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«Amarsi», un eros tutto rinascimentale

Giulio Busi e Silvana Greco ci raccontano, tra le pagine del loro libro «Amarsi», un Rinascimento diverso da quello che siamo abituati a studiare: seducente, fatto di sguardi, gesti, e amore.

6 minuti di lettura

«Amarsi. Seduzione e desiderio nel Rinascimento». Giulio Busi – esperto di mistica ebraica e di storia rinascimentale, e professore alla Freie Universität di Berlino – e Silvana Greco – studiosa di sociologia della cultura e dell’arte, e professoressa alla Technische  Universität  di Dresda – ci mostrano un seducente Rinascimento fatto di sguardi, parole, carezze e baci che portano al culmine dell’emozione e del piacere: l’amore.

«Amarsi»: il linguaggio dell’eros

Edito da il Mulino, questo saggio alza il sipario sul desiderio di un’epoca ben precisa, il Rinascimento. Come amavano uomini e donne nell’Italia del Quattrocento e Cinquecento? Innanzitutto c’è un linguaggio ben preciso che accomuna la scoperta dell’amore, qualsiasi sia l’epoca. L’altro lo si scopre guardandosi, parlandosi, toccandosi, baciandosi e, infine, facendo l’amore. E il saggio stesso ci seduce in questo modo attraverso dipinti, versi, riflessioni che ci guidano in questo gioco erotico che parte da uno specchio e finisce con la soddisfazione di un desiderio finalmente appagato.

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Guardarsi e parlarsi

Perché uno specchio? Perché prima di guardare l’altro, il nostro sguardo è rivolto verso noi stessi, verso il nostro corpo tra pregi e difetti. Lo specchio è strumento di scoperta, di preparazione ad un incontro amoroso. Oggetto tipicamente femminile all’epoca, lo specchio è una sorta di primo amante dal momento che ci rilancia la nostra immagine, un voyeurismo stuzzicante ampiamente rappresentato nell’arte. Come ad esempio il dipinto di Tintoretto, Susanna e i vecchioni, dove il voyeurismo è ben espresso: lei assorta a rimirare la sua bellezza allo specchio mentre gli uomini, nascosti, spiano il suo privato momento dedicato a sé stessa.

Tintoretto, Susanna e i vecchioni, 1555 ca., Wien

Se lo specchio è un primo guardarsi, il gioco erotico non potrebbe continuare senza l’altro. Guardarsi significa dunque guardare anche l’amato o l’amata, anche a distanza, separati da un balcone alla Giulietta e Romeo. Parlarsi sembra a volte difficile, ma in aiuto degli amanti rinascimentali – leciti e illeciti – vengono i biglietti d’amore. Parole di seduzione, accordi per appuntamenti amorosi, gli scritti dell’amato e dell’amata sono preziosi biglietti di ingresso all’avventura, spesso da bruciare per evitare situazioni scomode, altre volte da strappare con rabbia. Leggiamo, ad esempio, le istruzioni di questo biglietto, dove è la donna regista della situazione:

Questa sera farete quello che ne la polizia [i.e. biglietto] de l’altro ieri vi disi, zoè a una hora e meza eser al Campo di San Trovaso e poner mente alla luce di le ultime finestre di sopra, poi quella vedendo venir alla porta. Altro non dico perché parleren poi. Se due hore paserano e che luce non sia, non ci serà hordine.

Sarvognan, Se mai fui vostra, cur. Farnetti, cit., p.86. nr35 [37]

Toccarsi e baciarsi

Il tatto è il senso più importante in questo gioco d’amore: se prima non cedere all’eros fatto di sguardi e parole era difficile, ma fattibile, il tocco porta ad una dimensione concreta, reale. Da un tocco della mano durante i balli che stimola un primo vero contatto, fino al tocco più esplicito. E ancora una volta uomini e donne del Rinascimento scoprono se stessi toccandosi, appunto. Lo vediamo ad esempio in Venere dormiente di Giorgione e Tiziano dove la donna dipinta è completamente abbandonata al suo piacere, incurante del fatto che noi la stiamo osservando.

Giorgione e Tiziano, Venere Dormiente, 1508-10 ca, Dresden

Ad essere rappresentati nei dipinti sono prevalentemente gli uomini e le donne dell’epoca mentre la classicità va via via attenuandosi senza però sparire del tutto: parliamo ovviamente di ninfe, satiri, déi che non si stancano mai dei loro giochi d’amore. Toccarsi dopo un bacio è inevitabile e le rappresentazioni diventano sempre più esplicite:

Bronzino, Allegoria con Venere e Cupido, 1545 ca., London National Gallery

Fare l’amore

Siamo dunque arrivati alla fine del nostro gioco, quando si è perdutamente tra le braccia dell’altro e quando tutto è lecito. Ma non si parla solo di amore romantico in questo periodo, anzi. Tra incontri in un bordello, tra partner improbabili, sia per bruttezza che per ceto sociale inferiore, tra vecchi impotenti e donne lascive, il Rinascimento ci sorprende a più riprese.

Un momento storico ricco di poesia e di scoperta, di esplorazione del corpo, tanto del proprio quanto dell’altro. Un volume completo di cui, in questa recensione, abbiamo dato solo un piccolo e fugace assaggio. Fugace come un incontro amoroso segreto. Ma se volete di più non vi resta che abbandonarvi a questa piacevolissima lettura che magari vi terrà compagnia nelle notti solitarie, in attesa dell’arrivo del vostro spasimante.

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Immagine di copertina: Tiziano, Donna allo specchio, 1515, ca., Paris, Musée du Louvre

Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

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