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Sacra di San Michele (Val di Susa), tutto quello che c’è da sapere

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A dominare l’imbocco della Val di Susa si erge l’imponente Sacra di San Michele – o Abbazia di San Michele della Chiusa –, monumento simbolo per eccellenza del Piemonte, complesso architettonico romanico, fondato sul finire del 900 sulla cima del Monte Pirchiriano a 960 m. slm in uno scenario davvero suggestivo. Formata da parti costruite ed ampliate nel corso di più epoche, con la sua facciata di 41 m di altezza, l’Abbazia Benedettina sorge sulla linea retta immaginaria che unisce sette monasteri dedicati all’Arcangelo, dall’Irlanda all’Israele, e si trova esattamente a metà strada tra quelli di Monte Sant’Angelo in Puglia e Mont-Saint-Michel in Normandia.

Posta sulla via Francigena, con il collegamento verso l’oltralpe, grazie ai colli del Monginevro e del Moncenisio, l’Abbazia fu importante centro religioso e culturale di interesse europeo e meta di pellegrinaggi sulla direttrice di Roma e Santiago de Compostela. Visse il suo periodo di grande fulgore fino al XII secolo, in seguito a vicende politiche perse la sua autonomia e fu posta sotto amministrazione degli abati commendatari. Nel 1629 fu quasi distrutta dai Francesi, poi seguirono due secoli di abbandono. Nel 1836, Carlo Alberto di Savoia nell’intento di riportare in auge il suo casato e la Chiesa piemontese, la affidò all’Ordine dei Rosminiani.

Tra gli elementi di maggior pregio, la Loggia dei Viretti, lo Scalone dei Morti, il Portale dello Zodiaco, l’affresco dell’Assunzione della Vergine, la Torre della Bell’Alda, le tavole del Trittico di Defendente Ferrari, illustre esponente della pittura piemontese del Cinquecento, le pale del cremonese Antonio Maria Viani, oltre alla Biblioteca che raccoglie 10.000 volumi.

Nel 1980 la Sacra di San Michele fu fonte di ispirazione per Umberto Eco e il suo Il nome della rosa. Nel 2017 la Regione Piemonte ha inoltrato la candidatura della Sacra a patrimonio UNESCO.

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Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.