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Solo la Storia salverà il mondo

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«La storia salverà il mondo». Si potrebbe svelare così, parafrasando Dostoevskij, l’antidoto per curare le sorti di questo pianeta malato, condannato ad un eterno circolo vizioso, a ripetere i paradossi e le disumanità del passato. Solo la memoria lo salverà. Già, ma chi salverà la storia?

È la senatrice a vita Liliana Segre a lanciare l’allarme, in seguito all’annuncio della soppressione del tema storico nella prima prova della Maturità 2019.

«Un esame di maturità senza la storia mi fa paura. […] Da trent’anni rendo testimonianza sulla Shoah nelle scuole, e vedo la fatica che talvolta fanno i professori per contestualizzare il mio racconto. Può capitare che nell’ultima classe delle superiori non si arrivi a svolgere l’intero programma e ci si fermi alla Grande Guerra. Invece sarebbe utile studiare i totalitarismi, i genocidi e la complessità di tutto il Secolo Breve. […] Al ministro Bussetti vorrei riuscire a dire anche questo. Non rubiamo la storia ai ragazzi. Ne hanno un immenso bisogno».

A chi ribatte, nel tentativo di assolvere il ministro, che la nuova maturità sia un adeguamento ad un decreto legislativo del 2017, bisogna ricordare come egli non abbia manifestato alcuna avversione nei confronti della misura, anzi. Ad aver convinto il Miur, un rapporto secondo cui appena il 3% degli studenti avrebbe selezionato il tema storico negli ultimi dieci anni. Risultati impressionanti che, lungi dal rappresentare un semplice dato statistico, sono la prova di una vera e propria crisi anche identitaria e di coscienza. Una mancata consapevolezza comune, in una società in cui pare non esserci più spazio per i sapere umanistici né considerazione del proprio retroterra culturale. Fermarsi a riflettere su cosa non funzioni sembra troppo complicato e dispendioso, allora meglio eliminarla subito, questa tipologia C “fuori moda”. Tanto a pochi interessa indagare cosa sappiano o non sappiano veramente gli studenti – quegli stessi studenti che non sceglievano il tema storico in quanto poco preparati – e quanto profonda e completa sia la loro formazione. Eppure il ministro rassicura: la storia non mancherà, sarà solo proposta in modo trasversale ed aleggerà su tutte le tracce come necessario elemento contestualizzante. Una replica, questa, non troppo esaustiva perché la situazione, inevitabilmente, già si produce. La storia è onnipresente, la storia è ovunque, la storia è in ogni attimo. Non possiamo sfuggirle. 

         Foto da: www.farodiroma.it

Le reazioni dell’opinione pubblica non si sono fatte attendere, sollevando un dibattito sul ruolo e sul valore della storia nell’educazione dei giovani. Un dibattito necessario, se questo valore viene messo in discussione. Perché nella società dell’immediatezza, del pensiero rapido e breve, al massimo di 280 caratteri, non c’è posto per dilungarsi, per rivolgersi al passato, che sembra così vecchio, inattuale. Invece non vi è nulla di più attuale del passato. Viviamo in un Paese di politici prestigiatori, ai quali basta uno schiocco di dita per far dimenticare di aver detto, appena prima, tutto e il contrario di tutto. Viviamo in una realtà in cui la gente non ricorda, o meglio , si ricorda solo di ciò che le fa comodo, ciò che può muovere contro gli altri. Lentamente siamo scivolati in un presente superficiale e distratto che serve idee e teorie ready-made, un presente che ha impigrito la facoltà di ragionare delle persone, annullando qualsiasi capacità di interpretazione critica del reale. Allora ecco l’importanza della storia, della conoscenza come insieme di saperi ma anche come guida, come bussola in un’epoca disorientata. Lo espone chiaramente Roberto Saviano: «Non studiare, non approfondire, significa non conoscere da dove vieni, non avere alcuna direzione e vivere all’istante. Nelle parole di Liliana Segre c’è un appello a resistere: se conosci, non ti fregano». Chi non ha memoria non ha direzione; chi non ha una direzione è perduto. A farne le spese, i maturandi. I cittadini di domani che, non conoscendo le vicende di ieri, si ritrovano a vivere con poca qualità il presente. 

 

Jennifer Marie Collavo

Nata nel '96 ma del secolo sbagliato, cresciuta in una famiglia multiculturale e multilingue. Una laurea in Conservazione e gestione dei beni culturali ed un'insopprimibile passione per tutto ciò che è antico, enigmatico e che esce dall'ordinario. Ama follemente i cipressi, Napoleone, la spumosa schiuma della birra e i viaggi on the road.

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