La danza surrealista dei Peeping Tom in «A Louer»

Un salotto che si deforma, corpi che sfuggono alla logica, immagini sospese tra realtà e incubo. Uno spettacolo che trascina in un viaggio di voyeurismo e vertigine.
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I Peeping Tom sono una compagnia belga di teatro danza fondata da Gabriela CarrizoFranck Chartier. La compagnia negli anni ha sviluppato una poetica molto ben definita e perfettamente riconoscibile.

Tra sogno e iperrealtà

La poetica sopramenzionata è caratterizzata da ambientazioni iperrealistiche come ad esempio un giardino, un salotto, una cantina, che però diventano teatro di immagini oniriche. Così dice il sito della compagnia:

The creators then break open this realism. They create an unstable universe that defies the logic of time, space and mood. You become the witness – or rather, the voyeur? – of what usually remains hidden and unsaid. Isolation leads to an unconscious world of nightmares, fears and desires, which the creators deftly use to shed light on the dark side of a character or a community. The huis clos of family situations remains for Peeping Tom a major source of creativity. Presented using a rich imagery, a fascinating battle arises against one’s environment and against oneself.1

Dal sito della compagnia

Questa situazione quotidiana diventa quindi la base scenografica per la creazione di immagini molto potenti dal carattere onirico e simbolico. Per rendere chiaro questo approccio alla narrazione per immagini parliamo dello spettacolo A Louer.

«A Louer», in vendita

Il titolo francese può essere tradotto anche come «In affitto» e «a pagamento», l’ambivalenza del termine rispecchia perfettamente ciò che si vede in scena. Immagini oniriche si susseguono una dopo l’altra facendo intuire cosa stia accadendo nella plausibile trama, ma allo stesso tempo sembrano sempre alludere a qualcos’altro.

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La scena si apre su una grande sala, probabilmente d’albergo, dove un inserviente prepara la sala. Fin da subito iniziano le anomalie: l’alta lampada accanto al pianoforte si accende e si spegne seguendo il suo movimento. Il movimento dell’uomo diventa poi la cosa bizzarra, egli si sposta in modo sincopato, robotico, poi sembra che le gambe si muovino per loro volontà, distaccate dalla parte superiore del corpo. Il danzatore nella naturalezza mostra grande virtuosismo.

Sinergia

Dopo il primo personaggio, sempre più persone iniziano ad abitare la scena, in particolare la padrona della sala e una cantante lirica. La prima guida un gruppo di persone in visita, non ci è perfettamente chiaro se sia per vendere l’edificio o per semplicemente mostrarne la bellezza. La cantante prende poi il centro della scena per eseguire un’aria, introducendo un nuovo linguaggio all’interno dello spettacolo. Il coro esce poi con lei come un gruppo di melomani in cerca di un autografo.

Ciò che più si apprezza del teatrodanza è che l’unione di molti linguaggi non risulta in un lavoro complesso da leggere, bensì in un racconto per immagini che offre sia una trama chiara che moltissimi rimandi che lo spettatore può interpretare in base alla sua sensibilità.

Mondo interno e mondo esterno

Man mano che si guarda lo spettacolo si riconoscono i momenti della realtà e i momenti che appartengono al mondo interiore dei personaggi; questi sono i momenti in cui la danza si fa più astratta, convulsa, virtuosistica e potremmo dire «deforme». Agli interpreti è infatti richiesto di lavorare con appoggi complessi, con forme corporee articolate, utilizzando i costumi come vere e proprie estensioni del loro corpo.

Con poche parole il pubblico può intuire una trama, ma non sapremo mai se quella trama è davvero reale o meno, i Peeping Tom creano una perfetta dimensione di voyeurismo in cui chi sbircia (significato del verbo to peep) non avrà mai il quadro completo esplicitato, ma sempre la versione di ciò che vede e sente in quel preciso momento.

Foto di Herman Sorgeloos
Fonte: PeepingTomDance su X

Lasciarsi trasportare

A Louer è uno spettacolo visivamente attraente: lunghi tendaggi rossi occupano tutti i lati del palcoscenico, un pianoforte che sarà suonato nelle immagini conclusive della storia, piastrelle bianche e nere creano una dimensione da dipinto surrealista. Le musiche veicolano anch’esse dei messaggi, a volte sono piacevoli, altre volte sono suoni distorti a creare un’atmosfera da incubo.

Il pubblico è accompagnato attraverso la storia fino al suo culmine più incredibile in cui tutti i personaggi sono coinvolti in un gran movimento corale in cui vengono spostati tutti gli arredi, la padrona di casa si muove lentamente in mezzo a loro, quasi fuori dal tempo, e il maggiordomo si dimena a terra finché la la sua superiore non gli propone di sedersi. L’uomo si siede e piano sprofonda nella poltrona, quella stessa poltrona di cui aveva parlato il compagno della cantante lirica quando ha detto «I’m here for the chair». A questo punto lo spettacolo finisce.

Forse che la poltrona era il vero centro nevralgico della storia? O forse il motore della storia era che il cameriere non si fosse mai seduto fino a quel momento? Non lo sapremo mai, la risposta potrebbe anche essere nessuna delle due, o entrambe; così ci lasciano i Peeping Tom: curiosi di capire cosa si cela di assurdo dietro la nostra quotidianità.

  1. «I creatori quindi rompono questo realismo. Creano un universo instabile che definisce le logiche del tempo, spazio e dello stato delle cose. Tu diventi il testimone – o forse il voyeur? – di ciò che di solito rimane nascosto e non detto. L’isolamento porta a un mondo inconscio di incubi, paure e desideri, che i creatori abilmente usano per proiettare luce sul lato oscuro di un personaggio o di una comunità. La huis clos (lett. la porta chiusa nda) di una situazione famigliare rimane per i Peeping Tom la maggiore fonte di ispirazione. Presentata con una ricca immaginazione, si scatena una battaglia affascinante contro il proprio ambiente e contro se stessi» ↩︎

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Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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