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Da passione a mestiere: intervista
ad Alessandro Beltrame, autore
e videoperatore di documentari

20 minuti di lettura

«Certe cose è meglio raccontarle dalla fine, quando tutto si cristallizza e le molteplici scelte della vita diventano chiare e mostrano il filo sottile che hanno in comune».
Alessandro Beltrame

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Progetto Run Iceland – Costa Meridionale, Islanda

«Che cos’è per te un’opera d’arte?
Cultura, storia, patrimonio, ovvio.
Ma un’opera d’arte sa anche farti battere il cuore?
Abbiamo tentato un esperimento…»

Con queste parole inizia il video Magnificat, progetto di Kalatà – Progetti per fare cultura – una delle prime imprese sociali italiane attive nell’ambito dei beni e delle iniziative culturali –, dedicato al Santuario Regina Montis Regalis di Vicoforte (CN), maestoso complesso architettonico, capolavoro del Barocco piemontese, che vanta la cupola ellittica più grande del mondo, la quinta cupola al mondo per dimensioni – dopo San Pietro e il Pantheon a Roma, la cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, il mausoleo Gol Gumbaz in India –, oltre 6.000 metri quadrati di affresco. Il progetto vuol far vivere «un’esperienza unica nel cuore dell’opera d’arte», consentendo l’accessibilità della cupola al pubblico in piena sicurezza mediante due tipi di percorsi: uno breve e più agevole, con 130 gradini che portano ad un’altezza di 23 metri, da cui si gode una suggestiva visuale sull’interno del Santuario; l’altro è decisamente più mozzafiato, consente di raggiungere la sommità dell’edificio, all’altezza di 75 metri del cupolino, tramite 266 gradini. L’esperimento proposto nel video di Kalatà, che vi invitiamo a vedere fino alla fine, è volto a capire come il cuore dei visitatori, “cuore” nel senso più fisico del termine, possa reagire alla vista dell’opera d’arte, alla possibilità di toccare con mano gli affreschi solitamente visibili solo dal basso, senza coglierne i particolari.

Progetto Magnificat, vista fish-eye dalla balconata più alta - Santuario di Vicoforte, Mondovì
Progetto Magnificat, vista fish-eye dalla balconata più alta – Santuario di Vicoforte, Mondovì

Magnificat ha avuto molto successo, anche grazie alla presentazione dell’iniziativa all’Expo 2015 di Milano, con il ragguardevole numero di quasi 23.000 visitatori il primo anno, e la prossima stagione di visite e di “ascensioni” comincerà il 23 aprile 2016.

Spinti dal potere evocativo del video promozionale per Kalatà, abbiamo incontrato colui che lo ha realizzato, il titolare dello studio di produzione AGB Video di Cairo Montenotte (SV): Alessandro Beltrame.

Progetto Jel Tegermen - Couloir verso la vetta - Catena del Tien Shan, Kyrgyzstan
Progetto Jel Tegermen – Couloir verso la vetta – Catena del Tien Shan, Kyrgyzstan

Grazie Alessandro per la tua disponibilità. Ti sei specializzato in produzioni video in ambiente outdoor, anche grazie alle tue tante passioni sportive: alpinismo, arrampicata su roccia e ghiaccio, sci alpino, speleologia, subacquea, trekking, mountain bike. Come ti sei trovato a realizzare questo speciale video in un contesto così diverso, nel cuore di uno straordinario gioiello architettonico?

L’idea del fatto che l’arte faccia battere il cuore è stata una genialata del mio amico Nicola Facciotto, titolare di Kalatà. Sono convinto che questi progetti – e intendo la capacità di valorizzare il territorio ed i suoi capolavori – siano l’unica via d’uscita sostenibile per il popolo italiano in questo periodo storico. Di conseguenza, quando qualcuno si muove in questa direzione, cerco di dire la mia per migliorare queste iniziative, per amplificarne la divulgazione, sempre con molto entusiasmo.

In questo caso specifico, l’abitudine a muovermi su corde e in verticalità ha aiutato molto la realizzazione. Queste emozioni del vuoto, insieme a quelle legate alla bellezza del Santuario, le possono vivere tutti ed in sicurezza con il progetto Magnificat, da non perdere davvero.

Le tue passioni le abbiamo già elencate, ma quando è nata quella per la videocamera e quando hai capito che questa poteva essere la tua strada?

Non l’ho ancora capito. Ho sempre voglia di cambiare. Ma mi piace pensare che siamo dotati solo di una cosa importante. Chiamiamola “anima”, solo per avere un termine che racchiude testa, gambe, cuore, nella propria essenza, non in senso fisico. Quindi questa ci permette di pensare, emozionarci, agire e a volte di riuscire a far emozionare chi ci sta a sentire… tutto il resto sono strumenti.

Ecco perché la telecamera, come la penna, la macchina fotografica, lo smartphone, sono modi per far emozionare, intercambiabili, sovrapponibili, complementari, assolutamente non necessari e comunque sostituibili.

Progetto Donnavventura - Bambini curiosi, pilota drone contento - Isole San Blas, Panama
Progetto Donnavventura – Bambini curiosi, pilota drone contento – Isole San Blas, Panama

In quale modo riesci a trasferire la tua esperienza di sport estremi nel tuo lavoro? Ti capita di realizzare riprese in ambienti particolari e in condizioni eccezionali e rischiose?

La risposta è sì. Ma credimi è tutto molto relativo. Ci si abitua a tutto, anche ad avere un margine di errore minimo, quindi allo stress, all’ansia di prendere una decisione che può causarti la perdita di tutto. È persino troppo facile, spesso in quelle situazioni hai solo da pensare, per dare un numero simbolico, a cinque cose essenziali, una di queste è sopravvivere, lo so, ma sono solo cinque.

Nella vita quotidiana hai da pensare a 50 cose, puoi anche sbagliarle tutte e rimani vivo, ma sono comunque tante e piene di variabili. Sinceramente a me stressa molto di più la seconda situazione. In entrambi i casi, il rimanere in equilibrio è la chiave, se posso dare un consiglio.

Io cerco di non perdere mai di vista la vita reale. Per farti un esempio stupido, in questa settimana ho cambiato delle cose in casa mia e ho avuto la necessità di dare il bianco e ristrutturare alcuni muri. La prima cosa che ho pensato è stato di chiamare qualcuno che facesse il lavoro, ma poi mi sono detto: «Sarò capace di farlo io? D’altronde gestisco uomini, decisioni, problematiche in ambienti non convenzionali, possibile che abbia difficoltà in una cosa del genere?» Allora mi ci sono messo e l’ho fatto da zero, con risultati discreti e la cosa mi ha dato molta soddisfazione.

Vedi come tutto è relativo? Anche qui ero in equilibrio, sulla scala però.

Progetto Donnavventura - Uomo rana in risalita - Isole San Blas, Panama
Progetto Donnavventura – Uomo rana in risalita – Isole San Blas, Panama

È riduttivo pensare che tu sia soltanto un cameraman. Sei stato operatore e co-autore di alcuni documentari per National Geographic USA e Italia. Hai al tuo attivo oltre 150 produzioni, per conto di enti, televisioni nazionali ed internazionali (Rai, Mediaset, Sky, BBC) e spedizioni che ti hanno portato in giro per il mondo: dall’Europa alle Americhe, dall’Australia all’Asia, dall’Africa fino all’Antartide. Qual è stata la tua ultima avventura?

L’ultima degna di insegnarmi qualcosa è un progetto negli Stati Uniti per un’associazione No Profit inerente il problema dell’ADHD (iperattività e deficit di attenzione) dei bambini. A parte il lavoro in sé, che comunque non è stato e non è immediato, anche per le sfumature di comprensione della lingua, non sempre scontate sui temi delicati come la malattia, i bambini, il dolore, l’approccio medico, eccetera.

Le difficoltà e gli insegnamenti più importanti sono stati nell’interfacciarsi con un modo di ragionare completamente diverso dal nostro. Stiamo parlando di un popolo super evoluto, forse più di noi, e non di una tribù della Nuova Guinea, ma nel momento in cui si entra in maniera molto profonda nella dialettica e nel ragionamento, perché vanno elaborati dei concetti di comunicazione, di stile, di approccio sociale che devono avere appeal e successo, allora vengono fuori le diversità più profonde.

Sarebbe un discorso lungo, ma basti pensare che una qualsiasi domanda che un ipotetico bambino di 5 anni fa alla mamma, quindi la frase “Why Mum?”, che nella mia idea era la cosa più primordiale e intima dell’umanità in genere, ebbene NON è politically correct e non si può usare.

Quindi tutto da rifare, Mr. Beltrame.

Come affronti ogni nuovo viaggio? Ti documenti prima della partenza?

Le prime esperienze le lasciavo molto a cosa trovavo, partivo a poco più di zero. Ora invece no, l’approccio al lavoro è molto cambiato, forse ho imparato e cerco di partire con un buon margine di argomenti e chiavi di lettura che poi verifico ed eventualmente modifico sul campo.

Per darti un’idea numerica, parto con il 70% di cose acquisite e lascio un 40% all’improvvisazione.

Se ti sei accorta che 70+40 non fa 100, è per farti capire come devi essere brava ad improvvisare sempre. Scusa queste scemenze, ma mi piacciono. I seriosi mi annoiano da matti e spero di non esserlo.

Progetto Aconcagua, logistica ascensione Mercedario (6770) con Nico Valsesia - Barreal, Argentina
Progetto Aconcagua, logistica ascensione Mercedario (6770) con Nico Valsesia – Barreal, Argentina

Assolutamente no! Tra le tante attrezzature e tecnologie di cui disponi per il tuo lavoro, ci sono anche i droni. In quali occasioni li usi e quali sono le problematiche legate al loro utilizzo?

I droni sono stata un’ottima opportunità.

Creativamente parlando, perché puoi mettere la telecamera nello spazio dove vuoi. Lo facevi anche prima, ma a 40 Euro al minuto noleggiando un elicottero. Io lo uso praticamente in tutti i miei progetti.

Commercialmente parlando, perché sono stati (ora non più di tanto) una cosa nuova e hanno aperto opportunità lavorative. Ho letto da qualche parte che il pilota di droni sarà uno dei mestieri più richiesti nei prossimi anni.

Progetto Donnavventura - Selfie Aereo - Isole San Blas, Panama
Progetto Donnavventura – Selfie Aereo – Isole San Blas, Panama

Le problematiche relative al suo utilizzo, come quando i primi uomini iniziavano a volare sugli aerei, sono di normative, di autorizzazioni e soprattutto di sicurezza.

L’ENAC in Italia è un po’ fumosa, ma facendo i corsi capisci la terminologia e soprattutto il ragionamento che c’è dietro le varie procedure. È un po’ all’italiana, un po’ burocratica ma tutto sommato la condivido.

Per darti un’idea, in USA, che è il paese dove sono arrivati prima, non è meglio, forse la procedura è più snella, ma non più facile. Puoi comprarti una pistola molto più facilmente che essere in regola a far volare un drone giocattolo.

Hai avuto modo di conoscere luoghi diversi e nuove culture molto lontane da noi, non solo geograficamente. Ti è mai capitato di farti dei preconcetti su questi mondi e poi arrivare là, sul posto, e scoprirli completamente differenti?

Qui la risposta è facile. No, mai.

È un po’ forte, ma credimi non mi farei preconcetti nemmeno in un campo di addestramento dell’ISIS.

La apro e la chiudo in un attimo, ma penso che se qualcuno manda i suoi figli a farsi esplodere in giro per il mondo, cosa assolutamente orribile ovviamente, non è solo un problema di fanatismo religioso, ma di disperazione assoluta e di diabolica distribuzione delle risorse nel mondo.

Lo dico consapevole che sono dalla parte di quelli che devono dare e non avere.

Ho banalizzato in modo veramente idiota, ma è un concetto a cui tengo particolarmente.

Progetto Jel Tegermen - Bambina kirghisa curiosa e fiera - Città di At-Bashi, Naryn Region, Kyrgyzstan
Progetto Jel Tegermen – Bambina kirghisa curiosa e fiera – Città di At-Bashi, Naryn Region, Kyrgyzstan

C’è una destinazione che ancora ti manca e per la quale realizzeresti una tua produzione senza commissione, solo per il piacere di farla?

Sì. A volte ne faccio, o meglio uso altre produzioni per finanziarmi quelle per le quali penso valga la pena. Non è una destinazione particolare, ma tutti quei posti dove c’è esplorazione ed avventura, ovvero fuori dalle rotte convenzionali e dove nessuno c’è mai stato.

L’idea di tracciare una rotta, e quindi di lasciare una traccia, mi piace da matti. Venderei tutto per continuare a farlo.

Tra le tante spedizioni a cui hai partecipato, l’anno scorso hai seguito l’impresa dell’atleta piemontese Nico Valsesia in Argentina per il suo “Aconcagua 7000 Project”, per il conseguimento del record mondiale nel percorso no stop di massima pendenza al mondo bike + run, da zero a 6.963 metri. Com’è stata questa esperienza?

Nico ed io siamo partiti circa un mese prima della data ipotizzata per l’impresa, questa scelta si è rivelata molto impegnativa in termini di tempo lavorativo impiegato, ma vincente dal punto di vista allenamento, adattamento alla quota e riuscita dell’impresa.

Una montagna come l’Aconcagua non è mai da sottovalutare, ne sono testimoni incidenti mortali e persone che non sono più tornate integre fisicamente.

Inoltre, Nico Valsesia è un atleta da record del mondo, non un alpinista “normale” che prova un’impresa, quindi seguire e documentare con questi presupposti mi ha fatto prendere la cosa molto sul serio.

Mi sentivo bene e il momento era propizio ed ho accettato.

Nelle settimane precedenti il tentativo di ascensione, abbiamo scalato altre vette tra i 5.000 e i 6.500 metri, meno famose dell’Aconcagua, ma con difficoltà alpinistiche a volte maggiori, proprio perché dimenticate, sperdute e senza nessun appoggio logistico o di eventuali soccorsi.

Durante le sere passate nei rifugi prima delle ascensioni, abbiamo avuto modo di confrontarci con i locali e chiedere informazioni sulle vie da percorrere. Quando dichiaravamo i tempi che volevamo tenere per salire e scendere dalle montagne ci prendevamo per pazzi, improvvisati e probabilmente senza una reale cognizione delle difficoltà. Poi ci si scherzava sopra e l’approccio basso profilo faceva sembrare un gioco il nostro progetto.

Progetto Aconcagua - Altimetro in vetta (6962 slm)
Progetto Aconcagua – Altimetro in vetta (6962 slm)

L’atteggiamento cambiava al ritorno dalla vetta quando condividevamo le immagini e le fotografie fatte, prova visiva delle nostre corse in quota, e dopo qualche tempo, grazie al passa parola, ci aspettavano nei vari posti offrendoci cene improvvisate e birra perché eravamo diventati Los Italianos, una piccola leggenda locale.

Poi, la scelta anche un po’ azzardata (perchè prevista 7 giorni dopo) e azzeccata della finestra meteorologica ottimale, ci ha permesso di andare e tornare dalla vetta in 22 ore, partendo dal Vigna del Mar in Cile.

La fortuna in ogni impresa copre una discreta percentuale sull’esito, in questo caso è stata maggiore del previsto sicuramente.

Prossimi viaggi e progetti?

Quest’anno ho due ambiti, quello commerciale con Sud Africa, Polinesia, Giappone, e deserto del Marocco ora ad aprile.

Quello di tracciar una rotta, per il modo in cui lo si fa, è la montagna più alta del mondo. Non pronuncio nemmeno il nome per reverenza (e per scaramanzia).

Progetto Jel Tegermen - Via dei 4 cuori, rara situazione con meteo favorevole - Kyrgyzstan
Progetto Jel Tegermen – Via dei 4 cuori, rara situazione con meteo favorevole – Kyrgyzstan

Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.

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