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The new pope
"The new pope". Fonte: Sky tg 24

«The New Pope»: come Sorrentino ha raccontato il porno

Erotica è la dimensione che riguarda il presente di un corpo, dove esplode il desiderio di fusione con l’altro. Pornografica è invece quella dimensione erotica trasformata in ossessione di possedere quel corpo, per soddisfare le velleità del proprio io. È solo questa la differenza tra eros e porno in Sorrentino?

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10 minuti di lettura

Partire dalle parole del filosofo Emmanuel Lévinas per parlare dell’ultimo lavoro di Paolo Sorrentino appare quanto mai necessario: The New Pope, infatti, la serie Sky continuativa della precedente The Young Pope, si definisce come un tripudio di sensualità con una fortissima carica porno, permeata dall’amore non solo nei confronti del divino, che qui appare addirittura marginale, quanto invece nei confronti dell’essere umano.

La pornografia è forse ciò che affiora in ogni erotismo, come l’erotismo in ogni amore. Perdendo in questo godimento la dismisura del Desiderio, l’amore è la concupiscenza nel senso pascaliano del termine, assunzione e investimento da parte dell’io. L’io penso ricostruisce nell’amore la presenza e l’essere, l’interessamento e l’immanenza.

(Emmanuel Lévinas, 1999: 91)

La differenza tra eros e porno

Lévinas sostiene che lo sguardo pornografico è carico della dimensione dell’erotico esattamente come l’erotico riguarda la dimensione della relazione amorosa, in una concatenazione necessaria. Al centro del porno, secondo il filosofo francese, troviamo l’io, che si ricostruisce sostanzialmente nell’immanenza carnale e terrena del proprio presente. Non vi è, infatti, nessun porno possibile in assenza, perché l’assenza preclude la dimensione prototipica del porno stesso, quale la presenza fisica. E dall’erotismo il passaggio alla pornografia, ovvero allo sguardo fisso sul corpo o su un dettaglio di esso, è breve.

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Erotica è tutta la dimensione che riguarda il presente di un corpo, dove il desiderio di fusione con l’altro esplode e diventa necessario. Pornografica è invece quella dimensione erotica trasformata in ossessione visiva e sensibile di possedere quel corpo, o parte di esso, per soddisfare le velleità del proprio io, nella sua accezione egoica ed egocentrica. Nel porno, infatti, al contrario dell’erotico, non vi è spazio per l’altro, perché l’altro è semplicemente un’appendice del m-io personale bisogno di essere soddisfatto. Nell’erotico, invece, i due soggetti e le due alterità danzano insieme in una dimensione di reciproco arricchimento, con l’obiettivo di superare i confini che dividono io e altro e di creazione di un’altra dimensione.

«The New Pope», opera porno

Alla luce di questa breve e coincisa analisi, possiamo ricondurre The New Pope a un’opera porno. Perché? Perché The New Pope è il regno incontrastato dell’io, dove solo l’io regna sovrano e dove tutto viene subordinato alle sue necessità, fatte passare per necessità universali; prima che intervenga di nuovo Lenny Belardo (Jude Law) o, meglio papa Pio XIII, protagonista del precedente The Young Pope, baluardo di divina misericordia, bontà e giustizia.

John Malcovich interpreta Sir John Brannox, diventato papa Giovanni Paolo III, un esteta lord inglese, che interpreta con maestria unica la tanto umana quanto perturbante fragilità. Perturbante perché, nella sua immorale instabilità, soggioga tutto al proprio dominio, che è un dominio confuso proprio perché pornografico: non ha sguardo di insieme, non è strategico, ma volto alla soddisfazione imminente di un desiderio egoico che diventa l’unico punto fermo della vita.

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Il suo papato si manifesta in tutta la sua pornografia dal primo istante, perché altamente pornografico è il personaggio di John Brannox: concentrato completamente su sé stesso e sui suoi dolori, alla ricerca di una consolazione del tutto materiale fuori da ogni dimensione spirituale. Papa Giovanni Paolo III non crede in Dio, ma solo in se stesso e neanche più di tanto, data la sua immensa fragilità. Ha bisogno di continue conferme da parte dell’esterno e queste conferme gli arrivano nella soddisfazione carnale dei propri bisogni.

Insomma, nulla di nuovo in un mondo come quello contemporaneo, in cui la crescita della dimensione pornografica è aumentata esponenzialmente proprio a causa della fragilità umana, una fragilità che non sembra ammessa e accettata in una società che ci vuole tutti eroi, ma che poi trova sfogo nelle sue ossessioni e nell’appagamento carnale del proprio umano desiderio di riconoscimento. Niente di più facile, niente di più indolore e niente di più vero. È il porno la misura della nostra umanità. Prima ancora dell’erotico, legato, come abbiamo già detto, a una dimensione di due soggetti; il porno è l’io che si fa carne, che si dà, che si apre in una dimensione o-scena, ovvero “fuori dalla scena”, perché nella sua o-scenità non ci sono altri soggetti attanti ma c’è solo lui, l’io che regna incontrato sovrano del proprio compiacimento carnale. Come del resto, di tutti gli altri personaggi che ruotano attorno alla controversa figura di John Brannox/papa Giovanni Paolo III.

In The New Pope, infatti, nessuno avverte il bisogno di sentirsi migliore, come invece era avvenuto in The Young Pope. Nessuno sente il bisogno di redimersi e di avvicinarsi a Dio. Al contrario, tutti sentono la necessità di dare seguito alla propria dimensione pornografica, fuori da ogni scena, per esaltare il proprio io e farlo attraverso la carne.

Il sollevamento della carne

L’aurora del porno è esattamente lo scalpitare della carne nel limbo tra la morte e la vita. Il porno è il carnevale dell’esistenza. Carnevale: sollevamento della carne.

Claudia Attimonelli, Vincenzo Susca, 2016, 32

È nel sollevamento della carne che l’umano fa dimostrazione della propria intensa umanità, non vergognandosi delle sue cicatrici e ferite ma anzi, mettendole a nudo a su un palco o-sceno, ovvero fuori dalla tradizionale scena dove vengono messi in atto i buoni sentimenti e buoni propositi, concentrandosi su di esse in uno sguardo particolare e pornografico, che ne mostra per l’appunto tutta la grottesca bellezza.

E così Sofia Dubois (Cecile De France), capo marketing del Vaticano, rivela il suo corpo perfetto in scene in cui si dà completamente a un marito che conosciamo solo in questa serie, che intanto ne tradisce la sconfinata bellezza e intelligenza con una ragazzina minorenne accompagnato dal Cardinal Spalletta, viscido e lascivo personaggio pronto addirittura a ricattare il papa.

Ester (Ludivine Sagnier) ha perso tutto dopo l’abbandono del marito e ora, da sola, deve pensare a suo figlio Pio. Ester è fragile e non dimostra mai il contrario, ma accetta di buon grado la fallibilità e decide di donare il proprio corpo ad un ragazzo disabile di una ricca famiglia romana, come unico mezzo di sostentamento per sé e il proprio bambino. Un corpo posto lì non come oggetto per il godimento di un altro, bensì come oggetto per la propria sopravvivenza e paradossalmente per il proprio godimento, dato che Ester scopre se stessa proprio in quegli atti di voluttuosità perversa con un ragazzo diversamente abile.

Intanto, sulla scena di questa o-scenità perpetrata, scopriamo cardinali e uomini di potere a letto con fanciulle minorenni, altri che hanno relazioni fra di loro, suore che rivendicano i propri diritti come delle attiviste femministe degli anni Settanta e una di loro che rimane perfino incinta, riempiendo il proprio corpo di un irresistibile istinto alla vita.

Osceni, dannatamente e meravigliosamente osceni, tutti fuori da una scena salvifica e misericordiosa nel pornografico ricongiungimento con il sé, con il proprio io, che si rivela sostanziale ed essenziale per una conoscenza totale di sé.

Lenny Belardo, papa Pio XIII, arriva, certo, con l’intento di salvare tutti. Ma Sorrentino rivela che, l’essere umano di certo non può salvarsi da se stesso, e che attraverso uno sguardo pornografico può solo ritrovarsi e riscoprirsi sicuramente peggiore di come si era pensato. Ma per lo meno più reale.

 


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Anto D'Eri Viesti

A proud millennial. Dopo il dottorato in semiotica e gender studies decide di dedicarsi solo alle sue passioni, la comunicazione e la scrittura.
Copywriter e social media manager.
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