fbpx
Placeholder Photo

Nella giungla delle Unioni Civili: cosa prevede il nuovo ddl e quando verrà approvato?

9 minuti di lettura

Unioni civili: un traguardo per molti tanto atteso che sembra non arrivare mai. «Le unioni civili si faranno in primavera», «le unioni civili si faranno a settembre», «le unioni civili si faranno entro la fine dell’anno», disse Matteo Renzi. Ma delle unioni civili – ovvero la regolarizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso – ancora non c’è traccia.

Proprio in questi giorni il testo del ddl Cirinnà sull’argomento è arrivato alla sua terza – e si spera ultima – versione, ma ancora molti passi devono essere fatti affinché venga approvato. Le modifiche sono il risultato degli emendamenti accolti dalla Commissione di Giustizia al Senato negli scorsi mesi, compromessi trovati accogliendo le obiezioni dei centrisi di Ap-NCD.

La prima modifica consiste nella definizione stessa delle unioni civili, chiamate «specifica formazione sociale», così da allontanarle ulteriormente dal matrimonio. L’espressione si rifà infatti all’articolo 2 della Costituzione, che garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, e non al 29, che regola la famiglia. Questo titolo bizzarro ha scatenato commenti ironici su Facebook, come «Quattro formazioni sociali specifiche e un funerale» o «La formazione sociale specifica del mio migliore amico», proprio a sottolineare l’assurdità di una definizione del genere. È stato poi eliminato il riferimento a un registro delle unioni presente nell’articolo 1, mentre nell’articolo 3, che riguarda gli obblighi tra coniugi, è stata tolta la parola “famiglia”.

Eliminati anche molti dei riferimenti diretti agli articoli del Codice Civile che disciplinano il matrimonio, come quelli sulla tutela dei figli, completamente scomparsa nella nuova versione. Il rapporto genitori-figli nel Codice Civile è regolato dall’articolo 147, che recita: «Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni». Nel ddl Cirinnà invece il tema non viene affrontato, pur trattandosi di una questione che andrebbe considerata profondamente in quanto una famiglia – anche se questo nome terribile non lo si vuole pronunciare – è spesso formata da genitori e figli, qualsiasi sia il loro orientamento sessuale. Per quanto riguarda la prole, rimane soltanto l’articolo 5 del ddl Cirinnà, dove viene prevista la stepchild adoption, ovvero la possibilità che un coniuge adotti il figlio del proprio compagno (o compagna). Anche se, si mormora, l’adozione verrà trasformata in semplice affido. Che sia una cosa o l’altra, i senatori dell’Ncd protestano, temendo che si possa giungere alla pratica dell’utero in affitto.

È stata introdotta poi la copertura economica che dovrebbe garantire la pensione di reversibilità: come spiega un articolo de l’Espresso «Le spese, a partire dai 3,7 milioni necessari per il 2016 fino ai 22,7 milioni annui previsti a partire dal 2025, saranno coperte per una parte dal Fondo per interventi strutturali di politica economica, e l’altra dai Fondi di riserva e speciali del Ministero dell’Economia».

Per quanto riguarda poi un eventuale cambio di sesso, questa condizione annullerebbe l’unione civile, mentre in caso di una coppia etero regolarmente sposata, il cambio di sesso “declasserebbe” il matrimonio a semplice unione civile. Uno clausola che è stata criticata in quanto ritenuta poco equa nei confronti delle persone transgender.

Inoltre, se il ddl Cirinnà fosse approvato, la sua efficacia sarebbe immediata, ma il governo avrebbe la possibilità di modificarlo fino al 2018, così da «armonizzare la nuova legge con l’ordinamento, ma anche in particolare per normare la registrazione delle nuove coppie e la trascrizione in Italia dei matrimoni contratti all’estero». Per far sì che un altro – o questo – governo peggiori ulteriormente le leggi sulle unioni civili abbiamo quindi due anni di tempo.

Nonostante le modifiche patteggiate col centro-destra, il senatore Ncd Maurizio Sacconi – e non solo – si oppone apertamente dichiarando che il nuovo testo «è sostanzialmente quello di prima, c`è solo qualche leggera riduzione della sovrapposizione fra unioni civili e matrimonio ma nella sostanza descrive un simil matrimonio». Peccato che lo scopo del ddl Cirinnà sia proprio quello di sopperire alla mancanza di un matrimonio egualitario che sembra ancora lontano anni luce. Evidentemente poi il concetto di famiglia non è uguale per tutti: per Forza Italia il testo delle unioni civili «Non ha alcun valore giuridico e rappresenta un ulteriore schiaffo all’istituzione familiare».

matrimoni unioni mappa
© RaiNews

Oggi – lunedì 12 ottobre – dovrebbe svolgersi un vertice a Palazzo Chigi tra Renzi e Angelino Alfano, in cui si deciderà – presumibilmente – quando occuparsi della questione (pare il 14 ottobre, secondo Monica Cirinnà), rivedendo ulteriormente il testo e cercando ulteriori negoziazioni. Il Fatto Quotidiano ha però ipotizzato che il ddl Boccaduri, sul finanziamento pubblico ai partiti, scavalcherà le unioni civili, che slitteranno per l’ennesima volta a data da definirsi. Le polemiche in ogni caso non sono finite, alcuni temono che la fretta di tutelare la «specifica formazione sociale» sia solo un astuto stratagemma per arrivare alle terribili adozioni gay. Insomma, unioni civili (forse) sì, tolleranza (ancora) no.

Qual è quindi il bilancio finale di questo nuovo testo?

Prima di tutto, ciò che in parte stupisce è che il ddl Cirinnà si occupi solo di coppie omosessuali. Pur ritenendo fondamentale la tutela delle minoranze, anche le coppie di fatto eterosessuali meriterebbero una legislazione chiara che li tuteli in caso di convivenza – e al riguardo molti comuni hanno già aperto dei registri, che però portano a ben pochi diritti. Se è vero che per una coppia etero è possibile “mettersi in regola” con il matrimonio, le casistiche sono così varie che disciplinare anche le unioni tra conviventi etero sarebbe doveroso.

Considerando comunque le coppie omosessuali, il ddl Cirinnà è sì un grande passo per l’Italia – che finalmente uscirebbe dalla lista dei (pochi) paesi rimasti a non tutelare in alcun modo le coppie dello stesso sesso – ma, così come è ora e ascoltando i commenti di molti politici, la proposta appare più come un contentino che come la volontà di dare eguali diritti alle minoranze.

unioni civili lista
Fonte: Wikipedia

Le unioni civili arrivavano nei Paesi Bassi 18 anni fa, in Francia 16 anni fa, in Belgio 15, in Germania 14, in Lussemburgo 11, e via dicendo. Forse per essere al pari coi tempi dovremmo passare direttamente al matrimonio egualitario, come il Parlamento Europeo ha già più volte chiesto. Allora sì che sarebbe uguaglianza, senza obiezioni e trattazioni.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.