Pier Paolo Pasolini occupa un posto unico nella cultura italiana del Novecento. Un intellettuale militante che ha saputo spaziare dalla scrittura di romanzi, poesie e articoli, fino al mondo del cinema. Anche se è meno conosciuta, degna di nota è anche la sua produzione drammaturgica, che opera una rivoluzione radicale della scena teatrale. La crisi della civiltà moderna, che trova spesso spazio nei suoi romanzi, in queste opere teatrali viene espressa in modo originale e disincantato.
Colui che vi parla è l'ombra di Sofocle.
Sono qui arbitrariamente destinato a inaugurare
un linguaggio troppo difficile e troppo facile:
difficile per gli spettatori di una società
in un pessimo momento della sua storia,
facile per i pochi lettori di poesia.
Ci dovrete fare l'orecchio.
Basta. Quanto al resto,
seguirete come potrete le vicende un po' indecenti
di questa tragedia che finisce ma non comincia -
fino al momento in cui riapparirà la mia ombra.
A quel momento le cose cambieranno;
e questi versi avranno una loro grazia,
dovuta, stavolta, a una certa loro oggettività.
(Affabulazione, Pier Paolo Pasolini)
Il teatro come spazio di scontro e rivelazione
Per Pasolini come per altri autori di teatro questo non è un semplice luogo di funzione, ma un luogo di rappresentazione dello scontro che può portare a galla verità nascoste. Nei suoi film Pasolini approfondisce sempre la tensione tra il sacro e il profano, al punto che molti suoi lavori fecero scandalo. In testi Orgia, Porcile, ma anche Pilade a Calderón, Pasolini riflette sulla società, dominata dal consumismo e dall’omologazione, in maniera del tutto originale.
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Uno degli aspetti più caratteristici del teatro pasoliniano è la sua ricerca linguistica.