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Vogue Italia: Franca Sozzani ha cambiato il modo di comunicare la moda

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11 minuti di lettura

Nel 1988 avvengono due importanti cambiamenti all’interno dei vertici generali Vogue. Alla direzione di Vogue America sale Anne Wintour. Pochi mesi dopo, Franca Sozzani, in base alla nuova linea editoriale del magazine di scegliere giovani donne, prende il posto di Franco Sartori come Editor-in-Chief di Vogue Italia. 

E, da allora, cambia radicalmente il modo di comunicare la moda. 

Franca Sozzani, tra l’infanzia borghese e la ribellione giovanile

Franca Sozzani cresce in ambienti borghesi e altolocati, tra Mantova e Milano. Sin dalla giovane età, nasce in lei un moto di ribellione che la vede lontana dagli ambienti austeri, alla ricerca di venti innovativi e ispirazioni creative. Tra gli anni ’70 e ’80 Londra era la capitale della moda underground, fuori dagli stereotipi e dalle élite, era la nascita dei club, delle rivendicazioni sessuali e femministe. E Franca si riconobbe immediatamente in un ambiente di controcultura che non la voleva donna di società, madre, moglie, ma individuo libero, a parte, con propri ideali e propri immaginari. Erano anche gli anni delle grandi rivoluzioni nel campo della moda. Per la collezione Estate-Primavera 1967, Yves Saint Laurent fece sfilare per la prima volta le modelle con un completo – tailleur e pantalone.  

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Yves Saint-Laurent, Estate-Primavera, 1967

In questo ambiente di ferventi cambiamenti che avrebbero segnato un’epoca, Franca Sozzani fu in grado di andare oltre il semplice moto ondoso straripante che stava risucchiando tutto il nuovo mondo dell’arte. Fu lei per prima a cogliere l’importanza del messaggio trasmesso attraverso una rivista di moda – capì quanto fosse necessario parlare anche di altro, di tutto il resto, dalla società, all’arte, all’economia. Fu questa la chiave di volta per modificare dal principio un sistema fino ad allora legato all’eleganza e ad un sistema prettamente elitario. 

Il nuovo stile, Vogue Italia, luglio 1988

Il primo numero sotto la sua direzione, luglio 1988, ritraeva una donna senza agghindi e fronzoli inutili. Solo una pulita femminilità. 

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Vogue Italia, luglio-agosto 1988

Il nuovo stile si instaurava in Vogue Italia attraverso una rivendicazione dell’immagine a discapito della firma. Collaborare e lavorare accanto a grandi nomi della fotografia, primo fra tutti Steven Meisel, fu sicuramente il trampolino di lancio della carriera di Franca Sozzani.

Ma fu lei ad avere la lucidità di coniugare le questioni sociali con il mondo della moda, consapevole del fatto che identità era sinonimo di una pluralità di questioni in atto. E che, allontanarsi dall’ambito elitario, significava anche, consequenzialmente, approcciarsi alla marginalità. Ed elogiarla, al contempo, come forma unica e irripetibile.

Makeover Madness, Vogue Italia, luglio 2005

Tra i numeri che volevano parlare di moda ed essere al contempo critica sociale, ci fu Makeover Madness, iss. 659. In copertina, una modella in abiti Roberto Cavalli, si lascia accompagnare per la hall di un hotel. Le garze le incorniciano il volto a causa di un doloroso post-operatorio.

Vogue Italia, luglio 2005

Naturalmente l’intenzione non era il voler boicottare la chirurgia estetica in sé. Ma era un voler constatare un dato di fatto, ossia quella perenne ricerca di bellezza innaturale, rarefatta, che rendeva la donna, in primis, schiava e figlia di un sistema che continuava ad allontanarsi dai canoni di naturalezza per cercarne altri, artificiosi, creando al contempo la psicosi del bello, del perfetto, e dell’irraggiungibile.

A Black Issue, Vogue Italia, luglio 2008

Il numero, capostipite della stampa della moda, divenne un elogio alla bellezza multietnica. Sono trascorsi dodici anni ma la questione rimane più che attuale. La quantità di modelle di colore rispetto a quelle bianche continua ad essere in netta minoranza, sintomo di una disparità che persevera e che non tende a vacillare.

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Vogue Italia, luglio 2008

Pubblicare, per la prima volta, un numero incentrato solo su modelle di diverse etnie era un messaggio sociale di grande rilevanza. Che rendeva Franca Sozzani audace e rivoluzionaria, libera di interpretare a suo modo il mondo che la circondava. Scegliendo consapevolmente di rimanere controcorrente e, per questo, poter essere soggetta a critiche.

Ma, d’altronde, non le era mai importato.

Ho utilizzato le immagini e, qualche volta, l’ho fatto in modo molto controverso. Quando non vuoi seguire quello che chiunque altro ha già fatto e vuoi fare qualcosa di diverso, devi pagarne il prezzo, questo è sicuro.

Franca Sozzani in un’intervista per il New York Times, 2014

Belle vere, Vogue Italia, giugno 2011

Il numero esce un anno prima del Manifesto Internazionale di Vogue contro l’anoressia (giugno 2012). L’intenzione era mettere in luce la questione della moda come fautrice di un ideale di bellezza utopico.

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Vogue Italia, giugno 2011

Franca è sempre stata una fiera sostenitrice della moda sociale – onnicomprensiva e, di conseguenza, di tutti, senza distinzione di etnia, sesso e genere. Ma era anche, allo stesso medesimo tempo, parte attiva di un sistema che lottava fieramente per portare in alto il vessillo della bellezza canonica, priva di difetti, perfetta, una bellezza patinata, come quella delle copertine di Vogue.

Ma, d’altronde, Franca era carnefice e parte in causa del problema, essendo lei stessa parte di quel sistema corrotto. Per questo motivo, nel 2010, su Vogue.it, lanciò il canale V Curvy, attivo per esaltare la bellezza pluriforme e, al contempo, per combattere i disturbi legati all’alimentazione, soprattutto quelli derivanti dall’elogio dell’anoressia nel campo della moda. Consapevole che la macchina su cui viaggiava fosse fatta di incongruenze, alterità, e una serie infinita di criticità, dava voce a un problema sociale di enorme portata, che iniziava con i set fotografici e finiva sulle passerelle della Fashion Week.

Vogue Italia, Cinematic, aprile 2014

Il numero che portò un gelido vento di critiche fu iss. 763, aprile 2014. L’intero numero aveva come unico scopo quello di condannare la violenza domestica. Tema bollente, di un certo spessore, che per molti non poteva e non doveva essere trattato da una rivista di moda, per sua natura frivola e superficiale.

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Vogue Italia, aprile 2014

Steven Meisel, ispirandosi ai grandi horror, aveva immortalato scene di terrore e violenza domestica. Franca Sozzani aveva sentito la necessità – anzi, l’imperativo categorico – di giustificare questa scelta a discapito delle critiche. In quanto aveva trattato un tema solo sociale, solo politico, solo umano, che nulla aveva a che fare con la moda. Lei aveva invece deciso consapevolmente di superare quel limite invalicabile fra ciò che era possibile dire e ciò che non lo era.

Franca Sozzani voleva essere una voce fuori dal coro, calunniando il silenzio del suo ambiente che viveva di immagini fiabesche e ideali idilliaci. Era necessario un cambio di immagine drastico, onnicomprensivo, volto non a distorcere la realtà, ma anzi ad esserne parte integrante. Il che significava parlare anche – e soprattutto – dei problemi reali che affliggevano la società, anche se avveniva in una rivista che avrebbe dovuto trattare solo di trucco e vestiti. In questo, risiedeva la rivoluzione di Franca Sozzani.

Vogue Italia, febbraio 2020

Franca Sozzani è morta il 22 dicembre 2016. Il 2 settembre dello stesso anno, al 73esimo Festival del Cinema Internazionale di Venezia, fu presentato dal figlio, Francesco Carrozzini, un documentario sulla sua vita, Chaos and Creation. Un ritratto di una donna che aveva dedicato la sua vita al mondo di Vogue, al mondo della moda, contrastandolo dall’interno.

Il segno che ha lasciato nel suo mondo, quella della moda, è stato di portata epocale. E rimarrà indelebile. Emanuele Farneti, che ha preso il suo posto dopo la sua morte, è deciso a mantenere la linea che è stata la reale fortuna di Vogue.

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Vogue Italia, febbraio 2020

Il linguaggio della moda è cambiato dal 1988. L’avvento dei social network e, più di tutto, dei fashion blogger e di Instagram, ha modificato irreparabilmente il modo di comunicare, sia a livello visuale che testuale. Il sociale, il politico, l’umano ha assunto un aspetto del tutto diverso. E la fotografia, oggi come mai prima d’ora, è diventata messaggio testuale di comunicazione onnicomprensiva.

Questo Franca Sozzani l’aveva capito da tempo. Ed è stato questo a renderla innovatrice e in perenne controtendenza. Oggi Vogue continua a camminare sulle stesse tracce da lei segnate, e continua ad avere un occhio di interesse verso il sociale, in quanto tutto risulta essere sempre espressione del sociale e del politico, anche la moda come particolarissima espressione d’arte e cultura. Soprattutto la moda di oggi, che pretende di cambiare gli schemi imposti, che vuole lottare contro le discriminazioni di qualsiasi genere, che vuole essere immagine di un’epoca in perenne cambiamento, e che ha l’obbligo morale di adattarsi a tutto ciò che scorre liquidante nella società contemporanea.

Giulia Lamponi

Giulia, Bologna, studentessa di Lettere Moderne, amante della letteratura, aspirante giornalista. Ogni tanto scrivo, ma più che altro penso.