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Frida
Frida Kahlo

Non rendiamo Frida Kahlo l’icona mainstream che non avrebbe voluto essere

5 minuti di lettura

In principio fu Marilyn Monroe, scaraventata in ogni dove come icona di femminilità e bellezza. Venere bionda, il suo viso è diventato lo stendardo del divismo e della leggenda, a prescindere, spesso, dalla sua attività artistica e lavorativa.

Poi fu il turno di Audrey Hepburn, cristallizzata in un perpetuo Colazione da Tiffany: viso da cerbiatta, sorriso spontaneo e capelli raccolti. La sua immagine si è imposta come emblema di eleganza e stile, riproposta a non finire su magliette, poster, in pubblicità di auto. E di lei è rimasto solo quel breve momento in cui, con un tubino nero, mangia un cornetto di fronte alle vetrine di Tiffany con aria malinconica, momento che ha offuscato i suoi altri film, il suo invecchiare con la dignità dei suoi anni, il suo impegno umanitario.

Frida
Frida Kahlo, portrait

Da qualche anno, però, le icone stanno cambiando, scivolando lentamente dal mondo del cinema a quello dell’arte. Le dive hollywoodiane, pur mantenendo inalterato il loro primato, stanno facendo spazio a immagini che vengono da un mondo, in apparenza, più indipendente e libero.

Così Frida Kahlo si è imposta con la sua immagine di donna indipendente, di artista libera, priva di preconcetti e idee standardizzate di bellezza.

Frida
fonte: huffingtonpost

Il suo volto è iniziato a comparire a macchia di leopardo su t-shirt, borse, diari. Dopo anni di semi-dimenticanza, il suo nome ha trovato nuova gloria: dopo il bellissimo film Frida del 2002, il suo nome è tornato alla ribalta. Si parla di Frida Kahlo ovunque: a lei sono stati dedicati monologhi (come il sentito Viva la Vida! di Pino Cacucci, edito da Feltrinelli), spettacoli teatrali, linee di prodotti. Anche la popstar Madonna, in un’intervista condotta da Fabio Fazio, ha dichiarato che Frida Kahlo è, per lei, un’icona.

È certo positivo che, attraverso un’operazione di diffusione di massa, una figura di grande spessore artistico esca dalla sua nicchia fino a farsi conoscere anche dalle nuove generazioni. Ma è sbagliato portare l’identità di qualcuno a separarsi lentamente dalla realtà storica, appiattendo un numero infinito di sfumature in una dimensione cromatica assai limitata. Così, di Frida, viene amplificato il femminismo, illustrando la sua immagine di donna indipendente e forte, mentre resta spesso nel dimenticatoio la sua dipendenza affettiva dal marito.

Allo stesso modo vengono amplificate la sua bisessualità e il suo carattere rivoluzionario: Frida diventa l’icona lesbo che non è mai stata, andando ben oltre la sua espressione libera della sessualità, del corpo, della libertà individuale.

Frida
Frida Kahlo, portrait (fonte: Tate Modern Museum)

Di lei si riproduce il viso, le sopracciglia unite, il volto un po’ asimmetrico, ma vengono trascurati i suoi dipinti, i suoi scritti, le sue verità.

La sua arte, come la sua storia, corre il rischio di annichilirsi all’interno di uno spazio commercialmente più potente, fatto della sua sola immagine, riprodotta mille e più volte, che si limita a riportare tutto quello che di lei è solo un dettaglio ingigantito, lasciando fuori gli ampi silenzi che l’hanno resa una delle artiste più importanti del XX secolo.

Frida
(fonte: artefeed.com)

Lei, emblema dell’anti-conformismo, portata come il simbolo di un brand famoso esibito con orgoglio rappresenta un fallimento della diffusione culturale che i potenti mezzi contemporanei ci consentono di attuare.

Perciò, se davvero ammirate Frida Kahlo, perdetevi di fronte a un suo dipinto, nutritevi della sua vita senza soffermarvi solo su un dettaglio piuttosto che su un altro, e non portate riprodotte su un accessorio costoso quelle sopracciglia unite, diventate un marchio di fabbrica, ma fatele vostre cercando di non conformare le peculiarità agli standard comunemente imposti. Solo così, di Frida, avrete onorato la sua libertà e la sua verità.

Gianluca Grimaldi

 

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Redazione

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