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Venezia, l’Ulisse di Manfredi
sbarca al Teatro Goldoni

8 minuti di lettura

il mio nome è Nessuno, l'Ulisse_foto di Tommaso Le Pera (3)VENEZIA – Mercoledì 6 aprile alle 20.30 la Stagione di Prosa 2015-2016 del Teatro Goldoni di Venezia prosegue con Il mio nome è Nessuno, l’Ulisse, spettacolo che trasforma in materia teatrale l’opera di Valerio Massimo Manfredi, scrittore, archeologo e topografo del mondo antico di fama internazionale che ha indagato la figura di Ulisse in ben due romanzi. Un mito senza età, una storia densa, tragica e intrisa di dolore, un lungo viaggio tra poesia, disperazione ed erotismo, per attraversare la vita di un uomo a cui Sebastiano Lo Monaco dà anima e corpo, nell’adattamento teatrale curato da Francesco Niccolini per la regia di Alessio Pizzech. Lo spettacolo è prodotto da Sicilia Teatro e resterà in scena fino al 10 aprile. Giovedì, al termine della replica pomeridiana (che inizia alle ore 16.00), si svolgerà l’incontro con il pubblico.

 Lo spettacolo racconta un Ulisse che non procede in linea retta: la sua strada è lunga e contorta, riparte dal suo ritorno a Itaca, dal primo incontro con Telemaco suo figlio. È a lui che racconterà – prima della grande vendetta – dieci anni di guerra e dieci di faticosissimo ritorno verso casa: come un reduce di guerra, l’ennesima guerra stupida inutile e aberrante del nostro mondo. Sebastiano Lo Monaco, con tutta la sua maestria e passione, dialoga con i molti fantasmi di questa storia, in particolare le donne e gli eroi che Ulisse/Odysseo ha incontrato sulla sua faticosissima strada. Perché molte sono le donne che ne hanno turbato la vita: Elena per prima, quindi Penelope, e poi Circe, Calypso, Nausicaa, Athena. Così come molti sono gli uomini che mai potrà dimenticare, uomini valorosi e disperati, consapevoli del loro destino di morte: Menelao, Aiace e, su tutti, Achille con l’amato Patroclo. Il risultato è una lunga, intensissima narrazione con una voce principe, quella di Sebastiano Lo Monaco, e intorno tutti quei demoni – divinità, mostri, nemici, eroi, vivi e morti, più tutti i ricordi – che ne hanno costellato il viaggio sterminato, descrivendone il destino immortale. Una sinfonia, un canto ricco di poesia, che – pur nel rispetto della tradizione aedica – trova una forma drammaturgica originale, sorprendente, perché non sarà il furbo Ulisse senza limiti ad apparire allo spettatore, ma un uomo ancora più moderno, sopravvissuto a una guerra dove ha conosciuto la paura e l’orrore, provato da dieci anni di morte e naufragi, mancati ritorni e misteriosi sussurri del desiderio.

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Il regista Alessio Pizzech precisa in una nota: «Pensando a questo spettacolo molteplici sono le immagini che mi hanno coinvolto come regista, perché tanti sono gli stimoli che una materia così viva e carica di sensi e significati mi ha trasmesso. Innanzitutto: il racconto popolare di una storia che attraversa i tempi e ci parla dell’insensatezza della guerra e delle sue follie. Qualcuno (gli Dei, il destino?) ha scelto per Ulisse; da uomo di pace si è tramutato in uomo d’armi, e questa passaggio lo ha snaturato. Il reduce torna, e lo fa anche per cercare le ragioni di tanta crudeltà. Un teatro di Pupi, di Armature (ho chiesto in questo la preziosa collaborazione di un grande artista/scenografo come Antonio Panzuto) che scendono dall’alto di una graticcia teatrale posata sulla spiaggia, prendono forma con un carattere quasi di rappresentazione popolare, antica, ancestrale. La banda di un vecchio paese siciliano accompagna e celebra questo racconto con il suo suono, con il suo rumoreggiare; celebra la festa religiosa del Teatro. Sono quattordici uomini che celebrano la morte, vittorie e sconfitte, apparizioni e ritorni delle figure di questo teatro antico. Ulisse diventa pop, diventa colui che si fa portatore di un racconto e l’attore torna ad essere aedo, portatore di una storia che insegna che si fa maestra di vita.

Affrontare così la straordinaria e immane vicenda di Ulisse, in un modo così popolare e così immediato credo sia una possibile risposta per un Teatro d’Arte. Una grande occasione per riflettere sul presente, su di un mito che sta alla radice della nostra civiltà e al tempo stesso spunto per possibili riflessioni intorno a ciò che sta accadendo sulle sponde del Mediterraneo. Ulisse è il primo uomo occidentale che vive le contraddizioni di un tempo storico e le assume su di sé: è il primo che accetta lo scontro tra anima e pensiero e porta con sé la complessità della propria umanità. Nel suo essere “Nessuno”, c’è una sospensione, una difficoltà a definirsi che credo ci debbano sempre guidare: Ulisse cerca le domande, sta nella domanda. La risposta – forse – verrà improvvisa e fulminea, e costringerà il protagonista a essere nudo, di fronte al mistero del destino».

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Calendario spettacoli

6 aprile 2016 20:30

7 aprile 2016 16:00

8 aprile 2016 20:30

9 aprile 2016 19:00

10 aprile 2016 16:00

Biglietti

Platea:         interi € 29;   ridotti € 26; giovani € 17

1° ordine:    interi € 25;   ridotti € 22; giovani € 14

2° ordine:    interi € 24;   ridotti € 21; giovani € 13

3° ordine:    interi € 18;   ridotti € 15; giovani € 10

4° ordine:    interi € 12;   ridotti € 10; giovani €  8

 

 

Info biglietteria

  • lun – ven 10.00 – 18.30
  • nei giorni di spettacolo: aperto anche il sabato dalle 10 alle 19, chiuso il giovedì pomeriggio, un’ora prima dell’inizio di ogni spettacolo (solo per acquistare biglietti della rappresentazione in corso)
  • vendita online su teatrostabileveneto.it
  • Attraverso la rete di vendita VeneziaUnica: presso i punti vendita di Piazzale Roma, Ferrovia Infopoint, Rialto linea 2, Tronchetto, Lido Santa Maria Elisabetta, Mestre, Sottomarina, Dolo; online veneziaunica.it/teatrogoldoni; prevendita telefonica tramite call center Hello Venezia 041.2424

Info teatro

041.2402014

biglietteria.teatrogoldoni@teatrostabileveneto.it

Foto di Tommaso Le Pera

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Redazione

Frammenti Rivista nasce nel 2017 come prodotto dell'associazione culturale "Il fascino degli intellettuali” con il proposito di ricucire i frammenti in cui è scissa la società d'oggi, priva di certezze e punti di riferimento. Quello di Frammenti Rivista è uno sguardo personale su un orizzonte comune, che vede nella cultura lo strumento privilegiato di emancipazione politica, sociale e intellettuale, tanto collettiva quanto individuale, nel tentativo di costruire un puzzle coerente del mondo attraverso una riflessione culturale che è fondamentalmente critica.

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