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Quando la principessa salva il principe: le nuove favole che fanno indignare

I racconti che travolgono gli stereotipi trovando uno spazio per la donna in società

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La principessa e il drago
La principessa e il drago, Roberti Munsch

La società sta cambiando, e di conseguenza anche le favole. Non tutti però apprezzano i cambiamenti, che siano sociali o letterari. Negli scorsi giorni, in una scuola di Massa Carrara è stata letta in classe una delle nuove favole, La principessa e il drago di Robert Munsch, in cui è la principessa l’eroina che salva il principe dal mostro, e non il contrario. La fiaba stravolge uno stereotipo vecchio secoli e secoli: quello della principessa in pericolo che, per essere salvata, deve aspettare l’arrivo del prode cavaliere. Certo si tratta di un filone molto romantico, che tuttavia non trova un vero rimando al mondo reale, dove il ruolo della donna è indubbiamente cambiato e da principessa è diventata eroina. Due genitori, sconvolti da questa fiaba definita “gender”, hanno deciso di ritirare la figlia dalla scuola pubblica e di iscriverla a un istituto privato di stampo cattolico. La scuola in cui è stata letta la fiaba “incriminata” fa parte dei 35 istituti che hanno aderito al progetto Liber* Tutt*, un’iniziativa così descritta sul sito ufficiale:

«Per il secondo anno viene proposto nel territorio della Provincia di Massa Carrara un progetto rivolto a tutti gli abitanti interessati, a partire dagli allievi delle scuole di ogni ordine e grado, sul valore delle differenze. Un progetto articolato in molte tappe e in tanti episodi, strutturato grazie a linguaggi ‘artistici’ (la prosa, la danza, l’audiovisivo) per superare, in modi non convenzionali, pregiudizi e convenzioni.»

In realtà il tema della donna che diventa eroe non è nuovo in letteratura. Fulvio Paloscia, poeta e docente, sottolinea per esempio come La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso riporti a questi temi tramite le avventure di Tancredi e Clorinda, o come il Decameron di Giovanni Boccaccio presenti la storia di Ginevra, donna che si traveste da uomo per dimostrare i suoi sentimenti per l’amato. O, ancora più antico, il mito di Achille, travestito da donna nell’Isola di Sciro, ma anche, giungendo al Novecento, À la recherche du temps perdu di Marcel Proust, in cui Albertine ha come modello un uomo, Albert Nahmias. Per non parlare di Saffo, Pier Paolo Pasolini, Sandro Penna, Umberto Saba, tutti autori che hanno messo in discussione gli stereotipi di genere ma che sono amati dal grande pubblico e studiati a scuola – pur a volte con delle censure.

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Brave-Merida

«Certo», diranno i genitori, «ma queste opere si rivolgono a un pubblico adulto, le fiabe invece vanno a minare l’innocenza del bambino». Premettendo che spesso i bambini non interpretano alcune situazioni con la malizia dei grandi, ma sono molto più tolleranti riguardo a certe tematiche, il ribaltamento di alcuni stereotipi che sono ormai troppo vecchi per la nostra società non vuole spingere i più piccoli a seguire una determinata strada, ma vuole mostrare le sfaccettature più diverse della nostra società, senza limitarsi alla donna che deve rimanere in cucina e all’uomo che deve mantenere la famiglia. Non è neppure questione di gender, una parola che ha acquisito popolarità soltanto negli ultimi anni. I racconti per bambini – sia su carta sia sullo schermo – si stavano già evolvendo tempo fa, senza suscitare tutto questo scalpore e senza intimorire nessun genitore. Pensiamo a Mulan, film Disney uscito nel 1998 che già proponeva al piccolo pubblico una donna che, travestitasi da uomo, salva la Cina e la sua famiglia. Questo filone è andato poi sviluppandosi ed è ora quello più in voga tra i film d’animazione: si può citare La principessa e il ranocchio – in cui la protagonista non vuole sposare il principe e fare la casalinga, ma aprire un ristorante; Brave – nessun principe, ma solo una ragazza coraggiosa; Frozen – niente amore romantico, ma quello tra sorelle. Per non parlare, tornando indietro nel tempo, del cartone animato Lady Oscar: oggi verrebbe vista come una pericolosa minaccia gender, ma in passato ha conquistato i cuori di molti ragazzi e ragazze.

The Sleeper and the Spindle, Neil Gaiman
The Sleeper and the Spindle, Neil Gaiman

Questo discorso non vale ovviamente solo per il grande schermo, ma anche per i libri destinati ai bambini. Vladimir Propp, indicando gli archetipi caratteristici delle fiabe russe in Morfologia della fiaba, sceglie 31 funzioni principali, tra cui compare il travestimento – senza avere necessariamente un legame con la sessualità. Un esempio molto efficace di come i ruoli di genere stiano cambiando in letteratura è poi The Sleeper and the Spindle di Neil Gaiman, una fiaba per ragazzi che trae ispirazione da Biancaneve e da La Bella addormentata. La storia narra le avventure di una principessa guerriera che salva con un bacio – assolutamente non d’amore – una regina. Molti genitori impallidirebbero gridando al gender, in realtà il libro – accompagnato da bellissime illustrazioni – insegna alle nuove generazioni che anche le principesse possono combattere per i propri sogni. Significativo anche il caso di Angela Carter e le sue moderne rivisitazioni delle fiabe, anche se il pubblico a cui si rivolgono non è composto soltanto da bambini. Per quanto riguarda la letteratura per l’infanzia più venduta negli ultimi anni, si può citare la saga di Harry Potter, in cui, oltre al protagonista, è Hermione Granger l’eroina che risolve intricate situazioni per ben sette libri; oltre ad Hunger Games, amatissimo dagli adolescenti, in cui la protagonista, Katniss Everdeen, è presentata come una vera e propria guerriera. Gli esempi sono molti e, che i genitori lo vogliano o no, continueranno a crescere.

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La letteratura – per l’infanzia e non – si sta pian piano costellando di eroi al femminile: non eroine tragiche che vanno incontro a drammatiche fini, ma donne che riescono a trovare un nuovo spazio nella società, combattendo per piccole o grandi cause e uscendone vincitrici. Non è il gender, non è nessuna lobby che vuole rendere i bambini tutti uguali, è solo insegnare la tolleranza, promuovere i sogni del singolo senza rifarsi a stereotipi ormai troppo vecchi, è educare all’immensa ricchezza della diversità che rende unici tutti noi, uomini o donne.

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