colonizzano il divano con l’impossibilità di rendere accessibile la casa. Vita dura, allora, per i poveri millennials che altro non possono fare se non ricorrere al porno, accessibile in misura incredibilmente maggiore rispetto al passato.

Considerando che buona parte degli psicologi specializzati in fattori comportamentali e relazionali affermano che un numero elevato di pazienti giovani si dichiara soddisfatto dal porno e da internet, la questione si fa più chiara ma al contempo complessa: perché i millennials fanno poco sesso? E soprattutto perché avvertono così poco la necessità di un godimento sessuale carnale? Il dottor Ildiko Kovacs ha dichiarato a Vice che «quello che vediamo è che nella fase iniziale, anche alle scuole superiori, [molti giovani] si rivolgono al porno e ottengono una gratificazione immediata. Non devono preoccuparsi di un’altra persona e non saranno respinti». Un problema serio, dunque, che investe l’intera sfera relazionale di giovani sempre più fragili ed emotivamente instabili.

La dottoressa Twenge ha affermato che quella odierna «è una generazione molto avversa al rischio» e se da un lato ciò può rappresentare una buona notizia per la salute sessuale, dall’altro accende un campanello d’allarme sui precari equilibri emotivi della Net Generation. La paura del rifiuto e del confronto è alla base di quell’ansia da prestazione che finisce per bloccare sul nascere ogni impulso avvertito come fuori controllo.

«Per alcune persone [il sesso] diventa davvero una cosa da pianificare – dichiara KovcsE ad alcuni può non fare benissimo. Semplicemente non vogliono affrontare le possibilità di fallimento. E credo che sia evidente soprattutto al liceo e all’università. Nessuno vuole sforzarsi. Ci sono cose più importanti da fare». Ma un giovane “spaventato” può diventare un adulto impreparato ad affrontare una relazione romantica adulta. Lo dice la Twenge, ma è un dato di fatto. Meditiamo ragazzi, meditiamo.

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Ginevra Amadio

Ginevra Amadio nasce nel 1992 a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza con una tesi sul rapporto tra letteratura, movimenti sociali e violenza politica degli anni Settanta. È giornalista pubblicista e collabora con riviste culturali occupandosi prevalentemente di cinema, letteratura e rapporto tra le arti. Ha pubblicato tra gli altri per Treccani.it – Lingua Italiana, Frammenti Rivista, Oblio – Osservatorio Bibliografico della Letteratura Otto-novecentesca (di cui è anche membro di redazione), la rivista del Premio Giovanni Comisso, Cultura&dintorni. Lavora come Ufficio stampa e media. Nel luglio 2021 ha fatto parte della giuria di Cinelido – Festival del cinema italiano dedicato al cortometraggio. Un suo racconto è stato pubblicato in “Costola sarà lei!”, antologia edita da Il Poligrafo (2021).

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